Da rockol una sorprendente news:
Mentre in tutto il mondo (e anche al recente New Music Seminar di New York) autorevoli esperti discutono della morte annunciata del compact disc, dall’Italia arriva un inatteso segnale in controtendenza. Nei primi sei mesi di quest’anno (dati raccolti da Deloitte per conto di FIMI) le vendite di cd sono aumentate del 9 %, fatturando quasi 50 milioni di euro contro i 45 del primo semestre 2009: non succedeva da ben 11 anni.
Mentre in tutto il mondo (e anche al recente New Music Seminar di New York) autorevoli esperti discutono della morte annunciata del compact disc, dall’Italia arriva un inatteso segnale in controtendenza. Nei primi sei mesi di quest’anno (dati raccolti da Deloitte per conto di FIMI) le vendite di cd sono aumentate del 9 %, fatturando quasi 50 milioni di euro contro i 45 del primo semestre 2009: non succedeva da ben 11 anni.
I motivi? Il calo drastico dei prezzi al consumo (soprattutto per quanto riguarda il back catalog: se qualcuno ci avesse pensato prima?), l’impatto positivo dei talent show (che hanno generato una nuova fascia di giovani acquirenti) ma anche – come conferma a Rockol il presidente di Warner Music Massimo Giuliano – la forte ripresa del repertorio italiano (53 % delle vendite, contro il 42 % dei prodotti internazionali), consumato prevalentemente nel formato “tradizionale” da un pubblico più generalista e mediamente più adulto, meno votato al file sharing pirata e al digitale legale.
Quest’ultimo continua comunque a crescere (+ 15 %), generando ricavi semestrali per 11 milioni di euro che equivalgono oggi a circa il 18 % del mercato “fisico” (rispetto al 14 % di sei mesi fa). L’incremento riguarda i download di singoli (+ 37 %) e di album (+ 24 %), lo streaming audio e video (+ 38 %) e soprattutto i servizi in abbonamento (il segmento in maggiore espansione: + 120 %), mentre ad abbassare drasticamente la media percentuale provvede il crollo delle suonerie per cellulari e dei mobile downloads in generale (- 37 %).
Grazie al saldo attivo di entrambi i settori, fisico e digitale, l’industria discografica italiana incassa un incremento del 7,7 % rispetto alle vendite del primo semestre del 2009, 67,1 milioni di euro di fatturato contro i 62,3 dell’anno scorso: risultato incoraggiante, che dovrà tuttavia essere verificato alla fine dell’ anno e a cui potrebbe non essere estraneo il confronto con un periodo, quello dell’anno scorso, caratterizzato da resi di invenduto fuori norma da parte della Sony. Il primo semestre 2010, comunque, risulta fuori tendenza anche per altri due risultati: il calo, - 13 %, degli album in vinile, nicchia di mercato che pareva destinata a consolidarsi (anche in questo caso può avere influito la redistribuzione dei “pesi” tra repertorio italiano e internazionale); e la tenuta del dvd musicale, 2,450 milioni di euro, dopo il crollo verticale riscontrato nelle ultime rilevazioni.
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