venerdì 29 maggio 2009

Gotcha!

A proposito di fannulloni...

This time is for real


Mi scuseranno gli amici se rompo i maroni anche qui, ma la notizia è da dare a reti unificate. Hank Williams III giunge infine in Europa!
Non solo le due complicatissime date all'interno di due megafestival, ma un vero e proprio tour che non toccherà l'Italia ma arriverà a sfiorarla.


Il 4 settembre infatti il mio country hero preferito sarà a Lucerna.
Guarda caso il 4 settembre è la vigilia del mio compleanno.
Guarda caso avevo programmato una settimana di ferie.
E pensa un pò. E' un pezzo che volevamo farci un giretto in Svizzera...

giovedì 28 maggio 2009

Anche Franceschini, nel suo piccolo...

Bene hanno fatto gli amici a consigliarmi la visione di Ballarò, recuperata ieri grazie alla replica su Raisat (prima o poi dovremmo parlare dell'importanza delle repliche).
Trasmissione epocale, con il centrodestra che schierava Bondi, quasi commovente nella sua accorata difesa al cavaliere (descritto come una persona buona, onesta e generosa con tutti), Belpietro, con il suo sorriso da ufficiale nazista stampato in faccia e Lombardo, quello del MPA in Sicilia.

Dall'altra parte il solito Franceschini, uno spettrale Pannella ed Ezio Mauro di Repubblica.
Momenti clou della serata: Bondi che definisce il rapporto tra Silvietto e Noemi "improntato alla purezza", con il conseguente mormorio divertito del pubblico e il leader PD che dopo aver assistito alle bordate di Belpietro a Mauro, si scoccia e gli fa:- si vabbeh, sei bravo, ma ricordiamoci che ti paga Berlusconi-.
Il direttore di Panorama ha perso la sua compostezza glaciale, e si è incazzato, ma si è così incazzato che non la smetteva più di gridare come un ossesso mentre Franceschini rispondeva sornione: - beh, perchè t'incazzi, mica ti ho offeso, neh -

Vi ricordate Nanni Moretti in (mi sembra) Aprile quando davanti a D'Alema che balbettava in una tribuna elettorale in tv si comportava come un ultras ? Anch'io l'altra sera ho esultato come per un gol dell'Inter, quando il segretario del PD ha messo al suo posto l'ex direttore de Il Giornale.
Che ci volete fa, ormai mi rimane solo questo, nella consapevolezza matematica che tanto queste trasmissioni non spostano nemmeno mezzo voto.

martedì 26 maggio 2009

Back in time


Ho sempre nutrito una grande simpatia per Hugh Anthony Cregg III al secolo Huey Lewis. Considerato da molti, a torto o a ragione, un'artista minore, poco più che un one hit wonder, il buon Hugh Anthony è come un'entusiasta operaio del rock, ci mette impegno e dedizione, lavora duro con il suo gruppo di affezionati colleghi, e il prodotto che sforna con moderazione da quasi sei lustri è come un modello sicuro e affidabile di auto, prodotta da una piccola casa fuori dai giri dei grandi marchi.

Come molti della mia generazione ho cominciato a conoscere Huey e i News all'epoca del primo Ritorno al futuro, grazie, all'eccezionale pop rock di The power of love, anche se già in precedenza, con I wanna a new drug (in odore di plagio a Ghostbusters, il brano) il nostro aveva fatto parlare di se. I due album che contengono queste hit, Sports e Fore, sono ottimi esempi di rock'n'soul'n'pop, con un esaltante (per il sottoscritto) utilizzo di fiati e tastiere che impastano in maniera old fashion il sound della band.

Nel 1988, dopo la botta di successo di Fore!, Huey e i suoi cambiano registro. Si tolgono jeans e stivali e si infilano shorts, hawaiane e infradito. L'album Small world aggiunge il calipso e i ritmi tropicali al sound classico della band. Old Antone e Bobo tempo spezzano con allegria la continuity con la storia musicale del gruppo, la deliziosa Stuck with you la riprende, rinfrescandola. Pur vendendo meno dei precedenti, anche Small world è un successo. L'ultimo. Con il successivo Hard at play la parabola discendente è iniziata. Four chords and several years ago segue la tendenza del precedente. Il nostro prova anche nel cinema, con risultati incerti, e solo nel 2001 torna ad incidere un album, il confortante Plan B.

L'occasione di parlare di questo mio eroe minore è l'ascolto del divertente Live at 25, uscito quattro anni fa (anche in dvd) ma recuperato solo ora.
Un disco "necessario", visto la bravura della band dal vivo, molto divertente e coinvolgente, anche se, volendo trovargli un difetto, avrebbe potuto contenere qualche pezzo in più.

Splendida la jam di quasi nove minuti di I want a new drug/Small world, il resto è praticamente un best of, con il pubblico in visibilio su Power of love, Hip to be square, Doing it all for my babe e Back in time.
Mascella squadrata e sorriso a trentadue denti, Huey è un pò il prototipo simpatico e un pò giuggiolone dell'americano in vacanza, la sua musica è onesta e senza tempo, probabilmente non è mai stata trendy. E' stata la moda musicale che, facendo il suo giro, l'ha resa attuale per qualche stagione. A lui non sembre importare un granchè (o forse sì, chi lo sa?), con cinque dischi di inediti dischi negli ottanta, due nei novanta, uno dal duemila, Huey Lewis se la prende comoda. Lui è sempre in tempo.

domenica 24 maggio 2009

Ma vah?

Ma Studio Aperto e il TG5 non ci avevano fracassato le palle per tutta l'ultima campagna elettorale?
Ma la Lega non tirava fuori di continuo dati angoscianti?
E anche il Beppe Grillo non ci faceva del populismo?
Invece pare proprio che...

"Troppe menzogne, l'indulto funziona"
In tanti sono usciti dai giri criminali

Uno studio accurato dimostra il netto calo di detenuti recidivi
In alcuni casi 9 su 10 dei beneficiari non sono rientrati in carcere

L'indulto funziona, ma nessuno ci crede. Il tasso di recidiva, dei detenuti ceh sono ricaduti nei reati, è sceso al 27 per cento contro il 68 per cento dell'epoca precedente: è il dato emerso al convegno di studi sulle politiche di prevenzione svoltosi al carcere "Due palazzi" di Padova organizzato dall'associazione Ristretti Orizzonti, che ha visto coinvolte oltre 600 persone tra operatori, studiosi e volontari del mondo carcerario. Un convegno che in alcuni momenti ha avuto come sottofondo il rumore della "battitura" delle celle fatto dai detenuti per protestare contro il sovraffollamento e che arrivava fino alla palestra del carcere.

venerdì 22 maggio 2009

Mario the man

Fa sempre molto discutere Mario Balotelli, campione dell'Inter classe 1990, nato a Palermo da genitori ghanesi e subito adottato da una famiglia italiana. Appare come una delle realtà più fulgide del calcio italiano, epperò il suo talento è sempre contrapposto al suo carattere e alla sua personalità senza compromessi.

Il calcio è un mondo strano. Tutti a lamentarsi del suo linguaggio monotono, delle sue liturgie ammuffite, ma quando qualcuno esce con i suoi comportamenti dai canoni usuali, viene aspramente criticato, i suoi atteggiament stigmatizzati.

Nei comportamenti di Mario, che possono apparire talvolta sleali o provocatori, io ci ho sempre visto tanto orgoglio, ed espressione di coraggio. Io non ho paura. Come il pugno alzato di Smith alle olimpiadi del 68, come il mantra "Ali buma Ye" per Cassius Clay. Con le dovute proporzioni, ovvio.

Finalmente ho trovato uno che la pensa come me e che in più esprime il concetto in modo di gran lunga migliore del sottoscritto. E' Modeo Sandro, dalle pagine del Corriere della Sera di martedì:


Balotelli tra jazz e riscatto sociale
Guerriero e artista L' insofferenza al razzismo simile alla protesta dei ragazzi di banlieue, i guizzi in campo improvvisazioni choc contro l' indolenza


Gli affollati blog su Balotelli dibattono molto sulle sue reazioni agli insulti razzisti e sulla sua «arroganza». I due elementi sono collegati. Da un lato, la sottocultura di curva emette, più che sentenze immorali, assurdità scientifiche: «Non ci sono negri italiani», infatti, per il semplice motivo che sul piano genetico-evolutivo «siamo tutti africani»: proveniamo tutti da ominidi vissuti proprio in Africa orientale più di 4 milioni di anni fa. Dall' altro, sono innegabili differenze fisiologiche, ambientali e culturali: quelle che determinano nei neri sia superiori prestazioni atletiche che un forte senso identitario.

Nato nel quartiere di Borgo Nuovo a Palermo da genitori ghanesi (i Barwuah) prima di essere adottato, Balotelli non può che conservare alcuni connotati profondi del suo Paese d' origine: un Paese tra i più saccheggiati dallo schiavismo e tra i più tenaci nella resistenza anticoloniale. Senza enfatizzare, è difficile non sentire in certi atteggiamenti del ragazzo interista eco lontane di quella storia, anche se declinate al presente. Nell' insofferenza al razzismo, ma anche in certe «insolenze» (il faccia a faccia con Cristiano Ronaldo), più che l' arroganza c' è un orgoglio antico, un duro impeto di riscatto sociale, lo stesso di tanti ragazzi da banlieue; e se nei suoi tratti esteriori (i lineamenti nobili e i capelli cool con geometrie in bassorilievo) si possono riconoscere quelli di un guerriero Ashanti (etnìa chiave del Ghana), certe proteste sembrano quelle di un rapper incazzato.

Più che il rap, invece, la sua sintassi in campo ha movenze jazz. Dotato di complessione scultorea (189 cm per 88 kg), è capace di unire tenuta e cambi di ritmo. Ma il suo brand è nei movimenti contromano e controtempo, sincopati e imprevedibili, emergenti di colpo da un' apparente indolenza. Da qui le difficoltà di Mourinho a integrarlo nell' ensemble: per Supermario, l' ordine di fondo (il sistema di gioco) è un canovaccio, una base ritmico-armonica su cui improvvisare assoli spesso risolutivi, che ricordano la tromba di Miles Davis o il sax di Coltrane. Speriamo di ascoltarli (di vederli) presto in nazionale: se siamo tutti africani, è ora - una volta per tutte - di avere dei neri italiani.

Going up

Sono in grado di dare l'annuncio ufficiale: la prima canzone di Springsteen apprezzata da Stefano è I'm going down (da Born in the USA). Ieri mentre lo accompagnavo all'asilo la radio l'ha mandata e lui ha esclamato: - Bella questa, la risentiamo? -
Son cose.

giovedì 21 maggio 2009

Il tal quale

Da un pò di tempo a questa parte sono diventato un fedele ascoltatore della trasmissione radiofonica Lateral, condotta dalle 8:30 alle 9:00 da Luca Bottura sulle frequenze di Radio Capital. Si tratta di una rassegna stampa (obliqua come la definisce il conduttore) satirica dei quotidiani e dei settimanali italiani.

Bottura a mio avviso è molto bravo, con alcuni picchi di assoluta eccellenza (qui trovate il suo blog collegato alla trasmissione).

Pezzo forte della trasmissione sono le rubriche fisse (la spiegazione delle vignette di Forattini, le poesie di Bondi, le cronache dalla high society del vecchio gagà Rossella), e le battute fulminanti del conduttore.

Il tormentone di questo periodo è la gara di solidarietà per Domenico Letizia, padre della Noemi più famosa d'Italia, che, nonostante tre negozi e diversi appartamenti, ha dichiarato un imponibile lordo di soli dodicimila euro .

In una delle ultime puntate Bottura faceva anche notare come l'ultima iniziativa editoriale di Libero, i fascicoli sulla vita di Berlusconi, abbia un titolo, Tale e Quale che è anche la definizione di un tipo di spazzatura, il che mi sembra fantastico.

martedì 19 maggio 2009

Apatia politica

La mia sorella maggiore è candidata sindaca, nelle liste unitarie di Rifondazione/C.I., in una cittadina in provincia di Milano. Purtroppo le possibilità che venga elette sono nulle, visto che anche lì si attende con rassegnazione l'onda lunga della destra. Venerdì scorso, per sostenere la sua candidatura e per doveri di tour elettorale, all'interno di un dibattito con i cittadini, era presente Diliberto.

Ha parlato una mezzoretta con grande capacità comunicativa, davanti ad un pubblico un pò sparuto ma adorante. Tema centrale del suo discorso, Silvio Berlusconi, con qualche frecciata al PD. Nemmeno una parola sui programmi per la città in cui era ospite , o su quelli della lista per il parlamento europeo.

C'è qualcosa che non torna, mi sono detto. Non abbiamo mica bisogno di essere convinti di quanto il cavaliere sia un'anomalia per la democrazia, e del pericolo di deriva autoritaria che stiamo vivendo, magari necessitiamo invece di essere convinti su perchè dovremmo votare una lista di sinistra piuttosto che un'altra (perchè nessuno parla della laicità come valore, per esempio?) o in qualche caso di essere addiruttura persuasi ad andare al seggio.

E' tremendamente difficile fare opposizione durante questa interminabile luna di miele degli italiani con il caimano, ovviamente me ne rendo conto, però accidenti quanto è forte la sensazione che ci stiamo mettendo tantissimo anche del nostro, che ci stiamo in qualche modo adeguando al ruolo di quelli che abbaiano alla luna, in attesa che qualcuno ci tiri una vecchia scarpa per scappare via a nasconderci.

domenica 17 maggio 2009

250 ma non li dimostra


La Guinness compie 250 anni, Auguri, anzi Slaint!

venerdì 15 maggio 2009

Oh mercy, part II

Avevo espresso qui tutto il mio sdegno per il rimpatrio dei clandestini in Libia. Meglio di me lo fa Francesco Merlo su Repubblica di oggi. Un articolo accorato e intenso, commovente ma sempre lucido, scritto dopo un reportage di Paris Match:

"Quei guanti di lattice, che servono a non toccare l'orrore, sono come il nostro pensiero, come i nostri ragionamenti sull'immigrazione-sì e l'immigrazione-no, le quote, i conteggi, i controlli, le leggi. Le guardie di finanza usano guanti di gomma e noi usiamo guanti mentali. Proprio come loro li indossiamo per non entrare in contatto con il male fisico, con la sofferenza dei corpi. Ma bastano una, due, tre foto come queste per farci scoprire la fisicità. Le guardiamo infatti senza più la mediazione della logica, ne percepiamo l'efferatezza e la bruttura. E saltano i ragionamenti, non c'è più bibliografia, spariscono i distinguo del "però questo è un problema complesso". Ecco dunque la banalissima verità che sta dietro ai nostri dibattiti, al nostro accapigliarci sull'identità e sulle frontiere: stiamo buttando fuori a calci in faccia dei poveretti che ci pregano in ginocchio stringendo le mani delle nostre guardie di finanza, mani schifate e dunque inguantate. "

CONTINUA QUI



giovedì 14 maggio 2009

Back to the stone age


La lotta delle major alla pirateria informatica, finalizzata all'acquisizione illegale di film e musica, segna diversi passi all'indietro. Dopo che, in una convention mondiale del settore si era ammessa l'inutilità delle sanzioni economiche contro gli utenti che scaricavano files attraverso il p2p, e si era valutata l'opportunità di imporre una tassa alle connessioni veloci o di trattare la musica alla stregua di un servizio di frnitura elettrica o di una pay-tv (paghi un tot al mese e scarichi ciò che vuoi, idea che è costata la poltrona di manager alla Sony a Rick Rubin) , si è rapidamente tornati all'antico. Anzi ancora più indietro.

Prima è arrivata la sentenza Danese, che ha condannato al carcere i responsabili di un noto sito di condivisione di files, e poi l'indirizzo del governo francese (multe salate e sospensione della linea internet), assediato dalle richieste delle major.

Cerchiamo di capire il problema. Cioè lasciamo perdere per una volta il solito discorso che ai tempi d'oro le major ci hanno trattato letteralmente come polli da spennare più e più volte, alla fine l'industria discografica significa anche posti di lavoro, e c'è qualcosa di ipocrita nel far finta di non vederlo. Oltre alle drastiche riduzioni di personale nelle etichette storiche e le fusioni con altre major, c'è stato il micidiale effetto domino delle chiusure dei negozi di musica, i piccoli esercizi prima e le grandi catene poi. Chi resiste è perchè ha potuto diversificare l'offerta.

E' però altresì evidente come, nel tempo, le sanzioni amminitrative o addirittura penali non abbiano sortito effetto alcuno. E' come cercare di svuotare il mare con un ditale.
Più opportuno (e intelligente, ed efficace) sarebbe far imporre dai governi, ad esempio, un euro di tassa su tutte le connessioni veloci vendute, un pò come si fa per altri settori in crisi. Vi siete mai chiesti perchè le tasse del biglietto aereo sempre più frequentemente costano più del biglietto stesso?

Certo, ci si scontrerebbe con la resistenza degli operatori del settore, ma quante connessioni veloci venderebbe Fastweb se i suoi utenti smettessero di scaricare illegalmente film e musica?

Alla fine credo che con un'azione congiunta e davvero determinata questa soluzione sarebbe praticabile. Invece si preferisce mettere alla gogna il ragazzino beccato con le mani in rete e sperare che gli altri miliardi di suoi simili si impressionino e spengano il computer.

In ultima analisi parrebbe proprio che a livello di ottusità, egoismo e ipocrisia, gli utenti abituali dei p2p stiano in buonissima compagnia.

mercoledì 13 maggio 2009

Pubblicitari di tutto il mondo...


Non che abbia mai scelto cosa votare dalla creatività della cartellonistica elettorale, però cristo santo quanto sono brutti i maifesti del PD!

Dico io, partecipate ad una tornata elettorale che nella migliore delle ipotesi perdete, e se va male vi asfaltano, che vi frega di osare un pò di più?
E' una partita persa? Uscite dalla solita sloganistica, cercate la giocata spettacolare, rompete gli schemi!

E invece... A quale target si rivolgono questi messaggi? Qualcuno può essere persuaso dallo scegliere il PD invce di altri Partiti vedendo un gruppo di persone che spinge una parola fuori dal manifesto? Boh!

Alla fine, contrariamente a molti miei amici, andrò a votare, ma che fatica...

lunedì 11 maggio 2009

A cuccia, Toby!


Una furiosa polemica politica scuote il mondo del country americano. Pensate un po’, non ci fossi io ne sareste completamente all’oscuro, e invece… Che fortuna avete, eh?

I fatti sono questi. La rivista Rolling Stone ha chiesto ad Ethan Hawke di intervistare il cantante/attore Kris Kristofferson, beniamino dell’attore (tra parentesi anch’io amo Kris, mi chiedeste come vorrei essere a 70 e rotti anni risponderei: - cazzo, come Kris Kristofferson !) , Hawke accetta con entusiasmo e un po’ di soggezione. L’articolo si apre con un flashback: anno 2003, siamo nel backstage della festa per i 75 anni del leggendario Willie Nelson. Racconta l’attore che c’erano diverse stelle di prima grandezza, che coprivano l’arco di molteplici sensibilità musicali, nel camerino insieme all’attempato countryman con le treccine : tra gli altri Ray Charles, Elvis Costello, Wycleaf Jean, Norah Jones, Kris Kristofferson.

All’epoca l’America era ancora scossa dall’undici settembre e dalle sue conseguenze, e sia Hawke che Kristofferson avevano criticato pubblicamente le strategie di Bush e gli attacchi all’Afghanistan. Ad un certo punto arriva una delle star più note del country, che proprio in quel momento andava forte con un singolo che incoraggiava le truppe USA a bombardare senza pietà i nemici degli States. Hawke non rivela il nome della star ( ad ogni modo non c'è voluto molto per scoprirlo). Questo tizio saluta tutti, poi passando vicino a Kristofferson gli sussurra: - sul palco niente cazzate di sinistra, stasera -.

Il settantenne, che non è tipo da subire in silenzio, ancorpiù da una burbetta, tra l’imbarazzo generale dei presenti, lo affronta rabbiosamente. – Cazzo dici?- La star fa per allontanarsi e lui, uomo del sud avvezzo ai ruoli da duro : - Non voltarmi le spalle ragazzo – e poi: - Hai mai indossato l’uniforme del tuo paese?- La star non risponde. Kris continua: - No, non l’hai mai fatto. Hai mai ucciso un altro essere umano? Hai mai ucciso per poi incassare lo stipendio dal Governo? No, non l’hai mai fatto. Quindi chiudi quella cazzo di bocca! –

Il pistolotto, mi rendo conto, è un po’ retorico. Ma il contesto è quello dello sputtanamento di uno dei più potenti cantanti americani, fatto davanti a colleghi e discografici. Per cui quello che perde per ridondanza, ne acquista per smerdamento ad aerografo.

Tra l’altro non è solo una questione di schieramento politico (che già basterebbe e avanzerebbe), ma anche di stile. I vecchi del country disapprovano totalmente la direzione in cui stanno portando il country molti dei giovani artisti, tutti Stetson e smancerie.
Per questo Kris chiosa con Hawke citando un suo amico recentemente scomparso: - Sai cosa ha detto Waylon Jennings dei tizi come lui? – Pausa. – Che stanno facendo alla musica country quello che i collant hanno fatto alla pratica dei ditalini - .

Il pezzo, molto lungo, tant’è che RS Italia l’ha spezzato in due, metà sulla rivista (non è stato ancora messo in rete) e l’altra sul sito, ha scosso il music biz americano (in USA il country è uno dei generi che continua a vendere a camionate), è ben presto si scopre che il cantante misterioso citato nel pezzo è Toby Keith, che dopo l’undici nove in effetti cantava robette tipo: Justice will be served / And the battle will rage / This big dog will fight / When you rattle his cage / And you’ll be sorry that you messed with / The U.S. of A. / 'Cause we'll put a boot in your ass / It's the American way (Courtesy of the red, white and blue) e ancora Those big U.S. jets came flyin one night / They dropped little bombs all over their holy land / And man you should have seen em run like rabbits, they ran (The taliban song). Immagino che questi pezzi andassero forte tra i bifolchi mandati giù a Kandhahr.


Questo ardimentoso patriota è offeso a morte dall’articolo, bestemmia e minaccia, dice che non ricorda l’episodio. Blogger e riviste del settore impazziscono manco fosse il divorzio tra Silvio e Veronica. In rete si sprecano i riassunti e le prese di posizione a difesa di uno o degli altri. In questi casi il sospetto è sempre quello della manovra pubblicitaria creata ad arte, ma nel dubbio, conoscendo il caratterino di Kritofferson, fossi nel fighetto Toby, per un pò gli starei alla larga.

Ad ogni modo mi sento di assicurare che la cosa non finirà con un duetto pacificatore...


P.S. Nel titolo ironizzo sul nome di Keith. Mi sono preso la licenza, perchè è lui stesso a farlo, come testimonia la cover dell'album qui sotto.


domenica 10 maggio 2009

MFT, maggio 09


ALBUM


Green day – 21st century breakdown
Led Zeppelin - II
Led Zeppelin - IV
Akron Family - Set em wild set em free (thanks LP )
Gang – Storie d’Italia
Gang – Le radici e le ali
Gang – Fuori dal controllo
Steve Earle – Townes
Mastodon – Crack the skye
Depeche Mode – Sound of the universe
Kris Kristofferson – This old road
Texas Tornados – The best
Lucio Dalla – Antologia
Pino Daniele – Nero a metà
Pino Daniele – Omonimo 1979
Raul Malo – Lucky
Rancid – And out comes the wolves
Jimi Hendrix – Electric ladyland
Social distortion – Best of
Fabri Fibra – Chi vuole essere Fabri Fibra?
The Pogues – Just look them... vol III
Giorgio Canali – Nostra signora della dinamite
Robbie Robertson – Omonimo 1987
Ben Harper and the Relentless 7 – White lies for dark times


LETTURE

Martin Millar, Latte solfato e Alby Starvation
Giuseppe Genna, Hitler


VISIONI

Lost, stagione 5

sabato 9 maggio 2009

Oh mercy

Certe volte non si riesce proprio a ironizzare. Il caso dei migranti prima lasciati in mare in condizioni disperate, poi accolti obtorto collo e infine rispediti in Libia, dove questi disperati hanno raccontato di essere stati sottoposti continuamente a prigionia, stupri, sevizie, torture, botte, riduzione in schiavitù, con Maroni esultante di gioia, è una vergona.

Cosa fa di Maroni una persona migliore di questa gente? La casualità che l'ha visto nascere a Varese invece che a Kigali? Come può una persona che si professa cattolico, e che quindi dovrebbe fare esercizo di compassione e carità, condannare ad un destino peggiore della morte altri esseri umani: uomini, donne e bambini? Perchè non ci sono stati appelli alla clemenza e richieste di garanzia verso Gheddafi, grande amico di Berlusconi? Per la miseria, i marinai, che come moderni Caronte li hanno condotti all'inferno, hanno provato vergogna e rabbia per essere stati costretti ad eseguire gli ordini .

Come si fa, dico io, ritenere questo atto barbaro una vittoria politica? Ma come fa la sinistra, periodicamente, a considerare la Lega un potenziale alleato ? Qui non siamo alle sparate di un cretinetti milanese, ma all'espressione di una linea di pensiero da parte dei massimi livelli di quel movimento. Ma che cazzo ci serve ancora per capire che questi sono dei razzisti fatti e finiti?

Non bastano gli appelli della Chiesa, dell'Onu e di tutti quelli che si sono indignati a fronte di questa inaudita azione del governo italiano, bisognava fare di più: impedirla. Non mi venite a dire che il Vaticano, volendo, non avrebbe potuto salvare questi miserabili, facendo leva sui numerosi interessi che ha con lo stato italiano. Lo stesso dicasi per l'Onu, la UE...

Niente. Nessuno ha mosso un dito. Nell'opinione pubblica molto più spazio al divorzio del presidente che a questa gente trattata alla stregua di merce avariata.

Frega un cazzo se mi danno del paranoico, ma se questo non è un regime, una deriva autoritaria, un governo delle banane, il nuovo fascismo, una dittatura massificata, io non so come altro chiamarlo.


venerdì 8 maggio 2009

MVB part II


Do you remember Michela Vittoria Brambilla? La lanciatissima coordinatrice dei circoli della libertà in lombardia, che prima delle ultime elezioni politiche era data per certa come ministra. Saltata la carica, i riflettori della politica sembrava non la illuminassero più, i media avevano smesso di parlare di lei night and day, era tornata a coordinare le sedi locali del PDL.

Poteva Silvio averla dimenticata?

Ma no, comunistacci che non siete altro! Silvio è uomo di buon cuore, generoso e di ottima memoria. E' di queste ore la voce che a breve la MVB entrerà nel governo come ministra della repubblica. Per la prima volta un ministro senza portafogli, ma con autoreggenti.

giovedì 7 maggio 2009

Tentazioni


Quei debosciati di Hank III & Assjack calano in Europa. Potrei sbagliare ma credo che il nipote di Hank Williams non sia mai uscito prima dagli States. Come spesso accade in questi casi, quando cioè si teme un riscontro negativo per un artista in trasferta, e per ridurre rischi e sopratutto costi, lo si inserisce all'interno di un festival.

Nel caso specifico, i festival sono due. Uno è il Pukkelpop , ad Hasslet in Belgio (80 chilometri da Bruxells, 130 da Charleroi). Tre giorni di manifestazione, il 21( giorno in cui è previsto il set di Hank) 22,23 agosto.
Cartellone imressionante: Faith no more, Krafwerk, Ting Tings, Wilco, 50 Cents, dEUS, Arctic Monkeys, Snow Patrol e una valanga di altri nomi.
Costo 75 euro al giorno o 135 per tutti e tre i giorni.

L'altro è il Lowlands , a Biddinghauzen in Olanda (un centinaio di chilometri da Amsterdam). Si svolge negli stessi giorni del Pukkelpop, qui Hank suonerà il 22 agosto. Alcuni nomi in cartellone sono in comune con l'altro festival (Faith no more, Wilco ).
Costo 150 euro al giorno o 170 servizio completo.

La tentazione di fare sta pazzia è forte, ma troppe sono le incognite, legate al costo complessivo dell'operazione: biglietto, aereo, affitto auto, hotel? ma sopratutto allo spazio che lasceranno al mio eroe (ho l'incubo che lo releghino ad un palchetto secondario per una ventina di minuti ), e infine non mi è ben chiaro se Hank proporrà il suo leggendario outlaws country o il suo cazzo di hard core metal ( in quel caso farei meglio a dare i soldi in beneficenza ).

Temporeggio in attesa di un segno rivelatore.

martedì 5 maggio 2009

Balla Vladimir, balla!

Stephanie & 3G sono un gruppo dance Georgiano (ex sovietici, non americani). Sono balzati agli onori delle cronache non tanto per il loro popettino da dance floor anni ottanta, ma perchè sono stati banditi da tutte le radio e le TV pubbliche della loro nazione e della Russia. E' stata inoltre cancellata all'improvviso la loro partecipazone all'Eurofestival che si terrà proprio in Russia. Perchè tanto accanimento? Boh! Dopotutto hanno stanno soo portando in giro una canzone dal titolo We don't wanna put in...


lunedì 4 maggio 2009

La lotta continua







Prologo:
C’è qualcosa di dannatamente sbagliato e allo stesso tempo perfettamente armonioso nella presenza dei bambini ai concerti rock. Guardando a tutte le sacre liturgie della fede del sex and drug and rnr centrano come il cavolo a merenda, ma nelle occasioni in cui mi è capitato di averli intorno, non li ho trovati così dissonanti dal contesto. Certo, non è ben chiaro se siano felici di assecondare la scelta dei loro genitori o se gli pesano tutti quei decibel che penetrano come lama rovente i loro timpani di burro. Però è bello vederli correre liberi di qua e di la, giocare a palla, piangere, ridere, sedere concentrati a fissare i musicisti o le reazioni del loro papà che a casa magari sono ingessati e invece qui perdono i freni inibitori.

Alassio (SV) è una cittadina fottutamente borghese. Gente coi soldi, vestiti firmati, macchine costose. Non spendo in una vita le cifre che qui usano per comprarsi tuta e scarpe da ginnastica per portare bambini e chiuhaua al parco. Non so davvero come possa esserci ad Alassio un circolo ARCI attivo e interessante come è il Brixton. Qui, dove domina da anni la destra e dove hanno già ribattezzato il 25 aprile “festa della libertà” e non della Liberazione d’Italia, i ragazzi del Brixton ogni anno organizzano la celebrazione con esibizioni live di gruppi schierati. Ho notato che l’anno scorso i concerti si tenevano nei giardini pubblici di fronte al comune, vicino al famoso muretto, praticamente in centro città. Probabilmente tutti quei pugni alzati e quegli slogan disturbavano le moderne coscienze di residenti e turisti, e perciò stavolta la giunta non si è fatta fregare e ha spostato i concerti nel più tranquillo (e isolato) Parco San Rocco, su in collina.

Quest’anno il Brixton ha portato in città i Gang. Non mi sembra vero. Mi piacciono da sempre, e nonostante la loro intensissima attività live non sono mai riuscito a vederli nella loro veste elettrica. Trovarli in una località “fuori contesto” proprio nell’unica settimana dell’anno in cui ci sono io dev’essere proprio un segno del destino. In giro comunque nessun negozio ha affisso la locandina del concerto, vengo a sapere quasi per caso che dalle 14 alle 20 suoneranno diverse band con i marchigiani come headliner. Mi faccio due conti e alle 5 e mezzo del pomeriggio mi arrampico su per le stradine tortuose oltre la stazione ferroviaria alla ricerca del posto. Le note dell’inconfondibile sound dei fratelli Severini comincinciano ad arrivarmi a qualche centinaia di metri di distanza e mi conducono senza problemi al luogo. I Gang hanno già iniziato a suonare. La location è pittoresca, una specie di anfiteatro romano con un palco rialzato in cemento al quale fa da sfondo una folta vegetazione e il mare . Presenti un centinaio di persone, famiglie con bambini, qualche decina di affezionati sotto il palco, gli altri seduti sui gradoni.

Arrivo sotto il palco che si è appena concluso un pezzo, dal benvenuto di Marino Severini ai presenti, intuisco che probabilmente era il brano d’apertura del concerto.



Nonostante il contesto non incoraggi granchè una rock band a fare casino, Marino mi sembra in forma e volenteroso e sciorina una dopo l’altra le canzoni dell’invidiabile repertorio della band . Tra un brano e l’altro dialoga con il pubblico, la ricorrenza è importante e non si fa pregare a dire la sua riguardo al valore della resistenza e della costituzione. Parlando di partigiani e fascisti introduce La pianura dei sette fratelli, 4 maggio 44, e Dante Di Nanni (degli Stormy Six) scritte per ricordare alcuni dei tanti massacri di civili e partigiani perpetrati dalle squadracce fasciste, con o senza l’ausilio dei nazisti. Spero di non essere stato l’unico a commuoversi durante l’esecuzione di queste struggenti e dolorose ballate.

Durante la fase centrale dello spettacolo (tra le altre Le radici e le ali, Banditi nel tempo, Sesto San Givanni, Paz) mi siedo un po’ sulle gradinate, mi fumo una sigaretta e osservo i (non più) giovani fratelli Severini. Li trovo fieri e al tempo stesso disincantati, orgogliosi di essere minoranza nel paese, a volte un po’ retorici, ma mai banali. Penso a come rappresentino fedelmente lo sbandamento di noi ex qualcosa in questa sinistra italiana disastrata.

Superata l’ora e mezza di concerto torno sotto il palco, voglio godermi il gran finale. I Gang non mi deludono: Kowalski, Comandante, La lotta continua e I fought the law dei Clash vedono addirittura accendersi dei piccoli capannelli in cui si tenga un tranquillissimo pogo, tutti stanno bene, larghi sorrisi e cori felici di rimando alla musica della band.

I Gang alla fine hanno suonato due ore abbondanti, un vero concerto quindi, non un’esibizione controvoglia, quasi per dovere, come in altre ricorrenze simili mi era capitato di vedere. Dopo tanti anni di isolamento, disavventure, anche drammi, la band c’è, ed è ancora in salute.

Epilogo: con atteggiamento poco da rockstar e più da padre premuroso, Marino si compiace della presenza dei bambini che corrono davanti al palco, e , come farebbe chiunque di noi, chiede ai loro genitori di passargli il testimone della storia, di cosa successe negli anni del nazifascismo e del perché il 25 aprile è una festa di liberazione dall’oppressore, non uno spot elettorale.

domenica 3 maggio 2009

Il secondo divorzio di un devoto

Era nell'aria, adesso è ufficiale. Inquietante il retroscena rivelato dalla Lario a una confidente.

"Ho deciso, chiedo il divorzio"


A un'amica: "Non posso stare con un uomo che frequenta minorenni"

venerdì 1 maggio 2009

Il solito primo maggio

Anche quest'anno, tra l'accordo di Cisl, Uil e Ugl che colpisce il diritto di sciopero, destruttura il contratto nazionale, riduce il potere d'acquisto dei salari, gli interventi del governo a mitigare gli effetti che prevedevano sanzioni anche penali per le aziende che violavano la sicurezza per i propri dipendenti, una Cgil isolata che sembra non essere più in grado di decidere su che fare e un ministro del welfare come Sacconi, il primo maggio è ben riassunto da questa celebre immagine di Alberto Sordi, tratta dal film I vitelloni:

Lavoratooooriiiiii....