lunedì 18 giugno 2018

La trilogia di Matrix

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Il primo film di Matrix, nel 1999, pur facendo leva su molti elementi di cyberpunk e fantascienza distopica già esplorati da altri, ha indubbiamente lasciato un segno indelebile nella storia del cinema di genere, creando un linguaggio e delle modalità di ripresa che hanno fatto letteralmente epoca. I suoi due seguiti, girati assieme nel 2004, ma proposti a distanza di qualche mese nelle sale, mi avevano lasciato invece una gran confusione e la sensazione di un pasticcio imbastito solo ed esclusivamente per ragioni commerciali.
E' anche per questa ragione che, approfittando della messa in onda della saga completa su Sky, ho voluto rivederli a breve sequenza uno dall'altro (diciamo che nel giro di una settimana, magari anche spezzettandoli, me li sono fatti tutti), in modo da ricavarne un giudizio più lucido.
Credo di aver fatto bene. Innanzitutto perchè mi sono reso conto che ricordavo ben poco di molte sequenze e quasi nulla del filo narrativo, e poi perchè la saga, vista in maniera organica, acquista notevole coerenza e dignità.
I fratelli Wachowski (nel frattempo diventate sorelle) che, al netto delle accuse di scopiazzature e plagio, hanno ideato, scritto e diretto l'intero progetto, hanno dimostrato di avere le idee chiare portando in scena, assieme ad un'azione innovativa ed adrenalinica (in Matrix Reload la lunga scena di inseguimento in autostrada resta ancora oggi qualcosa di inarrivabile) e tecniche all'avanguardia (i mitologici rallenty chiamati bullet time), tutto un universo composto da filosofie orientali, tute fetish, personaggi enigmatici, characters lascivi (posso dire? Una Bellucci insostenibilmente figa), karma e, soprattutto una coppia di protagonisti principali, Neo (Keanu Reeves) e il suo magnifico doppleganger l'Agente Smith (Hugo Weaving), impossibili da dimenticare.

Insomma, a differenza di altri titoli che hanno sofferto l'invecchiamento, alla trilogia di Matrix il passare del tempo gli fa una pippa.

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