lunedì 16 dicembre 2013

Austin Lucas, Stay Reckless


In Austin Lucas sono riposte molte delle speranze del country indipendente americano. Curioso, vista la storia e l'immagine del ragazzo (in parte riassunte nella mia recensione al suo album precedente), che non essendosi formato a Nashville o a San Antonio ma nell'Europa dell'est e che presentandosi sovrappeso e con lo sguardo smarrito, non potrebbe essere più lontano dall'iconografia classica del country hero. Poco male, anzi, per il sottoscritto, che fugge dai Big Jim con Stetson preconfezionati dell'industria U.S.A., queste anomalie rappresentano valori aggiunti.
Così come è un'anomalia (ed un valore) il fatto che Lucas risponda alle enormi aspettative dell'ambiente country con il suo disco che meno rispetta gli steccati della redneck music. Stay reckless è infatti decisamente più rock-folk oriented di quanto fosse lecito aspettarsi, mentre non ci sono sorprese di sorta in merito alla bravura di Austin come songwriter, che qui viene confermata in tutta la sua versatilità.

L'album è aperto Let me in, un folk-rock arioso che con qualcosina di meno saprebbe di Byrds e con qualcosina di più potrebbe oscillare tra REM e Heartbreakers. Il country elettrico fa capolino nel successivo Alone in Memphis, brano dalle potenzialità commerciali esplosive che purtroppo non delfagreranno appieno fino a quando, ahimè, della canzone non sarà proposta una versione patinata dalla Taylor Swift di turno. Four wheels è una love songs con tutte le parole al posto giusto e un bel violino a fare da fiocco rosso, mentre Small town heart recupera l'energia del classico midtempo rock, con tanto di tastiere a sostenere l'intreccio melodico.
L'album si muove per tutta la sua durata all'interno di una delicata commistione tra i generi da highways americane, mostrando la capacità del musicista nel passare da un canone all'altro, come ben dimostrano il rock di Save it for yourself, Stay reckless e So much more than lonely e l'intimismo di Gift and gamblers e della conclusiva Splinters.

In conclusione una prova che, pur non riuscendo nell'obiettivo di sfondare definitivamente nell'olimpo del real country, conferma il talento di un'artista che, evidentemente, non ha tra le sue priorità quella di essere accondiscendente o prevedibile rispetto alle proprie scelte musicali.
 
7,5/10

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