Michael Franti & Spearhead
The sound of sunshine
Capital, 2010
La parte più complicata che mi tocca nel recensire questo disco (co-prodotto da Sly & Robbie) è evitare di definirlo abusando dell'aggettivo solare. Fatto questo il resto del lavoro è tutto in discesa, d'altro canto la cover sarebbe già di per se esplicativa dei contenuti.
Atmosfere delicate stese perlopiù su battiti in levare, strumentazioni ridotte al minimo indispensabile con la chitarra acustica a farsi carico dell'ossatura dei pezzi. Liriche che accantonano (senza abbandonarli) temi politici o di denuncia sociale e si concentrano maggiormente su composizioni d'amore o che comunque tendono alle good vibes.
Apre con una struttura semplice e un ritornello arioso The sound of sunshine, poi il ragamuffin si palesa, sfociando anche nella black, con Shake it e Hey Hey Hey, mentre con Anytime you need me emerge abbastanza esplicito un richiamo agli Specials.
I beat aumentano dopo la metà dell'album, con Love don't wait e The thing that helps me get through, che strano a dirsi, mi ricorda gli INXS.
I due lenti successivi (Gloria e soprattutto la bellissima Headphones) sono forse i punti più alti del disco, che si chiude con una versione alternata della title-track.
Anche in queste vesti disimpegate il grande Franti riesce a comunicare empatia, a scaldare e a coinvolgerci, peculiarità questa propria solo dei grandi artisti. Solo dio sa quanto servono dischi così solari in periodi così freddi (da tutti i punti di vista). Ups.
giusto per contestualizzare a modo mio : ) è anche vero che questo bel disco viene dopo due album sempre tesi e groovosi ma segnati dalla situazione internazionale, dal viaggio in Iraq ecc... insomma i olo volevo proprio così perchè è molto liberatorio ecco
RispondiEliminaMau