I film sui super eroi, come gli originali su carta a cui si ispirano, ruotano costantemente intorno ad un paio di elementi standard. Un fatto negativo, a volte drammatico, spesso un incidente, che provoca un’alterazione genetica nel protagonista. A seguito di ciò, il personaggio acquisisce poteri straordinari, ci prende le misure, e poi le mette a disposizione del bene, scagliandosi contro qualunque minaccia. I cattivi sono sempre brutti e malvagi. Raramente ci sono delle sfumature. Poi c’è la bellona di turno, destinata ad essere presa in ostaggio dal super cattivo e ad essere salvata dopo mille peripezie dall’eroe innamorato.
Altra costante, dal primo Spiderman di Sam Raimi in poi, è la spettacolarità delle scene d’azione. Ormai con la tecnologia si può fare tutto. Lo immagini, lo puoi creare. Fa quasi tenerezza pensare al Superman con il povero Reeve, o al panciuto Uomo Ragno dei settanta.
Cosa differenzia quindi un super-hero movie da un altro? Beh, una grossa mano la possono dare regia e cast. Ecco, Iron Man spicca per l'eccellenza di quest'ultimo elemento.
Il protagonista Tony Stark, un miliardario cinico, viziato e snob è interpretato come meglio non si potrebbe da Robert Downey Jr; un irriconoscibile e magnifico Jeff Bridges è Obadiah Stane il suo socio storico, nonché unico amico e in seguito sua nemesi; Gwynet Paltrow è la timida ma determinata segretaria Pepper, da sempre innamorata del suo capo. C’è il solito cameo di Stan Lee (creatore di tutta la galassia Marvel dei sessanta ed uno del regista Jon Favreu ( lo scrittore/protagonista dell'indimenticabile Swingers). Poi ci sono degli arabi cattivissimi, ma vabè nessuno è perfetto.
Il film scorre bene, riesce ad essere molto ironico, la cattiveria diabolica di Obadiah/Bridges è da culto, la timidezza da romanzo harmony di Pepper/Paltrow è molto romantica, Stark/Downey jr gigioneggia per tutto il tempo. L’idea del mini reattore trapiantato nel centro del petto di Stark è geniale (è un'iniziativa degli sceneggiatori, nei comics non c'è mai stato) e visivamente molto efficace, così come “l’operazione a cuore aperto” che Pepper pratica a Stark.
Un’altra costante delle trasposizioni dei comics Marvel è l’attualizzazione delle storie. Quasi tutti i character più famosi della Casa delle Idee sono stati creati nei primi sessanta, mentre i loro parenti di celluloide sono ben inseriti nel terzo millennio.
Le origini di Iron Man ad esempio, in originale avevano luogo durante la guerra in Corea (!) mentre nel film avvengono in un ipotetico Afghanistan.
Da storico fan dei fumetti Marvel, confesso di non avere mai eccessivamente amato questo personaggio in armatura rossa e oro, ma devo ammettere che la pellicola a lui ispirata è quanto di meglio finora prodotto da Hollywood in ambito di film sui super eroi. Un intrattenimento spettacolare e ben realizzato.
E’ quasi pronto il sequel, uscirà nelle sale americane a maggio 2010.
Altra costante, dal primo Spiderman di Sam Raimi in poi, è la spettacolarità delle scene d’azione. Ormai con la tecnologia si può fare tutto. Lo immagini, lo puoi creare. Fa quasi tenerezza pensare al Superman con il povero Reeve, o al panciuto Uomo Ragno dei settanta.
Cosa differenzia quindi un super-hero movie da un altro? Beh, una grossa mano la possono dare regia e cast. Ecco, Iron Man spicca per l'eccellenza di quest'ultimo elemento.
Il protagonista Tony Stark, un miliardario cinico, viziato e snob è interpretato come meglio non si potrebbe da Robert Downey Jr; un irriconoscibile e magnifico Jeff Bridges è Obadiah Stane il suo socio storico, nonché unico amico e in seguito sua nemesi; Gwynet Paltrow è la timida ma determinata segretaria Pepper, da sempre innamorata del suo capo. C’è il solito cameo di Stan Lee (creatore di tutta la galassia Marvel dei sessanta ed uno del regista Jon Favreu ( lo scrittore/protagonista dell'indimenticabile Swingers). Poi ci sono degli arabi cattivissimi, ma vabè nessuno è perfetto.
Il film scorre bene, riesce ad essere molto ironico, la cattiveria diabolica di Obadiah/Bridges è da culto, la timidezza da romanzo harmony di Pepper/Paltrow è molto romantica, Stark/Downey jr gigioneggia per tutto il tempo. L’idea del mini reattore trapiantato nel centro del petto di Stark è geniale (è un'iniziativa degli sceneggiatori, nei comics non c'è mai stato) e visivamente molto efficace, così come “l’operazione a cuore aperto” che Pepper pratica a Stark.
Un’altra costante delle trasposizioni dei comics Marvel è l’attualizzazione delle storie. Quasi tutti i character più famosi della Casa delle Idee sono stati creati nei primi sessanta, mentre i loro parenti di celluloide sono ben inseriti nel terzo millennio.
Le origini di Iron Man ad esempio, in originale avevano luogo durante la guerra in Corea (!) mentre nel film avvengono in un ipotetico Afghanistan.
Da storico fan dei fumetti Marvel, confesso di non avere mai eccessivamente amato questo personaggio in armatura rossa e oro, ma devo ammettere che la pellicola a lui ispirata è quanto di meglio finora prodotto da Hollywood in ambito di film sui super eroi. Un intrattenimento spettacolare e ben realizzato.
E’ quasi pronto il sequel, uscirà nelle sale americane a maggio 2010.
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