giovedì 12 gennaio 2012

In the Moody for love



L'altra sera parlavo con un conoscente Molto Esperto Di Cinema, si disquisiva in generale di film belli e film brutti. Io sostenevo che a volte, laddove ci si trovi davanti a prodotti imperfetti, magari non solidissimi, ci si può comunque divertire se ci sono delle trovate divertenti, dei personaggi riusciti, delle situazioni coinvolgenti, dei dialoghi efficaci. Lui riteneva invece, non senza una punta di malcelato fastidio, che solo una grande sceneggiatura fa un gran film.



Non l'ho detto apertamente, ma anche se non è un film, è proprio a Californication che pensavo quando sostenevo la mia tesi. La terza stagione in particolare non si può davvero dire che sia sostenuta da uno screenplay d'acciaio, anzi, gli autori si perdono anche fili narrativi più banali, come il fidanzato di Becca che era stato la causa del mancato trasferimento di Hank e la figlia a New York, destinazione della sola Karen, al termine della season two. Cazzate, ok, era solo per fare un esempio. Però, e qui sta il bello di Californication, gia dai primi secondi del serial si capisce che anche a sto giro non mancherà il divertimento grazie alla consueta raffica di freddure, al parodistico gusto per il volgare, all'inesauribile piacioneria di Hank (spedito quasi suo malgrado ad insegnare letteratura al college) e sopratutto ad alcune grandiose new entry.



Sue Collini, nuova capa di Charlie è la prima. Ho fatto un pò fatica a riconoscere Kathleen Turner nei panni di questo personaggio, non ero a conoscenza dei suoi gravi problemi d'alcol e di salute che ne hanno radicalmente modificato l'aspetto, e quindi identificare l'interprete di Brivido Caldo, La guerra dei Roses, l'Onore dei Prizzi con l'attuale persona è stato arduo. In compenso il suo è senza dubbio il personaggio più divertente della serie. Volgare, assatanata, molestatrice, perversa, totalmente disinibita e sempre a caccia di sesso in qualunque forma esso si presenti, la Turner con la sua prova dimostra di non avere nessun timore a sputtanare il suo rispettosissimo curriculum cinematografico. Ancora di più ha fatto Ricky Springfield, idolo pop degli ottanta, che interpreta una versione depravata, egocentrica e misogina di se stesso. Oltre all'ironia in questo caso ci vuole una buona dose di coraggio (o disperazione?) ad accettare una parte così.


Tra risate e belle donne, continua l'identificazione del maschio medio con le disavventure di Charlie Runkle e si arriva solo in parte preparati alla svolta drammatica dell'ultimo episodio, che risolve la questione di Mia, risalente alla stagione uno.



Mentre in USA è iniziata la quinta (in Italia le tv si sono fermate alla seconda, la terza è uscita solo per il mercato dvd), sono già in pista con la quarta. A presto dunque.


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