martedì 17 marzo 2009

James strikes back


Dopo una gestazione lunga otto anni, a settembre di quest'anno uscirà finalmente la terza e ultima parte dell' America underworld trilogy di James Ellroy.

Mi sono reso conto di aver citato spesso questo autore sul blog, parlando dei libri altrui (sopratutto parlando di Genna...) ma di non avergli mai dedicato un post, il che è abbastanza clamoroso, visto che si tratta del mio scrittore favorito.

Beh, un pò mi giustifica il fatto che dal 2001 a oggi James non ha pubblicato praticamente niente. Robe brevi, supervisioni a raccolte di racconti altrui, short tales sui men's magazine.
Ma d'altro canto lui non è mai stato uno da un libro l'anno. Si è sempre preso il suo tempo, ricompensando le attese dei lettori con produzioni mai banali.

Fino ad American Tabloid (1995) il suo stile è sempre andato in crescendo. Partito con il genere Serial Killer per poi abbandonarlo con netto anticipo rispetto alla moda imperante, ha scritto, prima la trilogia di Hopkins il pazzo, sergente moolto particolare della LAPD, poi la quadrilogia di Los Angeles: quattro volumi in cinque anni, forse il suo periodo più prolifico e il più premiato dal pubblico (Dalia Nera e LA Confidential già tradotti per il grande schermo e White Jazz in arrivo; mancherebbe solo Il grande nulla che, guarda un pò, è il mio favorito).

A seguire lo struggente e introspettivo I miei luoghi oscuri, diviso in due parti, la prima è un'autobiografia al fulmicotone e la seconda narra le indagini postume, condotte insieme ad un detective della omicidi in pensione, sull'assassinio della madre, uccisa quarant'anni prima e assunta a vera musa ispiratrice di tutta la produzione ellroyana.

Infine il suo capolavoro, un romanzo storico prodotto dopo anni di ricerche: American tabloid: prima tappa dell' American Underworld Trilogy. La seconda, Sei pezzi da mille, per la prima volta registra un leggero appannamento creativo e stilistico. Sarà forse per questo che si è preso tutto il tempo necessario per completare la terza, dal titolo già comunicato alla stampa, di Blood's a rover.

Ancora qualche mese.

2 commenti:

  1. Beh, se posso dir la mia:
    Grande Nulla,
    Dalia Nera,
    I miei luoghi oscuri
    American Tabloid
    poi basta, mi sembra che abbia cominciato a diventare un pò troppo autoreferenziale...
    La tetralogia di Hopkins non mi sembra all'altezza dei titoli sopracitati...

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  2. Ma le storie di hopkins erano le prime
    cose strutturate dopo gli esordi.
    cominciava ad inquadrare uno stile,
    e lo faceva con classe. sono storie malate, che già si distanziavano
    dalla media dei noir e dalla paccottaglia
    imperante all'epoca.
    Della quadrilogia di LA non si butta niente,
    uno squarcio spietato sull'america
    anni 40/50.
    I miei luoghi oscuri, beh, è i miei luoghi oscuri...
    E american tabloid è un fottuto capolavoro:
    personaggi, ricostruzione storica,
    plot, finale. epocale.
    In 6 pezzi da mille si avverte un pò
    di stanchezza e un involuzione rispetto
    al capitolo precedente, ma se fosse
    stato un libro di un esordiente
    sarebbe stato incensato incondizionatamente.

    ricordo che eri esaltata quanto me
    dalla lettura dei suoi libri. si può
    cambiare idea, neh. ma mi sembra
    una svolta troppo radicale ridurre
    i titoli buoni della sua produzione
    a 4 opere.

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