lunedì 23 agosto 2010

Don't look back

Alla fine non è un problema di prezzo. Non più almeno. Ci siamo stracciati le balle per anni a dibattere sul taglio dell'iva ai dischi e adesso che si trovano quasi tutti entro i dieci euro (in giro o on-line) non li vuole più nessuno. Ai ragazzi il supporto non interessa. L'album inteso come prodotto fisico, plastica e cartone, non è percepito come un bisogno,una necessità. La fruizione della musica ha definitivamente preso altre strade.
E' uno step in più rispetto al problema della pirateria musicale che, nell'incapacità di leggere i processi delle major, ha ridotto ai minimi termini il mercato discografico.

Prova di questa mia teoria è l'assioma dei cestoni.

Ognuno di noi appassionati di musica credo abbia provato prima o poi l'esperienza dei cestoni di ciddì scontati nei supermercati o nelle catene d'elettronica.

Ebbene, fino a poco tempo fa, quando un negozio proponeva codesto tipo di svendite, c'era la calca intorno a questi benedetti contenitori metallici, con la gente che frugava freneticamente e intanto reggeva tra i denti o in mezzo alle ginocchia serrate i frutti della febbrile ricerca, guardando in canegnesco il vicino di posto. Come conseguenza questi improvvisati pozzi di san patrizio si svuotavano nel giro di poche ore. Come risultato il negozio aveva eliminato le giacenze e i musicofili se ne andavano a casa convinti di aver fatto l'affare della vita.

Oggi non è più così. Non per i dischi almeno. Qualche settimana fa sono stato da Mediaworld e subito la mia attenzione è stata calamitata da un cestone stracolmo di cd che strillava "tutto a 4.99". Ci ho potuto frugare dentro senza che nessuno mai si affacciasse ad insidiarmi. Ho potuto fare con calma la mia scrematura (Ingrediente Novus di Moltheni con annesso dvd, Black Sunday dei Cypress Hill, One foot in the grave remasterizzato e con extra tracks di Beck, l'Unplugged di Clapton, un best of doppio,ufficiale, esaustivissimo di Buddy Holly) e portare il malloppetto alle casse.

Ebbene, ci torno ieri e il cestone è sempre lì, più o meno colmo come la prima volta. I titoli sono gli stessi, non è stato rifornito. Semplicemente per quella roba non c'è più domanda. Lo si evince anche dal fatto che tutto intorno gli scaffali di dvd e giochi elettronici si sono mangiati altro spazio rispetto a quelli di dischi.
Altra prova è il rapporto dei nipoti riguardo la musica (ne ho di 13, 15, 17 e 19 anni), ma di questo magari ne riparlo in un'altra occasione.

Perciò, mentre da noi e nel resto del mondo i dibattiti proseguono, sospesi tra autoritarismo e tolleranza, nel mondo reale il turnover tra i fruitori del prodotto si è interrotto. Un'era si è definitivamente chiusa. Forse tra una decina d'anni lo capiranno anche i padroni della ferriera.


P.S. A prezzo speciale ho anche comprato Backspacer dei PJ. Beh, il packaging è molto bello, curato, originale (qui sotto un estratto del libretto interno), c'è un corposo booklet, tutti i testi.
In aggiunta il cd ha dei contenuti multimediali che puoi esplorare inserendolo nel pc. L'extra più consistente è che puoi scaricare dal Ten Club due bootleg ufficiali del gruppo, a tua scelta tra una ventina messi a disposizione . Davvero un prodotto di tre spanne sopra la media.


Questo per dire che, magari, la validità di un prodotto, la sua originalità, la sua unicità potrebbe contribuire a ricreare da zero una cultura musicale per le nuove leve. Dare un motivo concreto che ne giustifichi l'acquisto. Far apprezzare di nuovo la "fisicità" dell'oggetto disco.

Vabbeh, dico potrebbe.



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