Da domani sono in ferie fino al 22 luglio. La prima settimana mi andrà via per lavori domestici che ho trascurato a lungo, per andare dal dentista e dal barbiere. La successiva dovrei passarla in montagna e nel corso dell'ultima spero di fare anche un pò di mare. Nelle pause vorrei riuscire a vedere gli Estere a Inzago e Patti Smith all'Arena Civica a Milano. Non mi sento ancora adosso quella spensierata leggerezza della vacanze, ma la raggiungerò in fretta (dopo il dentista, verosimilmente).
venerdì 29 giugno 2007
giovedì 28 giugno 2007
La forza del singolo
Più che interi album, in questo periodo sono in fissa con una manciata di canzoni, il che mi riporta indietro a quando a comandare le estati erano i singoli.
Non è roba nuovissima, o scoperta da me, è noto come io arrivi sempre in ritardo su tutte le brand new sensation, ma come è altrettanto noto me ne stracatafotto.
Le tracce sono: Royale Sound dei Casino Royale, strepitosa e straripante, con un testo in alcuni passagi davvero corrosivo, un giro di basso che passa dallo stomaco prima che dalle orecchie che fa diventare opportuno perfino il modo di cantare di Alioscia.
Poi c'è Our Velocity dei Maximo Park, puro divertimento da tre minuti, che se ci fossero ancora i juke box farebbe faville.
A seguire un vecchio pezzo degli Stereophonics, Looks like Chaplin, sopratutto per il suo apprezzabile intro chitarristico.
Un blues elettrico di Joe Bonamassa, Traveling south, mi riporta a territori affini ai miei gusti classici e Sands of time di Wayne Hancock lo fa ancora maggiormente, trattandosi di una classica ballata country.
Chiude il lotto Silver and Gold, ultima canzone dell'ultimo disco di Joe Strummer, sognante e delicata perla da due minuti e mezzo con magone annesso.
Civil War 4
Nel corso di uno scontro tra le due fazioni di super eroi favorevoli e contrarie all'atto di registrazione per esseri dotati di poteri, muore un membro della squadra di fuorilegge guidata da Capitan America. Susan Storm dei Fantastici Quattro, che fa parte dei governativi solo per il marito Reed, molla tutto, governo, Fantastici Quattro e marito, e passa con la fazione opposta. Thor una volta tanto non è tornato dalla morte ma è stato clonato, e i filogovernativi, in difficoltà si affidano ad una squadra di super criminali per scovare e combattere i ribelli considerati ormai fuorilegge. E' chiaro ormai che tutti i lettori si identificano con il gruppo di eroi clandestino, braccato e decimato che si oppone alle forze "legali" che rappresentano il governo americano. Il crescendo di tensione, violenza e morte ricorano fin troppo le vere guerre civili.
Volevo chiudere con il la lettera d'addio che Sue (ovvero la donna invisibile) lascia a Redd (alias mister Fantastic). La coppia da tempo è in crisi, nonostante la moglie sia una strafiga, Richards è sempre più astratto, impegnato solo sui suoi esperimenti, i suoi calcoli e, ultimamente strenuo sostenitore delle politiche dell'amministrazione USA.L'omicidio dell'avversario di schieramento durante il combattimento di cui parlavo 8per mano del clone di Thor) hanno convinto Susan Storm a fare il grande passo. Le parole di commiato della moglie rendono bene il nuovo stile degli autori Marvel:
Mio caro Reed,
so che Johnny (la torcia umana, vittima di un selvaggio pestaggio nel primo numero)è uscito dall'ospedale e che la famiglia è di nuovo insieme. So che dovrei essere felice ma non lo sono. Mi vergogno di te adesso, e mi vergogno di me stessa per aver appoggiato i tuoi piani fascisti. Detesto quel che sono diventata ed è per questo che entrerò nei Vendicatori Segreti di Capitan America.
Credimi, non lo faccio per attirare la tua attenzione. Non sto cercando di distrarti dal tuo importantissimo lavoro. Lo faccio perchè le nostre mani sono sporche del sangue di Bill Foster (alias Golia, il super eroe ucciso) e tu sei così accecato dai tuoi grafici e dalle tue proiezioni sociologiche da non riuscire a vederlo. Johnny e io lavoreremo da una base segreta, che ovviamente non è posto per Franklin e Valeria (i figli).
Non volevo inoltre che il tuo ultimo ricordo della nostra vita insieme fosse una delle liti furiose che abbiamo avuto neelle ultime settimane. Per questo la cena di pesce - piena di fosforo - , la bottiglia del tuo rosso preferito - un prezioso antiossidante - , e per questo abbiamo fatto l'amore un'ultima volta - ottimo per il sistema immunitario - .
Spero non penserai che sia una vigliacca a lasciarti così. Spero non penserai che sia una cattiva moglie, o peggio ancora, una cattiva madre. Faccio questo per la più importante delle ragioni e prego che il tuo genio possa risolvere questa cosa prima che una fazione finisca per massacrare l'altra.
Ti amo Reed, più di ogni altra cosa al mondo.
Ti prego trova una soluzione.
Susan XXX
Asciugatevi gli occhi e ci si ritrova tra un mese.
mercoledì 27 giugno 2007
Real outing
Tutti buoni a vantarsi della roba figa nello scaffale dei dischi, vero? Mai nessuno che abbia il coraggio di fare vero outing sputtanando gli acquisti della vergogna.
Non potete immaginare invece quanto sia salutare estrarre questi vinili dal lotto e trovarsi a pensare: "ma che cazzo avevo in testa quando l'ho comprato?".
Tra l'atro ricordo perfettamente quando ho comprato The last command dei Wasp, avevo passato tutto il pomeriggio davanti alla sezione hard/heavy di Mariposa dischi a Milano, con diecimilalire che mi scottavano in tasca e in testa le ultime recensioni di HM (prima, tragica rivista di metal in italia) indeciso tra Dokken e, appunto, Wasp.
Alla fine mi sono deciso per questo inverosimile gruppo, che un paio di canzoncine all'esordio le avevano azzeccate, anche se in parte il loro successo mediatico era dovuto dall'iniziativa di gettare carne cruda (!!!) sul pubblico alle prime uscite live (bastava poco vent'anni fa per finire sui giornali...).
Cristo santo, ma guardate che faccia ha in questa cover il cantante nonchè leader e one man band (Blackie Lawless mi sembra si facesse chiamare)!
Ma che cazzo avevo in testa quel giorno?!?
giovedì 21 giugno 2007
Io e Pietro
Non capita anche a voi di quando avete fretta di avere la percezione che tutto vada piano? Quando torno a casa la sera a volte devo fermarmi al supermercato per il latte, il pane o la pancetta dolce per l'amatriciana, cose da toccata e fuga insomma. Visto che non sono di ritorno mai prima delle sette, devo necessariamente fermarmi nei grossi centri commerciali o negli ipermercati, e già così un operazione da pochi minuti si allunga nel tempo per la ricerca del parcheggio, dei reparti e per le distrazioni del percorso (libri,giornali,dischi,film). Alla fine fine prendo pane, latte un cd in economica e mi fiondo alle casse. Code ovunque. La scelta è: cassa rapida con un chilometro di coda o cassa normale con quattro persone in fila, ma dal carrello stracolmo? Guardi le cassiere, quale sarà più affidabile? Compi la tua scelta nella certezza assoluta che sarà quella sbagliata.
Infatti nella fila che hai scelto ci sarà sicuramente la cassiera nuova appena arrivata dall'agenzia interinale, il prodotto senza prezzo da controllare, lo storno di un acquisto, il nastro degli scontrini da sostituire, la pensionata che paga la sua spesa di ottantatre euro in monetine da 2 cent (le posso dare un pò di monete? Uno, due,tre,settantanove...No, non ci arrivo, mi ridia tutto"),sicuramente apriranno una nuova cassa dalla parte opposta del supermercato, non finiranno nemmeno di dire "informiamo i clienti che sta aprendo la cassa..." che saranno migrate già sette famiglie con annessi carrelli.
Me ne sto lì con i miei due litri di latte e il pane, e leggo le note del cd mentre tutte le altre file alle casse scorrono veloci e mi fanno marameo. Alla fine per un acquisto da cinque minuti ne ho persi trentacinque.
Conoscete il supereroe della Marvel Pietro nome d'arte Quicksilver? E' un pò il Flash (più noto hero della DC Comics, quella di Batman e Superman) della casa di Stan Lee, il suo potere è la velocità.
Quando hanno smesso di essere rigidi e ingessati, cominciando a scrivere storie divertenti e attinenti le vite comuni dei suepereroi, hanno scritto un racconto davvero gustoso su questo tizio.
Per lui che si muove a velocità folle e pensa a velocità folle, tutto il mondo va piano e adeguarsi a questo ritmo lo stressa e lo deprime. La sera racconta le sue frustazioni a Wanda, la sua fidanzata super eroina, poi spegne la luce e si avvicina per scoparsela.
Lei non si nega ma si raccomanda:"Però Pietro vai piano..."
Ecco a cosa penso mentre nelle file più estenuanti immagino di passare davanti alla vecchietta di cui sopra attraverso la sua eliminazione fisica, possibibilmente nel modo più doloroso possibile.
Penso all'ultima tavola di quella storia a fumetti e alla faccia fanciullescamente stupita di Pietro detto Quicksilver, mutante di professione Super eroe, davanti alla richiesta sussurrata dalla sua Wanda.
mercoledì 20 giugno 2007
Wacky races
Nel tragitto da e per il lavoro ogni giorno va in scena la gara dei cretini. Auto che superano a destra, a sinistra, sulle rotatorie, in curva. Appena si liberano 30 metri di asfalto sgommano e sfrecciano guidate con sprezzo del pericolo ed espressioni rabbiose da novelli alonso che subito dopo aver messo la macchina davanti alla tua devono inchiodare perchè ricomincia la coda dei pendolari. Strombazzno il clacson un attimo prima che il semaforo diventi verde, per tenerti sulla corda. Ti mandano platealmente a fanculo se dai una precedenza, o se permetti la svolta ad un auto bloccata nel traffico da sei ore, si incazzano, guardano l'ora nervosamente,sbattono le mani sul volante,si trivellano il naso e poi le orecchie, ascoltano i programmi satirici su 101 o Radio Deejay. Odiano il resto degli automobilisti che si frappongono tra loro e il raggiungimento del posto di lavoro. Se potessero falcerebbero pedoni, ciclisti, scooteristi, motociclisti, camionisti e tassisti.
Però.
Basta poco a riportare l'armonia e la solidarietà, un posto di blocco dei vigili o della polizia, e subito torniamo complici, abbaglianti e gesto della mano eloquente: "rallenta fratello, sbirri."
Già, ieri mi avrebbe asfaltato volentieri e oggi mi salva punti della patente e qualche decina di euro.
Ma solo noi italiani siamo fatti così strani?
lunedì 18 giugno 2007
Ravvedimento punk
Partiamo da questa citazione :"From the moment Shane walked on stage at the MANCHESTER Apollo on their reunion tour in 2001 and announced that it was good to be back in LIVERPOOL, through the last song,i realised i'd forgotten just how good the Pogues were"
E' riportata all'interno del booklet di Pogue Mahohne, ultimo disco della band senza Shane. L'ho letta e riletta come un mantra, ripetendola mentalmente e a voce alta. Ho realizzato che quello che avevo scritto sul blog a caldo dopo il concerto a Brixton è tutto sbagliato.
La delusione per lo show è stata forte, vedere Shane in quelle condizioni mi ha provocato pena e dolore, ma ha inciso sulla cattiva percezione dello show anche la stanchezza fisica (alla fine con Patrizio siamo stati in piedi più di 24 ore a fila) , il ritardo del concerto che rischiava di farci perdere l'ultima corsa per la bus station, la pessima acustica (e poi parlano delle strutture in italia...), l'incessante via vai da e per il bar proprio davanti alla nostra fila di posti e il divieto di alzarsi durante il concerto.
Adesso che i fatti hanno raggiunto la giusta sedimentazione, mi rendo conto che per i Pogues non vale il metro di giudizio degli altri artisti, i Pogues sono così, prendere o lasciare. Difatti Patrizio che li ha visti diverse volte sin dai loro esordi non era così abbattuto, è abituato al loro stile.
Certo, Shane negli anni ha avuto diversi tracolli e ha alitato fiato putrido in faccia alla morte in almeno due occasioni, si vede chiaramente quando esce in scena, ma i Pogues prescindono da questo.
E' proprio il contrasto tra Shane traballante e il resto del gruppo, lucido e potente, la forza dei Pogues. La sezione ritmica che va come un metronomo mentre Shane sbaglia l'entrata della strofa sono i Pogues. Shane che resiste al massimo tre canzoni a fila per poi scappare in camerino sono i Pogues. Unna scaletta da greatest hits che sostanzialmente non varia dal primo reunion tour del 2001 sono i Pogues.
Ci riempiamo tanto la bocca con lo spirito punk per poi non riconoscrlo nemmeno quando ci vomita sulle scarpe nuove.
Dopo averli visti a dicembre ero certo che Shane non avrebbe resistito un altro mese di tour, invece dopo il UK leg si sono presi qualche giorno di riposo e sono ripartiti per gli USA, ad agosto approderanno anche in Svezia e in Belgio per alcuni festival estivi.
Scommetto che l'incedere di MacGowan sarà incerto e claudicante come a dicembre, che ci metterà almeno due canzoni per scaldare la voce, che spider stacy e gli altri non ci faranno caso e continueranno a pestare sui loro strumenti, ma i fortunati che saranno presenti e che sono arrivati al giusto livello di consapevolezza a proposito della grandezza del gruppo, saranno estasiati dalla visione dell'ultima punk band del mondo.
E a culo tutto il resto.
Bestiario
A Linate si è svolta ieri la caccia alla lepre. Decine di uomini impegnati a catturare questi animali che negli ultimi tempi si erano moltiplicati in misura tale, che qualcuno considerava pericolosa. In effetti alla fine della battuta di caccia erano più di sessanta gli esemplari chiusi nelle gabbie di legno. Presenti cacciatori, esperti, guardie ecologiche. Dopo aver delimitato il perimetro da battere, hanno cominciato a setacciarlo. Dalle foto(http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/cronaca/lepri-a-linate/lepri-a-linate.html) sembrano essersi divertiti parecchio. Un pò meno le lepri, proteste della LAV anche se i responsabili affermano che non sono state maltrattate.
Tutto questo a pochi giorni dalla presentazione da parte dell'azienda di gestione aeroportuale ai sindacati del piano "bird control" (che tutti declinano solo in inglese, per evitare gaffes...), che prevede l'utilizzo di personale della sicurezza per monitorare la presenza degli uccelli a fondo pista. In caso di eccessivi assembramenti gli addetti hanno in dotazione dispositivi visivi e sonori per fare allontanare gli ospiti indesiderati.
Per concludere questo tour faunistico nello stupefacente scalo meneghino, i giornali hanno dato un certo risalto ai sopralluoghi che i NAS, accompagnati dalla ASL, stanno facendo nei locali pubblici dell'aeroporto. Sono stati ispezionati e chiusi per qualche giorno il bar Spizzico degli arrivi, il ristorante Ciao al secondo piano e la mensa aziendale (1800 pasti/giorno). Hanno trovato poca igiene, scarafaggi ed escrementi di ratti. In questo caso la LAV non ha avuto niente da dire.
venerdì 15 giugno 2007
99 Posse rulez
Due righe su quella che per me è stata la folgorazione del 2007 devo proprio scriverle. Naturalmente conoscevo i 99 Posse, avevo ascoltato il disco con i Bisca e Corto Circuito, ma come è biblicamente noto, c’è un momento per ogni cosa, e all’epoca i guaglioni di Napoli non mi avevano entusiasmato.
Ritenevo che la componente ideologica fosse prevalente sulla qualità della musica, che gli interessasse di più urlare slogan che creare canzoni.
Come spesso mi capita, mi sbagliavo di grosso.
Gradualmente ho recuperato tutti i loro dischi, e mettendoli in sequenza è evidente il lavoro di crescita e di maturazione, melodico e lirico, dei novenove.
Fondamentale è stato probabilmente negli anni la crescita del ruolo di Meg, la voce femminile del gruppo che bilancia le diverse anime artistiche della band.
Nel tempo si passa dal rap/ragamuffin da centro sociale degli esordi ad atmosfere non lontane dai Massive Attack, passando anche per una costante crescita a livello lirico, senza che questo abbia attenuato rabbia e sarcasmo (da O’documento a All’antimafia) per denunciare le italiche disuguaglianze sociali .
La vida que vendrà, l’ultimo disco dei novenove è secondo me anche il più completo, la definitiva maturazione. Non capita spesso che un gruppo capisca quando è il momento di fermarsi, e lo faccia all’apice della creatività; i 99 posse ci sono riusciti. A parte una paio di tracks, l’album mantiene un livello qualitativo straordinario, i primi cinque pezzi formano una sequenza micidiale che leva il fiato, lo splendido rap finale Povera vita mia vale per efficacia comunicativa più di tanti simposi sul precariato e sulla Biagi.
Ritenevo che la componente ideologica fosse prevalente sulla qualità della musica, che gli interessasse di più urlare slogan che creare canzoni.
Come spesso mi capita, mi sbagliavo di grosso.
Gradualmente ho recuperato tutti i loro dischi, e mettendoli in sequenza è evidente il lavoro di crescita e di maturazione, melodico e lirico, dei novenove.
Fondamentale è stato probabilmente negli anni la crescita del ruolo di Meg, la voce femminile del gruppo che bilancia le diverse anime artistiche della band.
Nel tempo si passa dal rap/ragamuffin da centro sociale degli esordi ad atmosfere non lontane dai Massive Attack, passando anche per una costante crescita a livello lirico, senza che questo abbia attenuato rabbia e sarcasmo (da O’documento a All’antimafia) per denunciare le italiche disuguaglianze sociali .
La vida que vendrà, l’ultimo disco dei novenove è secondo me anche il più completo, la definitiva maturazione. Non capita spesso che un gruppo capisca quando è il momento di fermarsi, e lo faccia all’apice della creatività; i 99 posse ci sono riusciti. A parte una paio di tracks, l’album mantiene un livello qualitativo straordinario, i primi cinque pezzi formano una sequenza micidiale che leva il fiato, lo splendido rap finale Povera vita mia vale per efficacia comunicativa più di tanti simposi sul precariato e sulla Biagi.
Spiace non vedere più i ragazzi fare dischi e concerti, ma come dicevo, meglio così che ridursi a caricature, che in giro si sprecano.
Posto una playlist antologica che mi sollazza da tempo.
1-Comincia adesso
2-Fujakka
3-Curre curre guagliò
4-All’antimafia
5-L’esplosione è imminente
6-Non c’è tempo
7-L’anguilla
8-O’ documento
9-Spara
10-Sfumature
11-Rigurgito antifascista
12-Comuntwist
13-Quello che
14-Povera vita mia
15-Facendo la storia
16-Ripetutamente (Crawling version)
17-Ripetutamente (original version)
18-El pueblo unido
1-Comincia adesso
2-Fujakka
3-Curre curre guagliò
4-All’antimafia
5-L’esplosione è imminente
6-Non c’è tempo
7-L’anguilla
8-O’ documento
9-Spara
10-Sfumature
11-Rigurgito antifascista
12-Comuntwist
13-Quello che
14-Povera vita mia
15-Facendo la storia
16-Ripetutamente (Crawling version)
17-Ripetutamente (original version)
18-El pueblo unido
mercoledì 13 giugno 2007
Una pizza come Dio comanda.
Dopo i pupazzetti, gli adesivi, i tv movie, i cartoni animati, i fumetti, i portachiavi, i calendari e i mouse pad, Padre Pio ha l'onore di avere intestata una pizzeria.
Pizzeria Padre Pio, nuova gestione con consegne a domicilio.
A San Giuliano Milanese in Via Mazzini.
Amen.
Il pane e le rose
C’è in questi giorni (12 e 13 giugno) lo sciopero nazionale delle imprese di pulizia. I lavoratori del settore si fermano perché il loro contratto è scaduto da due anni, e a fronte della richiesta sindacale di un aumento di
€ 91, le aziende chiedono,tra l’altro, di non pagare più i primi tre giorni di malattia del dipendente e di cancellare la norma che prevede la conservazione del posto di lavoro anche a fronte di un cambio di impresa.
Ora, voi credo conosciate le condizioni di lavoro di queste persone. Sono lavoratori in genere non più giovani fuoriusciti dal mondo del lavoro senza requisiti professionali particolari che si prestano a svolgere questa mansione per arrivare alla pensione o sono lavoratori extracomunitari. Gli stipendi sono tra i più bassi in giro. Hanno spesso a che fare con capetti minchiosi che li minacciano, li intimidiscono, non gli pagano gli straordinari. Le aziende che appaltano le pulizie degli uffici fanno gare sempre più al ribasso, cosicché chi vince l’appalto lo subappalta, ma anche così facendo è difficile che un’impresa riesca a stare nei costi per più di uno-due anni. La garanzia della conservazione del posto di lavoro per questi lavoratori è l’unica tutela che hanno al dumping e alla cancellazione totale di ogni forma residua di dignità lavorativa.
Ora, voi credo conosciate le condizioni di lavoro di queste persone. Sono lavoratori in genere non più giovani fuoriusciti dal mondo del lavoro senza requisiti professionali particolari che si prestano a svolgere questa mansione per arrivare alla pensione o sono lavoratori extracomunitari. Gli stipendi sono tra i più bassi in giro. Hanno spesso a che fare con capetti minchiosi che li minacciano, li intimidiscono, non gli pagano gli straordinari. Le aziende che appaltano le pulizie degli uffici fanno gare sempre più al ribasso, cosicché chi vince l’appalto lo subappalta, ma anche così facendo è difficile che un’impresa riesca a stare nei costi per più di uno-due anni. La garanzia della conservazione del posto di lavoro per questi lavoratori è l’unica tutela che hanno al dumping e alla cancellazione totale di ogni forma residua di dignità lavorativa.
Penso a due cose: uno è il film americano di Loach Il pane e le rose, che racconta proprio delle lotte sindacali all’interno di una impresa di pulizia statunitense, soprusi e sopraffazioni quotidiani tra l' indifferenza degli impiegati dei grattacieli.
E l’altra è che i padroni ( sì, questi sono padroni,non imprenditori) non cambiano e non si fermano mai. Anche i diritti minimi essenziali si possono ulteriormente peggiorare , privando le persone della loro dignità e della loro identità.
E l’altra è che i padroni ( sì, questi sono padroni,non imprenditori) non cambiano e non si fermano mai. Anche i diritti minimi essenziali si possono ulteriormente peggiorare , privando le persone della loro dignità e della loro identità.
Springsteen with the Sessions Band Live in Dublin
E’ da una vita che Springsteen non pubblica un disco con una copertina decente. Fino a Born in the USA tutto bene, con i picchi di realismo fotografico di Darkness e The River, da lì in poi il naufragio creativo. Quest’ultimo live chiude (in)degnamente il cerchio. Nemmeno un bootleg anni ottanta sarebbe potuto scendere così in basso. Davvero uno sforzo creativo da Gianni e Pinotto. Per fortuna la musica dentro è tutta un'altra storia, va da sé.
Mi piace questa nuova posizione di Springsteen riguardo la pubblicazione dei live, ha fatto penare i suoi fans dodici anni per il suo primo disco dal vivo (il quintuplo vinile Live 75/85, forse il live più atteso della storia), ma dopo il 1992 li ha sfornati con una certa frequenza.
E’ un apprezzabile fotografia del tour con la Seeger Session Band che viene immortalata in questo doppio cd (più dvd) registrato a Dublino nelle date conclusive della seconda parte del tour europeo.
La Session Band (in questo disco ha perso il prefisso Seeger), una combriccola composta in larga parte di sconosciuti nerds del pentagramma, è in forma e rodata, violini, flauti, contrabbasso, fisa, mandolini e chitarre si amalgamo con il sound dixieland della sezione fiati, creando una contaminazione veramente unica ed emozionante. Springsteen sembra ritagliarsi un ruolo quasi da comprimario, fa meno il one man show e si integra con l’orchestra lasciando parlare la musica.
Mi lasciano un po’ perplesso le versioni stravolte dei suoi classici, non che siano brutte interpretazioni, ma mi chiedo cosa rimanga di Open all night nella pur travolgente versione qui proposta o di Atlantic City e di Blinded by the light addirittura messicaneggiante. Per capire il senso della mia critica, immaginate brani dalle atmosfere cupe tipo Emozioni di Battisti o Luci a S.Siro di Vecchioni sulla base de La bamba e ci sarete vicini. Ripeto, tutta roba gradevole, ma che lascia una strana sensazione di lusso superfluo.
E’ un apprezzabile fotografia del tour con la Seeger Session Band che viene immortalata in questo doppio cd (più dvd) registrato a Dublino nelle date conclusive della seconda parte del tour europeo.
La Session Band (in questo disco ha perso il prefisso Seeger), una combriccola composta in larga parte di sconosciuti nerds del pentagramma, è in forma e rodata, violini, flauti, contrabbasso, fisa, mandolini e chitarre si amalgamo con il sound dixieland della sezione fiati, creando una contaminazione veramente unica ed emozionante. Springsteen sembra ritagliarsi un ruolo quasi da comprimario, fa meno il one man show e si integra con l’orchestra lasciando parlare la musica.
Mi lasciano un po’ perplesso le versioni stravolte dei suoi classici, non che siano brutte interpretazioni, ma mi chiedo cosa rimanga di Open all night nella pur travolgente versione qui proposta o di Atlantic City e di Blinded by the light addirittura messicaneggiante. Per capire il senso della mia critica, immaginate brani dalle atmosfere cupe tipo Emozioni di Battisti o Luci a S.Siro di Vecchioni sulla base de La bamba e ci sarete vicini. Ripeto, tutta roba gradevole, ma che lascia una strana sensazione di lusso superfluo.
Strepitose invece le versioni di Eye on the prize, When the saints go marchin in, This little light of mine, Erie canal e Pay me my money down con il sing along del pubblico. Inspiegabile e per certi versi imbarazzante invece la scelta di di chiudere il disco con il pop-reggae di Love of the common people, che davvero non centra niente con il resto.
Mi sarebbe piaciuta un’operazione del genere (cioè un instant live) anche per il tour di Devil and dust, dove, secondo me più che nel tour solo di The ghost of Tom Joad, Bruce è stato padrone unico e incontrastato del palco, pasticciando anche con l’elettronica e interpretando classici e forgotten songs con passione ed estro. Memorabile la versione blues alla Tom Waits di Reason to believe, che apriva gli show, e la spettrale Dream baby dream dei Suicide in chiusura.
Resta il fatto che se per i primi anni della sua carriera in molti ci lamentavamo dell’esiguo numero di dischi pubblicati (soprattutto a fronte dell’enorme mole di lavoro in studio, e della frenetica attività concertistica), mi sembrano strumentali le polemiche di una parte dei fans che rognano per la ragione diametralmente opposta.
Mi sarebbe piaciuta un’operazione del genere (cioè un instant live) anche per il tour di Devil and dust, dove, secondo me più che nel tour solo di The ghost of Tom Joad, Bruce è stato padrone unico e incontrastato del palco, pasticciando anche con l’elettronica e interpretando classici e forgotten songs con passione ed estro. Memorabile la versione blues alla Tom Waits di Reason to believe, che apriva gli show, e la spettrale Dream baby dream dei Suicide in chiusura.
Resta il fatto che se per i primi anni della sua carriera in molti ci lamentavamo dell’esiguo numero di dischi pubblicati (soprattutto a fronte dell’enorme mole di lavoro in studio, e della frenetica attività concertistica), mi sembrano strumentali le polemiche di una parte dei fans che rognano per la ragione diametralmente opposta.
Per me una nuova uscita del Signor Scialfa è sempre una festa.
venerdì 1 giugno 2007
Porno: un affare di famiglia
Volevo segnalare la messa in onda su Comedy Central (pacchetto Intrattenimento Sky) di un reality particolare. Si chiama: Porno, un affare di famiglia. La telecamera segue 24h una casa di produzione di film porno a conduzione familiare. Il protagonista, che è anche il regista dei film, si chiama Adam Glasser, anche se per produrre e girare i suoi film usa lo pseudonimo di Seymore Butts. Con lui il cugino, che si occupa un po’ di tutto nella gestione dell’azienda, e la madre. Il reality è ambientato a San Fernando Valley, vicino a Los Angeles, il genere di film hard prodotto da Adam Glasser è "il Gonzo movies" ovvero pellicole in digitale in cui la trama è del tutto assente e il titolo originale dello show è "Family Business".
La serie è divertente, mostra i casting, i dietro le quinte delle riprese, le ricerche delle location, la vita privata dei protagonisti, le particolarità che capitano, come una coppia che paga cinquemila dollari per farsi fare un personale film porno professionale, le difficoltà di trovare location, di girare all’interno di un auto in un parcheggio pubblico, la segretaria della casa di produzione che decide di diventare pornostar e la scelta del nome d’arte, i distributori che non pagano, le attrici che durante il casting dicono cosa vogliono e cosa non vogliono fare (stupendo in questo senso un dialogo di una puntata: Attrice del Casting: “non faccio scene anal.” Seymore Butts: “ma tu hai visto qualche mio film?” AdC: “beh, sì”. SB: “e allora dovresti saperlo che mi chiamano the King of Anal,no?”). Le immagini sono esplicite, anche se ovviamente censurate. In USA sono arrivati alla quarta stagione, e Glasser ha annunciato che non proseguirà oltre. La serie è stata pubblicata anche in DVD, ma solo in USA e UK.
La serie è divertente, mostra i casting, i dietro le quinte delle riprese, le ricerche delle location, la vita privata dei protagonisti, le particolarità che capitano, come una coppia che paga cinquemila dollari per farsi fare un personale film porno professionale, le difficoltà di trovare location, di girare all’interno di un auto in un parcheggio pubblico, la segretaria della casa di produzione che decide di diventare pornostar e la scelta del nome d’arte, i distributori che non pagano, le attrici che durante il casting dicono cosa vogliono e cosa non vogliono fare (stupendo in questo senso un dialogo di una puntata: Attrice del Casting: “non faccio scene anal.” Seymore Butts: “ma tu hai visto qualche mio film?” AdC: “beh, sì”. SB: “e allora dovresti saperlo che mi chiamano the King of Anal,no?”). Le immagini sono esplicite, anche se ovviamente censurate. In USA sono arrivati alla quarta stagione, e Glasser ha annunciato che non proseguirà oltre. La serie è stata pubblicata anche in DVD, ma solo in USA e UK.
Civil War 3
È dal momento in cui il primo lettore ha posto la fatidica domanda: “ è più forte Hulk o la Cosa?”, che alla Marvel hanno compreso il potenziale di una bella scazzottata tra super eroi. Il problema è sempre stato trovare una ragione verosimile perché gente che andava (più o meno) d’amore e d’accordo si gonfiasse vicendevolmente di mazzate.
Una volta individuato il motivo del contendere si prepara quello che viene definito crossover, una serie speciale limitata in cui si racconta la storia della mega rissa, collegata però a tutte le serie regolari più importanti dell’universo Marvel in cui avvengono i fatti annessi alla saga. In questo modo, per avere una visione completa dell’evento bisogna acquistare almeno tre-quattro albi ad esso correlati, diventando così, se non lo si è già, potenziali lettori e contribuendo al rilancio delle testate.
Un’altra caratteristica delle saghe di questo tipo è che al loro termine devono portare cambiamenti importanti nei personaggi o nella famigerata continuity Marvel.
L’ultima volta che sono stati riuniti i super eroi più prestigiosi per una rissa da bar è stata giusto vent’anni fa con un crossover chiamato Guerre Segrete, trama esile come carta velina: un tizio onnipotente rapiva tutti i tipi in calzamaglia, li portava su un pianeta a millemila chilometri di distanza dalla terra, e una volta radunati gli imponeva di menarsi fino alla morte, promettendo per la fazione vincente la realizzazione di qualunque suo desiderio. Inutile dire che il piano fallisce e tutti tornano a casa felici e contenti. Da questa saga Spiderman è tornato a casa con il suo costume-alieno nero.
Oggi tutto è cambiato, nei comics Marvel c’è molta più autoironia, più realismo nei riferimenti storici, è stato violato anche il tabù delle parolacce. Oggi che i cittadini americani hanno meno libertà personali, meno privacy, e che se sono scambiati per terroristi spariscono dalla faccia della terra senza nemmeno un processo, non stare dalla parte del governo equivale ad essere nemici degli USA (un concetto caro agli States dai tempi di McCarthy) e da qui arrivare alla guerra civile, non solo tra super esseri, ma anche tra cittadini sostenitori dell’una o dell’altra fazione il passo è breve. Sono stati intelligenti gli autori di questa saga a piazzare tra i ribelli l’icona americana dei fumetti, Capitan America, e tra i filo-governativi un personaggio come Spiderman, da sempre pensatore indipendente e custode intransigente della sua identità segreta.
In questo terzo numero, o meglio, negli eventi collegati a questa uscita, la Cosa dei Fantastici Quattro decide di non schierarsi e annuncia la sua intenzione di lasciare il paese, Spiderman comincia a covare dei dubbi sulla sua scelta, Iron Man (leader della fazione pro-governativa) massacra letteralmente di botte Capitan America e il numero si chiude con il ritorno fragoroso di Thor sulla scena. Che c’è di strano dite voi? Beh, il Dio nordico era morto nell’apocalisse degli Dei di Asgard (chiamata Ragnarock) solo qualche mese fa.
Una volta individuato il motivo del contendere si prepara quello che viene definito crossover, una serie speciale limitata in cui si racconta la storia della mega rissa, collegata però a tutte le serie regolari più importanti dell’universo Marvel in cui avvengono i fatti annessi alla saga. In questo modo, per avere una visione completa dell’evento bisogna acquistare almeno tre-quattro albi ad esso correlati, diventando così, se non lo si è già, potenziali lettori e contribuendo al rilancio delle testate.
Un’altra caratteristica delle saghe di questo tipo è che al loro termine devono portare cambiamenti importanti nei personaggi o nella famigerata continuity Marvel.
L’ultima volta che sono stati riuniti i super eroi più prestigiosi per una rissa da bar è stata giusto vent’anni fa con un crossover chiamato Guerre Segrete, trama esile come carta velina: un tizio onnipotente rapiva tutti i tipi in calzamaglia, li portava su un pianeta a millemila chilometri di distanza dalla terra, e una volta radunati gli imponeva di menarsi fino alla morte, promettendo per la fazione vincente la realizzazione di qualunque suo desiderio. Inutile dire che il piano fallisce e tutti tornano a casa felici e contenti. Da questa saga Spiderman è tornato a casa con il suo costume-alieno nero.
Oggi tutto è cambiato, nei comics Marvel c’è molta più autoironia, più realismo nei riferimenti storici, è stato violato anche il tabù delle parolacce. Oggi che i cittadini americani hanno meno libertà personali, meno privacy, e che se sono scambiati per terroristi spariscono dalla faccia della terra senza nemmeno un processo, non stare dalla parte del governo equivale ad essere nemici degli USA (un concetto caro agli States dai tempi di McCarthy) e da qui arrivare alla guerra civile, non solo tra super esseri, ma anche tra cittadini sostenitori dell’una o dell’altra fazione il passo è breve. Sono stati intelligenti gli autori di questa saga a piazzare tra i ribelli l’icona americana dei fumetti, Capitan America, e tra i filo-governativi un personaggio come Spiderman, da sempre pensatore indipendente e custode intransigente della sua identità segreta.
In questo terzo numero, o meglio, negli eventi collegati a questa uscita, la Cosa dei Fantastici Quattro decide di non schierarsi e annuncia la sua intenzione di lasciare il paese, Spiderman comincia a covare dei dubbi sulla sua scelta, Iron Man (leader della fazione pro-governativa) massacra letteralmente di botte Capitan America e il numero si chiude con il ritorno fragoroso di Thor sulla scena. Che c’è di strano dite voi? Beh, il Dio nordico era morto nell’apocalisse degli Dei di Asgard (chiamata Ragnarock) solo qualche mese fa.
Giuro che per la prossima uscita sarò meno prolisso.