giovedì 13 marzo 2014

I più grandi di tutti

Locandina I più grandi di tutti

Se fossimo a Seattle e questo film fosse stato diretto magari da Cameron Crowe l'epopea della band dei Pluto si sarebbe conclusa con l'affermazione, tardiva ma sacrosanta, di un gruppo indie un po' sfigato ma capace di afferrare, quasi fuori tempo massimo, la seconda occasione e, ovviamente, il concerto che avrebbe sancito la loro reunion sarebbe stato trionfale e foriero per il gruppo di una nuova, entusiasmante, carriera musicale.
Qui però siamo a Rosignano Solvay, provincia di Livorno e, come nel resto del nostro paese, le band indipendenti hanno una prospettiva di vita simile a quella della mosca sotto il bicchiere: proprio come l'insetto, per un po' si agitano cercando di uscire, poi la stanchezza ha la meglio e si rassegnano a starsene lì ad attendere gli eventi.

Non è un film privo di difetti, I più grandi di tutti, ma è anche dotato, a mio avviso, di una sua personalità, ben espressa attraverso quella rassegnata, incazzosa e sopra le righe dei suoi protagonisti (gli ottimi Alessandro Roja e Marco Cocci; la sorpresa Dario Cappanera, autentico axeman nostrano, la spaesata Claudia Pandolfi).
Il tono disincantato con il quale Carlo Virzì (fratello di Paolo) si diverte a sovvertire i vari cliché, spesso preconfezionati, dietro al fenomeno delle rock band è probabilmente la carta vincente della storia. Non a caso i momenti più divertenti riguardano i flashback del gruppo al suo "apice" e lo stordito smarrimento dei vari plutos davanti alla mitologica ricostruzione della loro carriera fatta dal die hard fan/impresario (Corrado Fortuna) che li ha riuniti dopo tre lustri.
 
Nel vuoto cosmico di produzioni italiane sul tema, I più grandi di tutti si segnala, con irriverenza e senza prendersi troppo sul serio, quale buon esempio su come approcciare l'argomento musica indipendente e territorio nostrano.
Senza trascurare il fatto che i brani dei Pluto (uno su tutti: Vado al mare), composti appositamente per il film,  sono trascinanti e che le sequenze sui titoli di coda rappresentano un delizioso tocco finale.

4 commenti:

  1. concordo in pieno. e le canzoni fanno morire!

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  2. Jumbolo sarà contento della scelta della location...Tuttavia, la Pandolfi come rocchettara...

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  3. @Dantès: chissà se si trovi l'EP "Paraculo" (Vado al mare; Fai le mele; Siamo isole in un oceano di merda) ...

    @anonimo: eh, infatti...

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  4. Ti è piaciuto ? Io l'ho trovato parecchio deludente. vabbè, de gustibus :)

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