martedì 22 luglio 2014

24, stagione due


L'importante è dare alle cose il loro giusto peso. E' in questo modo che sono arrivato alla giusta chiave di lettura per "24", un serial qualitativamente inferiore alla media delle produzioni moderne, ma che può risultare un buon diversivo per gli appassionati del genere d'azione, a patto di guardarlo senza troppo impegno, mentre si fa altro, in mancanza di alternative migliori  o quando la tv la sbirci svogliatamente e non ti va di bruciare fiction a cui tieni (e per le quali riservi la massima concentrazione). Mi ricorda i telefilm polizieschi che RAI2 trasmetteva una vita fa alle 18.30, che erano diventati un appuntamento fisso del preserale, da seguire mentre apparecchiavo la tavola. A questo approccio rilassato ci sono arrivato anche grazie al servizio on demand di Sky che ha messo a disposizione tutte le stagioni del telefilm con Kiefer Sutherland e mi ha dato modo di scalarne pigramente la montagna di stagioni accumulata dal 2001.
 
Dunque, il "day two" inizia un anno e mezzo dopo la conclusione dei fatti narrati nella precedente season, con Jack Bauer che si è dimesso dal CTU dopo l'omicidio della moglie. Ovviamente sarà richiamato in tutta urgenza perché dei terroristi progettano di far esplodere niente di meno che una bomba atomica a Los Angeles. Si torna così sulla giostra delle trame e delle sottotrame che coinvolgono il CTU, la presidenza degli USA e, ahimè, quella stronza micidiale che è la figlia di Bauer, simpatica come una cartella di Equitalia e dotata di una speciale calamita per attirare psicopatici e menare una sfiga devastante a chi la circonda. Politicamente la produzione vive una strano equilibrio tra radicalismi marcatamente di destra (Bauer tortura e uccide senza rimorsi) ed azioni antimilitariste molto liberal (incarnate dal presidente Palmer). Come nella prima stagione circostanze inverosimili e dinamiche involontariamente comiche si sprecano, così come si ripete il vorticoso turnover di personaggi secondari e guest, che compaiono e spariscono a dozzine ogni due-tre episodi.
La regia, con quei primi piani dozzinali alla Beautiful, la fotografia banale, le luci "smarmellate" e molte delle prove offerte dal cast si confermano più attinenti ad una soap che al genere spionistico d'azione, ma, tutto sommato, vuoi vedere come va a finire l'amabaradan, e il colpo di scena conclusivo ti ripaga di qualche sbadiglio e di alcuni fill-in di troppo.
Non è Le strade di San Francisco, ma per ammazzare il tempo mentre mi stiro le camicie va benone.

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