mercoledì 12 gennaio 2011

I migliori del 2010, 2 / 2




5. BRUCE SPRINGSTEEN – The promise


Si capisce perchè questo lotto di ventuno canzoni non sia finito all’epoca nell’arrabbiatissimo Darkness on the edge of town. Troppo distanti dal mood che Bruce volle fortemente imprimere a quello che è universalmente riconosciuto come suo capolavoro. Tra pezzi storici che finalmente vedono la pubblicazione in studio (Fire, Because the night, Rendesvouz, The way), versioni alternate da brividi ( Racing in the streets ma non Candy’s boy, che è un’altra canzone rispetto alla definitiva Candy’s room), perle regalate agli amici (Talk to me incisa da Southside Johnny), pezzi che verranno cambiati nel testo o nella melodia o cannibalizzati per canzoni future (Come on,Spanish eyes,Candy's boy), a prevalere nettamente sono i lenti o al massimo i midtempo. Essenziale, nonostante lambisca il classico raschiamento del fondo del barile.


4.HANK III – Rebel within

Eccola qui la tanto agognata parola fine sul contratto quindiciennale con la Curb Records. C’era forse da aspettarsi un disco tirato via, farcito di riempitivi, volutamente approssimativo e invece Hank conclude il suo impegno con la label lasciando in testamento la sua opera più tradizionale. A parte due-tre episodi si viaggia infatti sull’onda di grande blugrass e di trascinante honky-tonk. Non manca ad ogni modo lo sfanculamento finale all'ormai ex etichetta. Liberatorio.





Ultimamente il canadese ci mette un pò più di tempo del solito ad azzeccare un disco, quando lo fa però gli orologi tornano magicamente a fermarsi. Quanto sia merito suo e quanto di Lanois che produce non è dato saperlo (anche se, visti gli ultimi lavori di Neil, io propendo per un 60-40 a favore di Daniel) e alla fine importa poco, nel momento in cui si azzeccano in maniera così clamorosa suoni e liriche.



2.THE SWORD – Warp riders

La sorpresa dell’anno. Un concept album che racconta di astronavi e pianeti perigliosi dipanando classicissimi riffoni blacksabbathiani, ma riuscendo anche a sorprendere con poderose accelerazioni trash (Astreas's dream) e addirittura accenni glam (Night city). Fantascientifico.



Un'opera collocata armoniosamente tra lo Springsteen dei settanta, Van Morrison e i Replacements, suonata però da tizi che dicono di avere sull’auto il santino dei Pearl Jam e dei Social Distortion che probabilmente li esortano ad andare piano. Pardon, forte, a suonare forte. Out of time.

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