giovedì 29 aprile 2021

SeriaLmente parlando

Dopo un periodo di sostanziale alienazione dalle serie TV, con giusto qualche toccata e fuga ad una manciata di titoli, ma sempre e solo limitatamente alle prime stagioni (nell'arco temporale di due anni Strange things; Absentia; Broadchurch; Black Mirror; American gods; Farina; Sneaky Pete; Goliath), ho deciso di togliermi lo sfizio di andare a fondo di qualche produzione che da tempo amici e colleghi mi segnalavano. Le riassumo tutte qui, visto che non ho di che dilungarmi.


Suburra (tre stagioni 2017/2020 - conclusa). Una produzione che, dopo le eccellenze Romanzo criminale e Gomorra, segna un fragoroso passo indietro qualitativo nella serialità crime italiana, infatti nonostante il cast importante (Alessandro Borghi è indubbiamente uno degli attori migliori che abbiamo, Francesco Acquaroli si sta reinventando in maniera convincente, Nigro è bravo e la Gerini è in una fase di carriera sorprendente) il tessuto narrativo arranca costantemente, con l'apoteosi di inverosimiglianza dell'ultima stagione. Peccato.


Peaky Blinders (cinque stagioni 2013/2019 - sesta in attesa di conferma). La saga della famiglia criminale degli Shelby, ambientata a Birmingham nel dopoguerra del primo conflitto mondiale, è probabilmente la serie che più mi è stata caldeggiata da colleghi e conoscenti e che più si è rivelata una delusione, sotto ogni punto di vista. 
A partire dalla messa in scena, totalmente asservita al protagonista Cillian Murphy e al florilegio di primi piano a lui dedicati , nonchè resa ridondante dalla vana ricerca di un'epicità che si traduce unicamente nell'abuso dell'effetto slow motion (quante camminate dei blinders che procedono allineati coi cappotti neri svolazzanti ci siamo dovuti sorbire in cinque stagioni?) e, quindi, mai trovata. Il tutto insomma appare troppo precisino e fighetto per il contesto di sporcizia narrato, senza considerare che molti dei plot sono inverosimili, con situazioni disperate che vengono risolte in uno schiocco di dita in virtù di intuizioni che girano ben al largo dalla sospensione dell'incredulità. Salvo il tentativo di portare a conoscenza del grande pubblico la tragedia dei giovani che tornavano devastati dalle trincee, ma, nel complesso, non fosse stato per i cammeo del gangster ebreo interpretato da Tom Hardy non so se avrei resistito fino alla fine (della quarta stagione, perchè alla quinta ho rinunciato). 
Una roba da onanisti che ha l'unico merito (?) di aver in qualche modo condizionato i costumi (li vedete no, tutti quei tamarri coi tagli di capelli alla Shelbys e tutte quelle coppole da Peaky "fucking" Blinders in giro per le città?) e sdoganato Nick Cave (sua la Red right hand main motive della serie)  alla massa. Per i fan resta da capire se il recente evento drammatico della prematura dipartita di Helen McCory, che nella serie interpretava Polly, la tosta sorella del protagonista Thomas (e che nella vita reale era spostata con il collega Damien Lewis), condizionerà la realizzazione di una ulteriore stagione (che in ogni caso lascerei a voi).

Ozark (tre stagioni 2017/2020 - confermata la quarta). La vicenda della famiglia Byrde, il cui capofamiglia (Jason Bateman) è un genio della finanza che "lava" i soldi sporchi del cartello messicano della droga ha indubbiamente elementi di interesse non banali, tra i quali il costante stimolo al dibattito tra "bene" e "male", il pieno e consapevole coinvolgimento dei figli minorenni dei Byrde negli affari di famiglia ed infine, caratteristica poco evidenziata ma davvero rivoluzionaria, il taglio femminista della serie che, nonostante veda in Bateman il suo volto ufficiale, è decisamente virata sul woman-power, con una manciata di personaggi femminili intelligenti, spietati, indifesi, disperati e amorali, interpretati convincentemente da Laura Linney (Mrs Byrde); Lisa Emery (Darlene Snell); Janet McTeer (l'avvocata Helen Pierce) e la mia preferita Julia Garner (Ruth Langmore). E' quest'ultimo un aspetto che riesce a mettere in secondo piano alcune discutibili scelte di trama, qualche buco di sceneggiatura e story lines secondarie poco verosimili (vedi la vicenda Wyatt/Darlene della terza stagione). Non capirò mai la ragione per cui si debba insistere sull'ora di durata di ogni episodio quando le idee a disposizione suggerirebbero una maggiore sintesi. 


Better call Saul (cinque stagioni - sesta ed ultima in produzione). Il noto spin-off/prequel di Breaking bad, superata l'incredulità di vedere attori più vecchi di dieci anni interpretare sè stessi da giovani, è sicuramente un buon prodotto di intrattenimento, che ha i suoi punti di forza nell'appagare la nostalgia della conclusione della serie madre (nella top five delle migliori serie tv mai realizzate, a mio parere) riproponendo molti dei personaggi storici (oltre al mattatore Bob Odenkirk/Saul Goodman troviamo Mike Ehrmantraut/Jonathan Banks, Gus Fring/Giancarlo Esposito, Hector Salamanca/Mark Margolis) e nel ricreare "l'universo" BB. Non tutto fila liscio, le contraddizioni non mancano, ma, tutto sommato, il livello si mantiene medio-alto anche grazie al valore aggiunto di alcuni nuovi characters, come Kim Wexler (interpretata da Rhea Seehorn), Chuck McGill (Michael McKean), Nacho Varga (Michael Mando) o l'ultimo arrivato Lalo Salamanca (Tony Dalton). Personalmente mi piacerebbe si desse una definizione anche al fato di Saul Goodman nel tempo presente, durante la sua latitanza. I pochi minuti in bianco e nero che fanno da prologo ad ogni primo episodio stagionale rappresentano quel quid artistico in più della serie. Perchè non pensare ad un film sulla scia di El camino?

5 commenti:

  1. Totalmente in disaccordo su PB, sesta cmq in produzione, ti vedo parecchio esigente (Suburra mai vista ma qui ti credo), ma va bene così.

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  2. Mi ci sono messo con le migliori intenzioni, visto che il contesto rientra appieno nel mio contesto preferito (crime dentro uno scenario storico), ed è forse per questo che la delusione è stata cocente. Nella recensione ho scelto la sintesi, ma potrei farti tanti esempi di come plot e sviluppo dei personaggi zoppichino costantemente: la fine della terza con l'arresto di tutti i membri dei PB eccetto Thomas era una buona intuizione, peccato l'abbiano risolta in due minuti prima ancora dei titoli di testa della 4X1, oppure la caratterizzazione di Adrian Brody, così stereotipata da sembrare una parodia, e potrei proseguire, ma ti annoierei, senza peraltro convincerti. Niente, per me non funziona nulla, A proposito di Tom Hardy, se non l'hai mai vista, ti consiglio Taboo (una stagione, di Steven Knight), un esempio su come si può fare una serie storica (Londra, primi dell'800) sporca, realistica, cattiva.

    Sempre per l'amore del confronto, my friend :)

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  3. Vista alla sua uscita, non potevo esimermi essendoci anche Oona Chaplin. E' stata massacrata dai critici ma a me è piaciuta, scelta totalmente opposta, più onirica che storica.
    https://fassbinder.blogspot.com/2017/03/tabu.html
    Per il resto, ci mancherebbe!

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  4. Strano mi sia sfuggita la tua rece.
    Sapevo della volontà di proseguire con altre stagioni, ma a quattro anni di distanza qualche dubbio mi sovviene...

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