Non c'è niente da fare,ancora oggi, superata la boa dei quaranta, sono i vecchi dischi di heavy metal a scaraventarmi, come un tuffo da una scogliera, dritto nel mare più profondo della musica che mi eccitava da ragazzo. A sto giro tocca ai Saxon che sono tornati a monopolizzare i miei ascolti a partire dal momento in cui ho rimesso in circolo, a oltre cinque lustri di distanza dall'ultima volta, Denim and leather.
Ci fosse qualcono che non li conosce, i Saxon sono, insieme agli Iron Maiden, Motorhead,Judas Priest ed altri, una delle formazioni di punta della New Wave of British Heavy Metal. Tra i membri storici della band, Biff Byford (voce), Paul Quinn (chitarra), David Ward (batteria), Steve Dawson (basso), e Graham Oliver (chitarra), solo i primi due fanno ancora parte della formazione attuale della band.
L'anno dopo gli inglesi fanno il botto. Nel giro di pochi mesi escono infatti due dischi, Wheels of steel e Strong arm of the law che pongono le fondamenta della loro affermazione grazie a brani come Motorcycle man, 747 (Strangers in the night), Machine gun, Wheels of steel, Suzie hold on, Heavy metal thunder, Dallas 1 pm e 20.000 ft. che permettono al combo di raggiungere i loro migliori risultati commerciali (entrambi furono dischi d'oro) in UK.
Ebbene, riascoltata oggi è questa probabilmente la loro opera più compiuta. La produzione riesce a conciliare un'ottima pulizia del suono con una potenza di fuoco ragguardevole. La sezione ritmica non è mai stata così esaltata prima, e i primi tre pezzi del disco sono forse quelli più potenti di sempre nella storia dei Saxon. La title track, Redline e Warrior lasciano letteralmente senza fiato, così come This town rocks, più avanti. Ma parlavo di lavoro più compiuto perchè, a differenza dei suoi predecessori,con Power and the glory Biff e soci tentano di ampliare i loro orizzonti sonori. Per la prima volta spazio quindi ad una ballad, la convincente Nightmare (con la quale furono ospiti anche a Sanremo in un'esibizione che a rivederla oggi fa sorridere) e alla melodia di Watching the sky. Ma anche alla conclusiva The eagle has landed dal suo lunghissimo intro strumentale in odore di Pink Floyd. Un disco della Madonna, credetemi.
Oggi,quasi trent'anni dopo, la band è ancora in giro, ha appena pubblicato un album (Call to arms) e di recente è passata anche dall'Italia per promuoverlo. E' entrata nel novero delle band metal storiche alle quali però i ragazzi chiedono sempre gli stessi pezzi. Quelli degli inizi. Considerato che parliamo di quattro album sui diciannove complessivamente pubblicati, non si può certo parlare di una carriera straordinaria. Ma di musica che scalda il cuore di un vecchio dinosauro, quello si, dai.
Nessun commento:
Posta un commento