Da non credere il tempismo di merda che al solito dimostra l'influenza, quando si tratta di me. Tra tutti i momenti in cui poteva manifestarsi, proprio adesso, nelle due settimane di lavoro più intenso dell'anno, tra assemblee a tre al giorno, spostamenti coi mezzi pubblici su e giù per Milano, mille cose da organizzare, interventi da scrivere, in poche parole, un pezzo di congresso da preparare. Ergo: impossibile mandare il certificato rosso dell'Inps.
L'unica via è affidarsi all'ormai fidata farmacista dell'aeroporto per avere un doping sicuro. La dritta questa volta non è clamorosa, il farmaco è noto. Però, a differenza di altri mi ha tenuto in piedi in un momento in cui non lo credevo possibile. Tre pastiglie al giorno per quattro giorni. Oggi siamo appunto all'ultima tripletta. Lo so, è un pessimo modo di (non) guarire da una brutta sindrome influenzale . Tra l'altro febbre e raffreddore sembrano spariti, ma continuo a sentire la testa come se fosse in preda a qualche sostanza allucinogena, i neuroni rimbalzano tra loro mandandosi allegramente affanculo.
Oh beh, non è mai morto nessuno per un'influenza fatta in piedi.
A differenza di un conoscente mio coetaneo che è spirato per infarto durante il suo consueto giro di footing serale, come mi ha fatto delicatamente notare la mia signora lunedì, mentre mi accingevo a raggiungere gli amici al campo di calcetto.
Ma questa è un'altra storia...
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