lunedì 18 settembre 2017

Il maledetto United (2009)


E' dannatamente difficile rendere lo sport sul grande schermo. Ad eccezione della boxe, alla quale è riservata una vastissima e spesso ottima filmografia, le altre discipline arrancano nel trasmettere il realismo e la passione che le contraddistinguono. Il calcio non fa eccezione, anzi, il calcio in primis, nonostante sia, soprattutto nel vecchio continente, uno degli sport da sempre più seguiti,  raramente è stato mostrato in maniera efficace e quando è successo (Fuga per la vittoria, il bellissimo Febbre a 90°, il nostrano Italia - Germania 4-3) è stato messo al servizio di una storia più ampia.

In questo non esaltante scenario risalta Il maledetto United del regista Tom Hooper, che racconta i quattro mesi in cui l'allenatore Brian Clough (interpretato da Michael Sheen) ha disastrosamente allenato l'allora top team inglese Leeds United. Clough arrivava dal miracolo Derby County, squadra che ha portato dagli ultimi posti della Seconda Divisione inglese fino alla promozione in Prima Divisione e poi alla conquista del titolo. Nonostante un allontanamento burrascoso dal club dello Yorkshire, viene chiamato ad allenare il prestigioso Leeds, rimasto orfano dello storico allenatore Don Reavie (lo spettacolare Colm Meaney) passato alla guida della nazionale inglese.
Brian Clough è un allenatore tanto dotato, innovativo, tenace quanto ambizioso e arrogante. Il primo ad usare i media come proprio megafono e a puntare molto più sull'aspetto motivazionale nel rapporto coi suoi giocatori che sulla tattica (giusto per dire che Mourinho tutto sommato non ha inventato niente di nuovo).

La pellicola si gioca tutto su due rapporti personali, quello con il fido vice Peter Taylor (il grande caratterista Timothy Spall), che bilancia e completa, anche caratterialmente, Clough, e l'accesa rivalità con l'ex allenatore del Leeds, Don Reavie, personaggio spigoloso che predilige il gioco "maschio", duro e sleale. La narrazione procede su due binari: il presente (1974) e quello collocato sei anni indietro, a ricostruire la genesi dell'arrivo di Clough a Leeds. La ricostruzione dell'Inghilterra dell'epoca è molto calibrata, non potendo probabilmente contare su grandi budget, la fotografia si concentra su singoli edifici, squarci e interni, risultando comunque suggestiva ed efficace. Le riprese di gioco girate appositamente sono ridotte al minimo necessario, si ricorre ad immagini d'epoca o a stratagemmi riusciti, come quello di Clough che segue la partita dagli scalcinati spogliatoi del Derby, con le strette vetrate opache che rimandano l'ombra degli spettatori e i rumori dagli spalti a sottolineare il corso della partita.

Film da vedere, non tanto dagli ultras del calcio, ma dai veri appassionati di questo sport, che hanno l'occasione di conoscere un mito del football inglese (Clough dopo l'esperienza negativa al Leeds raggiungerà risultati sportivi tutt'oggi ineguagliati alla guida del Notthingam Forest), tra i pochi del mondo ignorante del football ad essere ricordato anche attraverso le sue citazioni, e che ha avuto anche modo di incrociare la sua lingua tagliente con l'Italia e la sua stampa, quando nel 1973 si lamentò dell'arbitraggio di una semifinale d'andata di coppa U.E.F.A. contro la Juventus, arrivando a denunciare che la società bianconera avesse pagato l'arbitro. Per la cronaca, nella partita di ritorno, che decretò l'eliminazione del Deby County dalla competizione, l'arbitro designato, il portoghese Marques Lobo inoltrò un esposto alla federazione proprio per un tentativo di corruzione subito dalla Juventus.
Un film che ci riporta ad un calcio d'altri tempi: brutto, sporco e cattivo, ma maledettamente affascinante, nel quale un personaggio come Brian Clough risplendeva come una supernova.

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