giovedì 31 luglio 2008

God is a concept,by which we measure our pain


L'esordio discografico del trentenne John Lennon, pochi mesi dopo l'epitaffio ufficiale dei Beatles (Let it be), è musicalmente interessante, anche se controverso.
John all'epoca si definiva un fottuto genio, era in rottura assoluta con i suoi ex-compagni musicali e celebrava il suo amore totale con Yoko Ono, al punto di citarla nel titolo del disco.

Plastic Ono Band conteneva alcuni classici della purtroppo breve carriera solista di Lennon, Mother e Working class man, e il manifesto dello stato d'animo di quel periodo dell'ex-beatle: God. Una canzone che trasuda provocazione, orgoglio ma anche un pò di infantilismo e di debolezza, oltre ad essere scritta in uno stile abbastanza scolastico, ma dal grande valore emotivo.

Un brano atipico, senza ritornello. Quasi due canzoni in una. Comincia con una breve strofa, poi parte una sorta di bridge con un elenco di personaggi o elementi simbolici, anticipati sempre dalla frase i don't believe in. In questa lista trovano posto tra le altre citazioni Kennedy, lo yoga,il mantra (hey, uscivamo dagli anni sessanta!), Gesù, Hitler,la magia. Le ultime tre posizioni sono occupate dai miti generazionali dei tre lustri precedenti al 1970, in rigoroso ordine di citazione, Elvis, Dylan (chiamato con il suo vero cognome, Zimmerman) e infine i Beatles. La canzone sembra fermarsi lì. Invece John riprende con un filo di voce per cantare che lui crede solo in se stesso. In Yoko e in se stesso. Poi rivolto probabilmente a tutto il mondo fuori dalla sua stanza l'ex beatle ribadisce che the dream is over, adesso lui è solo John, fatevene una ragione e andate oltre.
A me fa quasi tenerezza.


God is a concept
By which we measure
Our pain
I'll say it again
God is a concept
By which we measure
Our pain

I don't believe in magic
I don't believe in I-ching
I don't believe in Bible
I don't believe in tarot
I don't believe in Hitler
I don't believe in Jesus
I don't believe in Kennedy
I don't believe in Buddha
I don't believe in Mantra
I don't believe in Gita
I don't believe in Yoga
I don't believe in kings
I don't believe in Elvis
I don't believe in Zimmerman
I don't believe in Beatles
I just believe in me
Yoko and me
And that's reality

The dream is over
What can I say?
The dream is over
Yesterday
I was the Dreamweaver
But now I'm reborn
I was the Walrus
But now I'm John
And so dear friends
You'll just have to carry on
The dream is over

mercoledì 30 luglio 2008

Dal dentista


A cosa penso quando vado dal dentista?






In prima analisi c'è sempre un pò di sana fifa, e quindi non posso evitare che la mente vada a questo sgangherato horror B-movie visto anni fa.









Poi però mi dico, non fare il bambino, pensa che stai soffrendo per un risultato









(che detto per inciso otterrei solo con una dentiera)


Alla fine, proprio mentre il dentista mi sta facendo un lavoro cruento, tipo incisione della gengiva o fresatura di un dente, penso, mah! Avrà ragione lui?!?

Ci avete provato eh, stronzi!

Sì dunque, facciamo il punto. Mi assumete come precario. Se questo avviene in una grande azienda, chessò telecom o le poste italiane, generalmente il capo del personale, o come viene chiamato oggi l’ human resources chief, è pagato profumatamente per gestire i dipendenti.

Comunque mi avete assunto con contratto a tempo determinato o in somministrazione,rapporti di lavoro normati dalle leggi 368/01 e 276/03 (qualcuno la chiama ancora legge Biagi, il che è ingiusto, visto che del libro bianco del giuslavorista è rimasta solo la parte a favore delle aziende). Mi avete promesso ammiccanti un’assunzione entro breve. Faccio una stagionalità. Due. Tre. Arrivo a otto,nove. Nel dubbio che vi facciate un'idea sbagliata di me come lavoratore non sto mai a casa ammalato. Non conosco più le ferie estive, giacchè sono assunto quando gli altri dipendenti le fanno. Non posso chiedere mai. Dico sempre sì.
Dopo tre anni mi spiegate che l’azienda va male e che, a malincuore, mi dovete lasciare a casa. Scopro che sono finito nelle statistiche dalla parte dei due terzi di precari che dopo trentasei mesi non vengono assunti.

Scopro anche un’altra cosa. Il direttore del personale, quello con contratto a sei zeri, ha sbagliato le lettere di assunzione, di per se non particolarmente complicate, tanto che con uno stipendio a quattro zeri le avrei fatte io a prova di bomba. Vado dal sindacato o da San Precario o da un conoscente avvocato. Mi dicono che si può far causa e rivendicare l’assunzione a tempo indeterminato per nullità del termine posto sulla lettera d’assunzione. Deposito il ricorso e attendo. Come me, solo alle poste, siamo in venticinquemila su cinquantamila precari assunti negli ultimi cinque anni.

Siete preoccupati, ma non fate causa al direttore del personale per danno procurato. Alzate il telefono, attivate le lobbies e bloccate le sentenze. Cioè tentate di impedire ai giudici di riconoscere in sede legale che mi è stato fatto un torto, che è stata violata la legge. In sostituzione del mio diritto ad essere assunto e quindi della mia ascesa ad una vita normale, mi dareste da due a sei mesi di retribuzione. In ultima analisi pago ancora io per gli errori commessi dalla grande azienda che ha fatto di me ciò che ha voluto per anni.
Cristo, devo essere stato davvero il più grosso figlio di puttana di tutti i tempi, nella mia vita precedente, se oggi devo campare a questo modo!

martedì 29 luglio 2008

Lenny


Lenny Bruce ( 1925/1966) icona della comicità anticonformista americana, pioniere per molti versi della satira politicamente scorretta, ha avuto diversi guai con la giustizia. Il più delle volte perché era allergico all'autorità imposta, e quindi alle sue espressioni più frequenti nelle società moderne (forze dell’ordine), anche se la sua vicenda giudiziaria più nota riguarda l’uso, durante un suo spettacolo della parola cocksucker (succhiacazzi).
Alcuni poliziotti, sempre presenti ai suoi show, l’avevano tirato giù dal palco a forza e arrestato perché il comico americano stava appunto parlando di questa diffusa pratica sessuale. Lenny si preparò per il processo come se dovesse essere lui, e non il suo avvocato, a gestirlo. Come è facile immaginare le udienze furono farsesche, con i testimoni chiamati a parlare del pompino e di come questa parole fosse o meno un offesa alla pubblica decenza.

Lenny fu assolto, e nei suoi spettacoli successivi raccontava assiduamente di questa sua vicenda, sempre davanti ai poliziotti in sala. Cominciava dicendo:" sapete, ho avuto dei guai giù a Frisco per avere usato una parola che inizia per P e finisce per O (nella traduzione italiana si riferiva ovviamente a pompino), perciò stasera chiamerò questa pratica blablabla." Poi, rivolto al pubblico:" Quanti di voi si sono fatti fare un blablabla almeno una volta nella vita?" Più di metà sala alza la mano. "Okay. Adesso vorrei sapere quanti di voi hanno fatto un blablabla." Nessuna mano alzata. "Beh, c'è qualcosa che non torna qui!."
E così via in un crescendo di risate e imbarazzo per le accompagnatrici degli uomini che negavano di aver mai fatto un blablabla agli uomini che invece sostenevano di averne goduto.

Questa scena è ripresa anche nel film biografico del 1974 "Lenny", di Bob Fosse, con Dustin Hoffman.

Perchè mi è tornato in mente? Sui principali giornali di ieri Ilary Blasi spiegava sorridente che, grazie all'operatore telefonico di cui è testimonial, da oggi puoi fare tutti i blablabla che vuoi. Mi sono detto, cazzo, preferirei un pacchetto in cui si possono ricevere (e non fare) tutti i blablabla desiderati!

Vabbeh, scusate.

lunedì 28 luglio 2008

Let's work

E via che si riprende. Confesso che ho sempre provato un'inspiegabile piacere a lavorare quando gli altri vanno in ferie o si apprestano a farlo, ancora di più se si tratta delle vacanze d'agosto.
C'è il piacere delle città vuote (sempre meno negli ultimi anni, per la verità), le strade libere, la gente restante più rilassata. Sembra di assistere a come potrebbe essere la vita se non fossimo così tanti, troppo esigenti e troppo motorizzati.

mercoledì 23 luglio 2008

49 cents

Copio/incollo da rockol, la notizia è interessante e adeguata ai tempi. Paul Westerberg, leader dei Replacements ha pubblicato un disco sul suo sito a 49 cent., più che un disco si tratta di session libere, ma insomma la cosa è curiosa.

Non ha un iPod, non possiede un computer, non si collega mai a Internet: ciò nonostante Paul Westerberg ha deciso di utilizzare la rete per diffondere in pubblico un suo nuovo album intitolato “49” e venduto, per l’appunto, al prezzo stracciato di 49 centesimi su Amazon (link diretto dal sito dell’artista Men Without Ties, http://members.aol.com/paulspage/).Si tratta, come ha spiegato Darren Hill, il manager dell’artista, al sito di Billboard (Billboard.biz ), di un disco lo-fi e semi improvvisato in cui Westerberg suona tutti gli strumenti, interrompe bruscamente un’esecuzione per passare a quella successiva (a volte sovrapponendo una traccia all’altra, “come quando si cerca la sintonia su una radio”) e accenna canzoni famose come “Hello, goodbye” dei Beatles, “Born to be wild” degli Steppenwolf, “I am a rock” di Simon & Garfunkel e “Rocket man” di Elton John. Quarantaquattro minuti di musica in tutto, stipati in un singolo file mp3 che contiene una dozzina di canzoni senza testi né titoli, anche se alcune sono già state proposte in concerto dal cantautore di Minneapolis. “L’ha finito di lunedì, me l’ha mandato il martedì e nel weekend era già fuori”, ha spiegato Hill. “Una cosa meravigliosa, oggi un artista può davvero godere di una libertà straordinaria. Mi ci vedete a proporre un’idea del genere a una casa discografica?”.A quanto dice Hill, Westerberg si trova in un periodo di grande fertilità creativa, dopo il curioso incidente domestico che lo ha tenuto quasi fermo dal 2006 (si era ferito a una mano mentre cercava di rimuovere della cera di candela con un cacciavite), e altri suoi dischi – magari più “professionali” e rifiniti – potrebbero essere pubblicati a breve. Intanto la Rhino preannuncia per il 23 settembre le ristampe degli album Warner della sua vecchia band, i Replacements (“Tim”, “Pleased to meet me”, “Don’t tell a soul”, “All shook down”), in edizione “expanded” e rimasterizzata.

Fast food music?

La soluzione

Eccola dunque la soluzione alla crisi Alitalia.
"Un piano lacrime e sangue, con 4-5 mila esuberi e probabili esternalizzazioni per arrivare quasi al dimezzamento dell'attuale forza lavoro della Magliana, con un pacchetto di prepensionamenti e cassa integrazione straordinaria che graveranno ancora sul bilancio pubblico dopo il contestato (anche da Bruxelles) ennesimo prestito ponte da 300 milioni di euro. Nuovo sarà anche il contratto di lavoro di piloti, hostess e steward che verranno salvati dalla scure. E proprio il pesante impatto sociale del progetto di ristrutturazione, scritto dall'advisor Intesa, sta facendo maturare l'idea nel governo di rinviare ai primi di settembre lo showdown con i sindacati."

Fallimento "controllato", più esuberi, un peggioramento delle condizioni economiche normativa dei lavoratori (già intaccate nel 2004, tanto da portare il costo del lavoro del personale Alitalia tra i più bassi in Europa, fra le compagnie di bandiera), riduzione delle tratte, acquisti di nuovi aerei in leasing, ma solo più avanti nel tempo, fusione con vettori del prestigio e della solidità di Air One, Volare e magari pure Meridiana.

"La cordata italiana sembra aver preso corpo. Tre le fasce di soci delle newco, non ancora del tutto definite: una prima (Intesa-Sanpaolo, Benetton, Ligresti e probabilmente anche Colaninno, che tuttavia non ha ancora sciolto tutte le riserve) con un impegno di 100 milioni a testa; una seconda (tra cui Fossati e Gavio) con 50 milioni; una terza, infine, con un pacchetto complessivo di 100 milioni alla quale dovrebbe contribuire anche Marco Tronchetti Provera e il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia. L'obiettivo di raggiungere i 700-750 milioni per lo start-up dovrebbe essere raggiunto. A questi va aggiunto il conferimento della flotta da parte di Air One (250 milioni). I tagli del personale, infine. Non esistono ancora numeri certi ma si parla insistentemente di un taglio accompagnato da ammortizzatori sociali di circa 4.000 unità: nel pacchetto ci sarebbero 550 piloti (140 solo per il cargo che dovrebbe essere ceduto), 1.100 assistenti di volo, 2.300 dipendenti di terra. A Palazzo Chigi si studiano anche la possibilità di una cura dimagrante molto forte che prevede l'esternalizzazione delle attività di Alitalia Airport nei piccoli scali (300 lavoratori) ad eccezione di Fiumicino, quelle di amministrazione e It (1.800 persone circa), di Atitech (700) e di buona parte della manutenzione."

Mi ripeto, più di tante parole vale la splendida vignetta di Ellekappa su Repubblica di qualche mese fa: l'unica italianizzazione che riuscirà a silvio, sarà quella degli esuberi.

lunedì 21 luglio 2008

My favorite things, luglio 08


ALBUM

caparezza - le dimensioni del mio caos
iron maiden - powerslave
clash - sandinista!
the streets – the hardest way to make an easy living
motley crue - saints of los angeles

john mellencamp - life,death and freedom
marracash - marracash
vampire weekend - vampire weekend
steve winwood - nine lives
RATM - live at the grand olympic auditorium
nelson/marsalis - two men with the blues
the black angels - directions to see a ghost

LOOSE TRACKS

1.summertime blues - stray cats (unplugged)
2.remote control - michael franti
3.evil is alive and well - jakob dylan
4.like a fire - solomon biurke
5.uriah heep - overload
6.estate remains - autumn defense
7.you'll find a way - santogold
8.la soluzione - fabri fibra
9.il solito sesso - max gazzè
10.D.A.N.C.E. - justice
11.luntano - 24 grana
12.i wanna rock - twisted sisters
13.country boy - alan jackson
14.torch - alanis morrisette
15.god - john lennon
16.flume - bon iver
17.i can't turn you loose - otis redding
18.flume - bon iver


LETTURE

Le grandi interviste di Rolling Stones
Don DeLillo - Underworld


VISIONI

Prison Break stagione tre
Six Feet Under stagione cinque

venerdì 18 luglio 2008

Priorità



Mentre va in scena il pacchetto sicurezza di B., che prevede il taglio dei fondi alle forze dell'ordine (che provoca per la prima volta nella storia uno sciopero unitario di tutti i sindacati di Polizia) e l' indebolimento dell' autorità e dell'indipendenza della magistratura, per la seconda volta in pochi mesi ( della prima ne avevo parlato qui) Giuseppe Maniaci ha subito una pesante intimidazione dalle cosche locali di Partinico (PA). E' stata infatti bruciata l'auto di servizio della sua televisione (TeleJato). Quest'uomo ha un coraggio fuori dal comune, parla, fa nomi e cognomi, descrive fatti, e nessuno, a parte qualche giornalista e qualche politico dell'opposizione lo cerca, lo indica ad esempio, lo protegge. Non una parola dal governo.

Ah già. Ci sono altre priorità.

giovedì 17 luglio 2008

I migliori dischi della mia vita

E' da un pò che avevo in mente questo progettino. Una roba tipicamente mia, cioè che la inizio e magari non la riprendo più, o magari la meno per un pò e poi mi stufo. Ad ogni modo l'idea è mettere giù in ordine rigorosamente casuale gli album (potrei allargarmi anche ai film e ai libri) più significativi della mia vita. L'avvicinarsi della soglia dei quaranta mi sembra un momento ideale per fare il punto, se non della mia esistenza, almeno delle mie traballanti basi musicali.

Ovviamente la mia sarà un'analisi brutalmente sincera, non mi inventerò passioni posticce che fanno figo ma che non ho mai avuto, e non sarò altezzoso (o magari sì, perchè no?).
Dai dischi degli ultimi cinque lustri della mia vita mancheranno molti capolavori riconosciuti e saranno invece presenti opere dal dubbio valore, ma che mi hanno fatto passare dei gran bei momenti. Come d'abitudine, parto senza avere programmato nulla e senza aver compilato a priori una lista di titoli da spuntare.

PAUL SIMON
Negotiations and love songs, raccolta, 1988

C'è stato un periodo in cui i dischi bisognava comprarli o al massimo farseli prestare dagli amici, per poterli ascoltare. In quel periodo, in cui impiegavo il tempo quasi esclusivamente tra la lettura delle riviste musicali e l'ascolto dei dischi, compravo spesso a scatola chiusa, dai vari cataloghi postali (Nannucci, TopTen, Sweet Music) che avevano sempre dischi in offerta, oppure stazionavo ore con le mani immerse nei cestoni dei supermercati che spesso svecchiavano il catalogo vendendo a poche lire ciddì interessanti.

E' stata in una di queste occasioni che mi sono imbattuto in questo disco dalla copertina quasi impresentabile, nera e marrone, con i titoli piccoli scritti in nero, quasi illegibili.

Di Paul Simon conoscevo solo i brani più celebri fatti con il socio Garfunkel e l'album "evento" Graceland, verso il quale mio cognato aveva una vera adorazione. Un'antologia mi stuzzicava e non mi sono fatto pregare.

Sapete, vorrei avere un centesimo per le volte che, riferito ad un disco un pò ostico, ho detto : "ha bisogno di più ascolti per crescere", ma questo è davvero il caso di Negotiations and love songs. I sedici brani inclusi spaziano dagli esordi del 1971 all'86, anno di Graceland, ma la raccolta non risente in modo troppo pesante del successo di questo disco, tantè che ne contiene solo due canzoni (You can call me Al e Diamonds on the soles of her shoes) ; il resto distribuisce equamente venticinque anni di eccelso songwriting.
E se all'inizio è il folk and roll di Mother and child reunion, Me and Julio down by the schoolyard, Love me like a rock e Kodachrome a coinvolgere, successivamente si resta letteralmente rapiti dalla "quadrilogia" sentimentale di 50 ways to leave you lover (non ci sono parole per descrivere la bellezza di questo pezzo), Still crazy after all these years, Late in the evening e Slip slidin' away, canzoni che qualunque artista darebbe un braccio per scrivere, e che ti fanno ringraziare il dio del rocherroll per averle scoperte.

Mettiamoci pure una Train in a distance in punta di voce, e le conclusive due track tratte da Graceland, che al di là di tutto il clamore (non solo positivo) che ha creato, resta un disco determinante per il cosidetto rock etnico (non che Simon sia stato il primo a fare un'operazione del genere, ma di certo è stato il primo a vendere camionate di dischi coniugando il folk anglosassone ai suoni dell'Africa) e otterremo il risultato di una raccolta che suona come un'opera coesa, omogenea, che ha una sua coerenza. Ne sono uscite altre di antologie di Paul Simon, magari anche più complete, ma questa qui è l'introduzione (o l'approfondimento) ideale per la musica di questo artista.


TRACKLIST

1.Mother and Child Reunion
2.Me and Julio Down by the Schoolyard
3.Something So Right
4.St. Judy's Comet
5.Loves Me Like a Rock

6.Kodachrome
7.Have a Good Time
8.50 Ways to Leave Your Lover
9.Still Crazy After All These Years
10.Late in the Evening
11.Slip Slidin' Away
12.Hearts and Bones
13.Train in the Distance
14.Rene and Georgette Magritte With Their Dog
15.Diamonds on the Soles of Her Shoes
16.You Can Call Me Al

Di vita, di morte e di altre sciocchezze


In genere non è un tipo da un disco all'anno, anzi. Stavolta però ha fatto un eccezione alla regola e, a pochi mesi di distanza dal precedente, discreto, Freedom road, pubblica questo Life death love and freedom, che sarebbe prodotto da T-Bone Burnette, anche se poi non è che si senta troppo.
Il classico stile dell'ex cougar emerge infatti chiaramente, relegando ai margini cotanta illustre produzione.
Disco semi acustico, bluesato, trattenuto.
Mi sembra buono, anche se privo di particolari slanci di innovazione.

Un libro sotto l'ombrellone

Se vi piace leggere di musica vi consiglio il libro in allegato al numero credo di luglio di Rolling Stone Italia (quello con in copertina Eddie degli Iron Maiden): Le grandi interviste.
Ci sono Pete Townsheed (1969) che parla del perchè sfascia(va) chitarre, dei lavori su quello che sarebbe diventato Tommy e del suo rapporto con il suo...naso.
John Lennon (1971) livido di rancore nei confronti di McCartney e dei Beatles in generale (imperdibile). Una buona intervista a Springsteen. Neil Young, Jerry Garcia, i due Stones più importanti, Eminem, Axl Rose (sugli abusi che sostiene di aver subito da bambino) e altri.
Le interviste più interessanti a mio avviso sono le più vecchie, prima che la rivista si ministerializzasse autocelebrandosi come la bibbia del rock.

Post parassita

Sono "sceso" dalla montagna per un paio di giorni. Stanco per le lunghe escursioni e scottato dal sole. Volevo scrivere un post su come vorrei passare queste ore con niente da fare e tante cose da fare, ma l'ha già fatto Ale. Qualche concetto è espresso esattamente come l'avevo in testa io. Spunto un impegno dalla lista e passo al prossimo post.

sabato 12 luglio 2008

Tempismo da record

Da oggi sono in ferie. Qualche giorno in montagna dai suoceri e poi qualche giornata random a fare con Stefano quello che gli piace di più, ovvero Gardaland, un giro in Eurostar, piscina...
I programmi in origine non erano esattamente questi, in realtà si doveva andare al mare. Questo però prima che la mia signora tentasse di trasformare una station wagon in un'utilitaria facendola cadere in folle dalla discesa dei box, fino alla schianto contro il muro sottostante (tranquilli in auto non c'era nessuno) e facendoci appropinquare alle vacanze con un handicap di quasi seimila euro.
Ma, come si dice, quello che conta è la salute...

venerdì 11 luglio 2008

UE'!!!

Forse è tempo di rimettere la t-shirt che riporta stampato in tutte le principali lingue: Io non ho votato Berlusconi.Non si sa mai dovessimo incontrare un francese o uno spagnolo...

L'Ue boccia le impronte rom

Il Parlamento Europeo ha approvato con 336 voti favorevoli, 220 contrari e 77 astenuti una risoluzione che stigmatizza e condanna il piano di emergenza per l'immigrazione e le regole per gestione dei campi nomadi italiani. Una richiesta di rinvio del voto presentata dal Ppe è stata bocciata dall'assemblea.Gli europarlamentari hanno tra l'altro approvato un emendamento al testo della risoluzione col quale si esortano le autorità italiane "ad astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori e dall'utilizzare le impronte digitali già raccolte in attesa dell'imminente valutazione delle misure previste annunciata dalla Commissione, in quanto questo costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l'origine etnica".

Il Parlamento esorta le autorità italiane «ad astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori, e dall’utilizzare le impronte digitali già raccolte, in attesa dell'imminente valutazione delle misure previste annunciata dalla Commissione». Ritiene infatti che ciò «costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l’origine etnica, vietato dall'articolo 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e per di più un atto di discriminazione tra i cittadini dell’UE di origine rom o nomadi e gli altri cittadini, ai quali non viene richiesto di sottoporsi a tali procedure».

Più in particolare, i deputati ritengono «inammissibile» che, con l'obiettivo di proteggere i bambini, questi ultimi «vedano i propri diritti fondamentali violati e vengano criminalizzati». Sostengono, invece, che «il miglior modo per proteggere i diritti dei bambini rom sia di garantire loro parità di accesso a un’istruzione, ad alloggi e a un’assistenza sanitaria di qualità, nel quadro di politiche di inclusione e di integrazione, e di proteggerli dallo sfruttamento». Condividono inoltre la posizione della Commissione, secondo cui questi atti costituirebbero una violazione del divieto di discriminazione diretta e indiretta, prevista dalla direttiva UE n. 2000/43/CE che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica, sancito dal trattato. Osservano peraltro che i rom sono «uno dei principali bersagli del razzismo e della discriminazione», come dimostrato «dai recenti casi di attacchi e aggressioni ai danni di rom in Italia e Ungheria.

Il Parlamento invita inoltre la Commissione «a valutare approfonditamente le misure legislative ed esecutive adottate dal governo italiano per verificarne la compatibilità con i trattati dell’UE e il diritto dell’UE». Esprime poi preoccupazione per il fatto che, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, i Prefetti, cui è stata delegata l’autorità dell’esecuzione di tutte le misure, inclusa la raccolta di impronte digitali, «possano adottare misure straordinarie in deroga alle leggi», sulla base di una legge riguardante la protezione civile in caso di "calamità naturali, catastrofi o altri eventi", «che non è adeguata o proporzionata a questo caso specifico». I deputati si dicono anche preoccupati riguardo all’affermazione - contenuta nei decreti amministrativi e nelle ordinanze del governo italiano - secondo cui la presenza di campi rom attorno alle grandi città costituisce di per sé una grave emergenza sociale, con ripercussioni sull'ordine pubblico e la sicurezza, che giustificano la dichiarazione di uno "stato d'emergenza" per 12 mesi.

Più in generale, il Parlamento chiede a tutti gli Stati membri di rivedere e abrogare le leggi e le politiche che discriminano i rom sulla base della razza e dell’origine etnica, direttamente o indirettamente, e sollecita Consiglio e Commissione a monitorare l’applicazione dei trattati dell’UE e delle direttive dell’UE sulle misure contro la discriminazione e sulla libertà di circolazione, al fine di «assicurarne la piena e coerente attuazione». Ribadisce, infatti, che «le politiche che aumentano l'esclusione non saranno mai efficaci nella lotta alla criminalità e non contribuiranno alla prevenzione della criminalità e alla sicurezza». Invita poi gli Stati membri a intervenire a tutela dei minori non accompagnati soggetti a sfruttamento, «di qualsiasi nazionalità essi siano». Inoltre, sostengono che, laddove l'identificazione di tali minori sia necessaria, gli Stati membri dovrebbero effettuarla, caso per caso, attraverso procedure ordinarie e non discriminatorie e «nel pieno rispetto di ogni garanzia e tutela giuridica».

Il Parlamento, condanna «totalmente e inequivocabilmente» tutte le forme di razzismo e discriminazione cui sono confrontati i rom e altri considerati "zingari" e invita il Consiglio e la Commissione a rafforzare ulteriormente le politiche dell’UE riguardanti i rom, lanciando una strategia dell’UE per i rom volta «a sostenere e promuovere azioni e progetti da parte degli Stati membri e delle ONG connessi all’integrazione e all’inclusione dei rom, in particolare dei bambini». Invita inoltre la Commissione e gli Stati membri «a varare normative e politiche di sostegno alle comunità rom, promuovendone al contempo l’integrazione in tutti gli ambiti, e ad avviare programmi contro il razzismo e la discriminazione nelle scuole, nel mondo del lavoro e nei mezzi di comunicazione e a rafforzare lo scambio di competenze e di migliori pratiche».

In tale contesto, ribadisce l’importanza di sviluppare strategie a livello dell’UE e a livello nazionale, avvalendosi pienamente delle opportunità offerte dai fondi dell’UE, di abolire la segregazione dei rom nel campo dell’istruzione, di assicurare ai bambini rom parità di accesso a un’istruzione di qualità (partecipazione al sistema generale di istruzione, introduzione di programmi speciali di borse di studio e apprendistato). Ma anche di assicurare e migliorare l’accesso dei rom ai mercati del lavoro, di assicurare la parità di accesso all’assistenza sanitaria e alle prestazioni previdenziali, di combattere le pratiche discriminatorie in materia di assegnazione di alloggi e di rafforzare la partecipazione dei rom alla vita sociale, economica, culturale e politica.

mercoledì 9 luglio 2008

Un fine settimana da vampiri


Non ho ancora deciso cosa pensare dei Vampir Weekend, new sensation ed ennesima next big thing del panorama neworkese. Sono una manciata di universitari della Columbia che hanno all'attivo un solo disco, nel quale tritano finemente Paul Simon con i Ramones, i ritmi sixties con melodie da college rock. Il risultato ai primi ascolti è senza dubbio piacevole, per la longevità si vedrà.

La prova


Aveva dato il meglio di se e del suo repertorio durante l'effimero governo di centrosinistra, tanto che qualcuno si era chiesto dove fosse durante i cinque anni cinque di porcate Berlusconiane (primo indizio). Blog e V-day sull'informazione a parte si era eclissato dalla vittoria delle elezioni del PDL (secondo indizio). Ciccia fuori, seppur telefonicamente, ieri al riuscito raduno semi spontaneo di piazza Navona, organizzato per protestare contro il Berlusca e andato oltre le più rosee previsioni, e cosa fa? Attacca l'ex piduista e i suoi degni compari, che schedano bambini di sette anni mentre il capo si regala l'immunità?

Naaa, se la prende con Giorgio Napolitano, il presidente della repubblica. Regalando un assist d'oro a media di parte e politici schierati.

Mai come in questo caso vale, almeno per me, la regola che tre indizi fanno una prova.

martedì 8 luglio 2008

Damned sky

In merito a questi articoli, postati da Ale sul blog che divide con Livio, mi scappano un paio di considerazioni/valutazioni. Non ho mai vissuto situazioni di disservizi gravi (perdite definitive di bagagli, lunghe controversie per i rimborsi) in seguito ad un viaggio in aereo, un paio di volte la mia valigia non è arrivata con il volo, ma il giorno dopo ce l’avevo. Non ho motivo però di dubitare dei dati pubblicati nell’articolo, in realtà non volo con bagaglio in stiva da anni, e nel frattempo l’intero mondo del trasporto aereo è stato stravolto dai cambiamenti.

Per circoscrivere il discorso agli aspetti legati ai disagi per i passeggeri, ad esempio, non c’è più alcuna compagnia aerea che fa in proprio l’assistenza a terra. Si affidano tutte ad aziende di “handling”. Già, solo che anche in questo campo non esiste più il monopolio (prima ad esempio chi atterrava a Milano era obbligato a farsi assistere da SEA, a Roma da AdR, a Napoli da Ge.Sa, etc.), perciò ogni vettore può scegliere, e la scelta come è ovvio si basa esclusivamente sui costi, a quale soggetto affidarsi. Per rimanere a Milano, a Linate e Malpensa ci sono quattro società che fanno handling, e che di conseguenza, effettuano un proprio servizio di Lost and Found. A loro volta queste società si affidano ad altre aziende (in genere corrieri) per la consegna della valigia al passeggero (e siamo a tre passaggi).

Ovviamente, le condizioni del servizio non sono le stesse per tutti. Le società “storiche” degli aeroporti, almeno a Milano, continuano ad avere spazi (e mezzi/strumenti di lavoro) migliori, formazione più accurata, più esperienza. Non per colpa dei lavoratori delle altre aziende, sia chiaro, si tratta solo di investimenti in formazione, e di condizioni contrattuali migliori. Per cui potrebbe verificarsi che sulla stessa tratta, servita però da due vettori diversi, a parità di disservizio (la valigia persa) il viaggiatore A ritrovi il suo bagaglio in poche ore e il viaggiatore B mai. Potrà sembrare che faccio questo discorso per ragioni di convenienza (indubbiamente la liberalizzazione del mercato ha introdotto un peggioramento delle condizioni di lavoro), ma in realtà è una considerazione abbastanza semplice da dimostare.

Altro discorso le compagnie aeree. L’Alitalia due anni fa ha fatto dell’overbooking una micidiale strategia commerciale. L’overbooking, per chi non lo sapesse, è quella procedura, per cui se su di un volo normalmente si presenta circa il 15% in meno dei passeggeri prenotati (la percentuale varia da compagnia a compagnia), io vettore aereo, invece di fermare le prenotazioni al massimo della capienza dell’aereo o poco più, come buon senso vorrebbe, sforo di un tot, a volte spingendomi anche fino a raggiungere la percentuale media di mancata presentazione (quel 15% di cui sopra). Peccato che 1) spesso non lo comunico al passeggero, che quindi è ignaro del fatto che potrebbe restare a terra. 2) nel periodo estivo i prenotati si presentano sempre tutti 3) sulle tratte intercontinentali o sulle tight connection,in caso di mancato imbarco per overbooking, sono costretto a pagare oltre alla consueta riprotezione (in questo caso su più tratte) anche l’albergo, e immaginate i costi per la compagnia! 4) nei periodi di picco, per i voli poco frequenti, può capitare che il malcapitato aspetti anche giorni prima di poter partire.

Nell’estate del 2006 Alitalia ha compiuto dei veri e propri stillicidi ai danni dei viaggiatori. Passeggeri che scoprivano all’ultimo di non partire, banchetti del check-in presi d’assalto, aggressioni, interventi della polizia, intere famiglie che facevano la conta su chi partiva e chi no, situazioni davvero indegne.
Credo che in quell'anno Alitalia, tra riprotezioni e alberghi abbia speso più del fatturato dei voli, il che è tutto dire sulle strategie della compagnia di bandiera.
Per oggi mi fermo qui.

E' un duro lavoro...

Ungheria. Alcuni impiegati dell'ufficio delle tasse ungherese sono stati costretti a guardare decine di film hard prodotti da Ferenc Hopka, un magnate del porno accusato di evasione fiscale. "La gente guarda questi film per eccitarsi", ha protestato la direttrice dell'ufficio Maria Nagy, "noi abbiamo dovuto stare attenti a tutti i mobili e gli oggetti sul set per quantificare l'evasione".

lunedì 7 luglio 2008

The twilight zone


Procedono talmente spediti, e senza alcun tipo di interferenza (un pò perchè l'opposizione è debole, un pò perchè se ne fottono) , su temi come cambiare l'intero ordinamento giudiziario per evitare a Silvio una condanna certa (viste le carte del processo Mills), prendere le impronte digitali ai bambini e far tornare indietro di sessant'anni il lavoro, che ci resta solo l'immaginazione per metterli in difficoltà.


Ecco io ho pensato a quell'episodio de Ai confini della realtà in cui il razzista viene proiettato in un vortice spazio tempo e diventa un ebreo in fuga dai nazisti durante la seconda guerra mondiale, e ho realizzato quanto mi piacerebbe vedere in una situazione simile l'onorevole ministro degli interni, per farlo tornare bimbo, ma dalla parte "sbagliata" dei campi rom, preso tra l'incudine del quotidiano e il martello delle forze dell'ordine, che invece di salvaguardare la sua infanzia lo abituano a crescere come un criminale.
E gesù, come mi piacerebbe vedere reincarnarsi Borghezio in una donna con figli, in Sierra Leone...

Per Silvio ci ho pensato a lungo. Che percorso dovrebbe passare per bilanciare la sua arroganza, il suo egocentrismo, la sua abitudine consolidata ad eludere leggi e regole?

Ho deciso di lasciarlo nel suo campo abituale (le tivù), nei panni di Francesco DiStefano. Che altri non è che il proprietario di Europa 7.

Così, per vedere di nascosto l'effetto che fa.

giovedì 3 luglio 2008

Ingrid è libera



Oggi siamo tutti un pò più felici.

mercoledì 2 luglio 2008

Antonio

In questi giorni sto seguendo un corso sindacale sui bilanci d’azienda, mi alzo un po’ prima la mattina (05:30), solito traffico per raggiungere Linate, e poi coi mezzi fino all’aula (zona tribunale a Milano). Tra il caldo e la fatica a stare dietro ad argomenti per me complicati, oltre alla disabitudine a mantenere la concentrazione per la lezione che dura tutto il giorno, la sera arrivo a casa devastato.

A volte manco mangio, sto un po’ con Stefano, lo metto a letto e poi parto. Ieri sera ero a letto in condizioni pietose, e verso le 23, nel dormiveglia ho cominciato a sentire una voce che rompeva il silenzio che dalle mie parti già cala a quell'ora, e che chiamava ripetutamente “Antoniooo!!!”.

Non era un’invocazione agitata o petulante. Veniva ripetuta da una voce maschile a cadenze piuttosto regolari (30-40 secondi) e con una calma un po’ inquietante. Lì per lì mi ha fatto incazzare perché mi ha svegliato, poi ho cominciato a pensare che potesse essere un padre che cercava il figlio e quindi mi ha messo una certa agitazione, pensando ad un genitore che non trovava più il suo bambino.

La cosa è andata avanti per una decina di minuti buoni, in un crescendo di interrogativi, che, ne sono certo, coinvolgevano tutti gli abitanti del complesso residenziale in cui vivo.

Finalmente, verso le 23:15, la soluzione, cinematografica e improvvisa, al caso: “Vabbeh Antonio, io me ne vado. Torno domani sera. Se non ci sono i miei soldi ti rompo il culo.” Rombo di moto che si accende e da forte si riduce sempre più, in perfetto effetto fader.

Mi sono chiesto per un po’, e sono certo se lo sono chiesti tutti gli abitanti del complesso residenziale, chi cazzo possa essere questo Antonio.