Mariachi El Bronx
Omonimo (ATO), 2011
La copertina è in stile hip-hop, la band è emersa facendo hardcore, ma il genere contenuto nell'album è tradizionale messicano. The Bronx rappresentano una vera anomalia del panorama musicale americano. Nascono a inizio anni zero a LA come formazione di hardcore punk/hard rock (personalmente li accosto ai primi Warrior Soul) e con questa formula pubblicano tre dischi, tutti peraltro self-titled, senza nemmeno la classica progressione espressa in numeri romani per distinguere un lavoro dall'altro.
Poi nel 2009 l'incredibile svolta. Il gruppo, capitanato dal singer Matt Caughtran, abbandona il sound elettrico e veloce per superare il confine a sud degli States ed approdare alla musica popolare messicana. La ragione sociale cambia nell'inequivocabile Mariachi El Bronx e con questa sigla la band (ri)debutta ancora una volta con un album omonimo concedendo il bis giusto quest'anno. Non si tratta però di un'operazione alla celtic-metal (dove vengono contaminati elementi di musica irlandese con il metal), ma proprio una folgorazione, un omaggio alla tradizione musicale del paese di Villa e Zapata.
Per corroborare il sound i Mariachi El Bronx sono coadiuvati da una sezione di strings e di fiati. Fatta eccezione per la scelta della lingua (l'inglese invece del castigliano), il risultato finale è coerente, credibile. I pezzi migliori sono l'opener 48 roses, una Revolution girls che sorride allo ska, il tejano Norteno lights, lo splendido strumentale mariachi che riprende il nome del combo (traccia numero sei) , le suggestive Matador e Everything dies.
Sorprendente ed evocativo.
Per corroborare il sound i Mariachi El Bronx sono coadiuvati da una sezione di strings e di fiati. Fatta eccezione per la scelta della lingua (l'inglese invece del castigliano), il risultato finale è coerente, credibile. I pezzi migliori sono l'opener 48 roses, una Revolution girls che sorride allo ska, il tejano Norteno lights, lo splendido strumentale mariachi che riprende il nome del combo (traccia numero sei) , le suggestive Matador e Everything dies.
Sorprendente ed evocativo.
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