lunedì 9 settembre 2019

Hayes Carll, What it is

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A tre anni dall'intimismo di Lovers and leavers, Hayes Carll torna a raccordarsi allo stile dei suoi dischi precedenti, e quindi al compendio di quella sconfinata prateria di generi che nascono dalle montagne dell'old time music discendendo a valle, nell'americana.

Un pò di gossip. A differenza del commento a corredo della recensione di Lovers and leavers, dove lamentavo la cronica assenza di notizie sulla vita privata di Hayes, stavolta qualcosa è emerso. Sono infatti volati gli stracci, o se preferite, parecchia merda è finita nel ventilatore, tra il buon Carll e nientepopodimeno che Steve Earle (mio e, anche se non lo ammetterà mai, suo idolo) a causa di una donna, anche lei cantautrice, Alison Moorer, che ha divorziato da Steve per accasarsi con Hayes.
Cosa centra questa notizia con la recensione di What it is? Tranquilli, non siamo diventati una filiale di Novella 2000, piuttosto la rivelazione dell'affaire è funzionale a spiegare il perchè la Moorer figuri nei crediti del disco in qualità di co-produttrice e co-autrice di tutti i brani.

Hayes torna dunque al suo stile consolidato. Lo fa dopo un opener (None'ya), che invece si raccorda con il mood delicato di Lovers and leavers, ma con un testo tutt'altro che introspettivo. Poi si parte per davvero, prendendo il ritmo con Times like these e da lì in avanti lo scenario cambia.
Che il ragazzo abbia "metabolizzato" la paternità e che sia in un periodo felice della sua vita lo si capisce dal ritorno pieno ai suoi affreschi di personaggi, storie sospese tra finzione e realtà, brandelli di vita vissuta, relazioni umane, oltre che da una naturale propensione all'ironia.
Nascono e si sviluppano così pezzi quali Jesus and Elvis, If I may be so bold o la dylaniana Things you don't wanna know
Stilisticamente parlando il sound si muove agilmente tra folk e country, senza però disdegnare accenni bluegrass (la title track), southern (Beautiful thing) o tributi al blues dei Rolling Stones (Wild pointy finger).
Insomma, un altro centro per un artista che, fino ad oggi, non ha sbagliato un disco.
E scusate se è poco.

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