lunedì 24 ottobre 2016

Scour, Scour


Gli Scour sono l'ultimissimo progetto di Phil Anselmo, uno che di progetti musicali, nel corso degli anni, ne ha cambiati più delle mutande.  Il periodo post-Pantera del frontman, in assoluto uno dei singer più amati in ambito metal, è stato infatti affollatissimo di idee sviluppate con musicisti non solo del suo ambito ma anche southern e country: Down, Superjoint Ritual (di cui è stato annunciato un nuovo album purtroppo senza il contributo di Hank III), Arson Anthem (altro progetto con Hank III), Christ Invertion, Necrophagia, senza contare l'esordio a proprio nome del 2013 e i side projects ai tempi dei Pantera. La partecipazione di Phil a queste bands non necessariamente si manifestava attraverso il contributo del suo strumento più noto, cioè la voce, ma anche come side man alla chitarra (è il caso degli Arson Anthem e dei Necrophagia). 
Negli Scour invece è la sua inconfondibile ugula che rantola nei sei (cinque, in realtà, per la presenza di Tactis, uno strumentale che fa da intermezzo) fulminei brani che si riferiscono al black metal per pattern chitarristici e atmosfere, ma senza il tipico carico di bassa fedeltà a suggellarne mood e impatto. 
La durata di neanche quindici minuti complessivi del disco rende sostenibile l'ascolto anche ai meno devoti al genere estremo, a patto di apprezzare questi connubi tra brutalità e velocità d'esecuzione. 
A sugellare la denominazione d'origine controllata del lavoro, coadiuvano il nativo di New Orleans componenti delle formazioni death metal Cattle Decapitation e Anomisity e grindcore dei Pig Destroyer, 
Non è dato sapere se il supergruppo avrà un futuro, per il momento pertanto ci accontentiamo di questo prescindibile ma convincente cumshot.

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