domenica 25 luglio 2010

Sergio, you've got mail


Era finita sui giornali l'iniziativa intrapresa da Sergio Marchionne, che aveva deciso di scrivere una lettera ai dipendenti FIAT, per spiegare la posizione dell'azienda in merito al "caso Pomigliano" e più in generale alle prospettive dello stabilimento italiano (la potete leggere qui).
Il tono scelto dall'amministratore delegato era quello confidenziale/amicale, cosa che a mio avviso fa incazzare la gente che si spacca la schiena per l'impresa torinese più degli atteggiamenti autoritari.

E infatti, un operaio che l'ha ricevuta in contemporanea con la comunicazione del trasferimento della produzione della nuova monovolume FIAT in Serbia, e ha deciso di rispondere.
L'Unità ha pubblicato la sua missiva ieri in prima pagina.

Ecco il testo:


"Caro Sergio, Non posso nascondere l’emozione provata quando ho trovato la sua missiva, ho pensato fosse la comunicazione di un nuovo periodo di cassa integrazione e invece era la lettera del «padrone», anzi, chiedo scusa: la lettera di un collega. Ho scoperto che abbiamo anche una cosa in comune, siamo nati entrambi in Italia. Mi trova d’accordo quando dice che ci troviamo in una situazione molto delicata e che molte famiglie sentono di più il peso della crisi. Aggiungerei però che sono le famiglie degli operai, magari quelle monoreddito, a pagare lo scotto maggiore, non la sua famiglia. Io conosco la situazione più da vicino e, a differenza sua, ho molti amici che a causa dei licenziamenti, dei mancati rinnovi contrattuali o della cassa integrazione faticano ad arrivare a fine mese. Ma non sono certo che lei afferri realmente cosa voglia dire.

Quel che è certo è che lei ha centrato il nocciolo della questione: il momento è delicato. Quindi, che si fa? La sua risposta, mi spiace dirlo, non è quella che speravo. Lei sostiene che sia il caso di accettare «le regole del gioco» perché «non l’abbiamo scelte noi». Chissà come sarebbe il nostro mondo se anche Rosa Lee Parks, Martin Luther King, Dante Di Nanni, Nelson Mandela, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Emergency, Medici senza Frontiere e tutti i guerrieri del nonostante che tutti i giorni combattono regole ingiuste e discriminanti, avessero semplicemente chinato la testa, teorizzando che il razzismo, le dittature, la mafia o le guerre fossero semplicemente inevitabili, e che anziché combatterle sarebbe stato meglio assecondarle, adattarsi. La regola che porta al profitto diminuendo i diritti dei lavoratori è una regola ingiusta e nel mio piccolo, io continuerò a crederlo e a oppormi.
"



1 commento:

Anonimo ha detto...

La fabbrica in Serbia gliela paga l'Unione Europea!!!
:(((((((!