lunedì 18 marzo 2013

Son Volt, Hony tonk (2013)


Jay Farrar dei Son Volt, arriva, come Jeff Tweedy dei Wilco, dalla comune esperienza degli Uncle Tupelo, band seminale in ambito di country moderno ( tra i padri dei movimenti alternative country/no depression), e anzi, fu proprio lui a causare lo split di quel gruppo, abbandonandolo improvvisamente nel 1994.
La storia ci insegna che le cose hanno poi sorriso a Tweedy e ai Wilco, considerati oggi tra le formazioni più importanti del rock e meno a Farrar, relegato alle seconde linee di un successo e di una platea di fan decisamente più ristretti.

Eppure i Son Volt erano partiti bene, con tre album in tre anni (dal 95 al 98) caratterizzati da un buon bilanciamento tra la tradizione acustica di provenienza ed innovative tensioni elettriche che conferivano al loro sound un personale trademark, penalizzato dal solo limite di essere un pò troppo ripetitivo (per azzardare un paragone, nello stesso periodo i Wilco uscivano con tre album diversissimi tra loro come A.M. ; Being there e Summerteeth). E così arrivava una pausa di riflessione e uscite discografiche sempre più dilatate nel tempo (tre release in undici anni), fino alla recente pubblicazione di questo Honky Tonk.

Già dal titolo è intuibile l'orientamento del lavoro. Assistiamo in effetti ad un recupero della tradizione true country, influenzata da un ritorno alle atmosfere Uncle Tupelo ma, soprattutto, da un personale approccio al cosiddetto Bakersfield sound (stile portato al successo da Buck Owens) contraddistinto da atmosfere languide e sognanti, ballate acustiche, delicati valzer e al massimo qualche mid-tempo. Gli estratti migliori sono l'apertura con il western sound di Hearts and minds, il lento Angel of blues, le Owens oriented Brick walls; Bakersfield; Seawall e Tears of change, anche se un disco di questa natura ha la sua forza nel progetto complessivo, nella sua compattezza ed unicità.

L'impressione è che Farrar abbia compiuto l'ultimo tentativo di arrivare al (meritato) successo popolare attraverso lo sfondamento delle classifiche USA di genere con un disco onesto e ruffiano al tempo stesso. Il tempo dirà se il tentativo andrà a buon fine. Io, come potete immaginare, glielo auguro.

7/10

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