venerdì 26 novembre 2010

Il santo


Raul Malo
Sinners and Saints
Fantasy, 2010
 
Finalmento è tornato Raul Malo, quello vero. Dopo lo split con i Mavericks di inizio decennio (al netto di una breve reunion nel 2004/05) e l'ottimo esordio solista di Today, il singer nato a Miami da genitori cubani aveva smarrito un pò la strada maestra, perdendosi in dischi in stile modern crooner che, limitandola ad un registro, umiliavano la straordinaria versaltilità della sua voce (oltre a, diciamolo francamente, ammosciare notevolmente le palle).

Con Sinners and saints si risente invece il sound senza confini che mi ha portato a definire i Mavericks come i Creedence Clearwater Revival degli anni novanta. Si capisce subito dalla prima canzone del disco (la title track) che si respira un'aria diversa rispetto al recente passato. Una lunga introduzione di tromba mariachi in stile Herp Albert ci conduce al cantato ed ad un'accattivante composizione che oscilla tra melodie arabe e sudamericane. A seguire il rhythm and blues di Living for today con i fiati che pompano sangue nelle vene e nella successiva San Antonio baby la fisa sorregge uno scatenato tex mex.

Dopo il canonico slow 'Til i gain control again, Malo va in modalità Elvis Presley (una delle mie preferite!) e attacca Staying here, un bel midtempo soul. Tequila e birra tornano a scorrere a fiumi con Superstar, mentre Sombras timbra un altro gradito comeback, quello alla melodia sudamericana.

Ma non c'è festa per ritorno a casa che si rispetti senza la conclusione di effetti pirotecnici e fuochi artificiali. E infatti gli ultimi colpi sono garantiti da Better in Texas che, a dispetto del titolo, è un altro vorticoso omaggio alla musica messicana. Mrs Brown, fiati e cori che maramaldeggiano, è una bonus track che avrebbe meritato di essere titolare.
In controtendenza rispetto alla stagione, un disco da camicie a fiori, shorts e fetta di limone infilata nella bottiglia di birra.


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