lunedì 11 marzo 2019

Under the skin (2013)

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Qualche anno fa leggevo Sotto la pelle, un romanzo anomalo e inquietante di Michel Faber. Tempo dopo la stessa amica che mi aveva fatto dono del libro pensa bene di raddoppiare, e regalarmi anche il dvd dell'adattamento cinematografico.

Il film, diretto e co-sceneggiato da Jonathan Glazer (regista che si afferma con i videoclip: Massive Attack; Blur; Radiohead tra gli altri), ha una lunghissima gestazione che inizia subito dopo le riprese di quel gioiellino che risponde al titolo di Sexy Beast - L'ultimo colpo della bestia del 2000, ha potuto contare su un buon budget (13 milioni di dollari) ma è stato un colossale flop al botteghino. La ragione è presto detta, Under the skin è un film ancora più ostico del libro, che già lasciava al lettore diverse chiavi di lettura, ma che almeno spiegava cosa c'era dietro l'operato di questa ragazza misteriosa che andava alla ricerca di persone sole da far salire sul suo furgone.
Glazer invece azzera ogni tipo di spiegazione, eliminando quasi totalmente trama e dialoghi e giocando la sua rappresentazione sui silenzi, sulle espressioni, sulla suggestione malinconica dei paesaggi urbani o periferici di Glasgow, su una fotografia opaca, fredda e inospitale. A questo scopo è efficace l'idea di girare alcuni dialoghi con le persone agganciate dalla ragazza (Scarlett Johansson) attraverso una camera nascosta, quindi a loro insaputa.
Ne deriva che la pellicola è tutt'altro che agevole da vedere, se non si è letto il libro da cui è tratta è veramente complicato venirne a capo con una sola visione. 

Tuttavia ritengo di poter affermare che Under the skin sia un film riuscito, magnetico ed affascinante, che parla della natura umana attraverso le esperienze di chi umano non è ma che, a un certo punto, vorrebbe disperatamente esserlo, forse per far parte di qualcosa, invece che essere isolato in un mondo straniero.
La protagonista (che nel film non ha nome, ma nel libro si chiamava Isserly), da fredda cacciatrice si trasforma in qualcosa di diverso, comincia a voler comprendere l'animo umano, le sue dinamiche personali e collettive, fino ad un finale (diversissimo dal romanzo), nel quale affronta le conseguenze tragiche della sua volontà di evolversi.
Dal punto di vista visivo, il film, oltre alle caratteristiche di cui ho indicativamente parlato, è davvero audace, tutte le sequenze che mostrano il destino delle persone catturate sono atrocemente oniriche, con lo schermo invaso da un nero opprimente, e restano impresse nella memoria in maniera indelebile, così come l'incipit viceversa virato al bianco, ma non per questo meno inquietante.

Un film troppo presto dimenticato, che a mio avviso ha tutte le carte in regola per essere ampiamente rivalutato nel corso degli anni.

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