Mai comprato un disco per la copertina, per il titolo o per altri elementi che nulla hanno a che fare con la musica ivi contenuta?
Beh, io a volte sì. Di recente mi è capitato con questo Music for airports di Brian Eno, di cui ricordavo di aver letto in giro, ma che m'incuriosiva, ca va sans dire, per il tema oggetto dell'ispirazione.
Poi, certo, ha contributo anche la circostanza di trovarlo nel classico cestone del supermercato a cinque euro.
Accompagnato da un libretto piuttosto esile che spiega le ragioni dietro al concepimento dell'opera da parte dell'associazione musicale Bang on a can e che riporta i nomi dei musicisti e gli autori coinvolti (c'è anche Robert Wyatt), Music for airports è un disco di ambient music, che poco e nulla ricorda degli spazi e dei contesti associati agli aeroporti.
Non che mi aspettassi di sentire il rombo degli aerei e la puzza di carburante in odorama, intendiamoci, pensavo però incosciamente a cadenze frenetiche e ritmate, invece di musica che per banalizzare il concetto definirei spirituale, rilassante, new age, toh. Manca solo il cinguettio degli uccelletti.
Se ne deduce che probabilmente lo scopo degli autori è l'esatto contrario, cioè lavorare sull'ansia dell'ipotetico passeggero, indurre calma, sereneità, astrazione.
Posso dire che se finalità era questa, è certamente raggiunta: stamattina dopo dieci minuti di ascolto distratto (lo tenevo in sottofondo mentre facevo altro) stavo per precipitare in un'inconsapevole stato meditativo di tipo zen.
Intendiamoci, niente di nuovo o sconvolgente, questo tipo di sonorità sono state ormai ampiamente sdoganate e commercializzate, anche se nel caso di Music for Airports bisogna parlare di un opera che ha precorso i tempi (è stata incisa più di trent'anni fa, nel 1978).
Disco interessante dunque, da alternare (prima o dopo) alla caciara musicale che normalmente riempie le mie giornate.
1 commento:
secondo me l'idea che ti eri fatto di cadenze frenetiche e ritmate, deriva dalla tua personale esperienza, che tu in areoporto ci lavori.
per me che gli areoporti li ho (quasi) sempre frequentati solo per viaggiare o accompagnare chi viaggia, beh, l'associazione d'idee che mi si crea è di un luogo affascinante, ma che ti frantuma i coglioni dalla noia.
come la musica new age.
se me lo presti però lo ascolto che son curioso.
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