lunedì 23 agosto 2010

Domande retoriche



Ipotizziamo per un momento che Berlusconi sia un politico normale. Nè meglio nè peggio dei tanti di estrazione pentapartitica che l'hanno preceduto nella storia della prima repubblica. Che non si sia mai fatto leggi ad personam per liberarsi di processi e debiti. Che non abbia mai frequentato ragazzine. Che non abbia conflitti d'interesse. Che non sia stato promotore del Family Day mentre si trombava tutto il trombabile che c'era in giro, vantandosene. Che non abbia mai detto, riferito a Bossi, io con quello lì non mi berrò mai più nemmeno un caffè per poi considerarlo il suo migliore amico e partner più fedele. Che non abbia mai usato la politica per fini personali.

Ecco, facciamo finta che tutto questo non sia mai accaduto.

Anche se fosse, e pure resettando gli ultimi vent'anni, in un altro paese mediamente normale (Francia, Spagna, Germania, Usa, Inghilterra, Argentina, Messico, Russia) non sarebbero bastate le due notizie di questi giorni per far dimettere un primo ministro?


Con il conseguente (periodico?) rigurgito di coscienza degli scrittori di sinistra che scrivono per l'azienda del cavaliere e il puntuale progettino di legge che per graziare mr. B s'inculerebbe millemila altri processi.


Eccerto, la Costituzione è una formalità, una traccia. Poi il modo si trova sempre, no? Dev'essere più o meno così che gli diceva anche Tremonti riferendosi al fisco, ai tempi in cui gli faceva da commercialista.



Potete anche non rispondere.


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