Brutta cosa i pregiudizi applicati alla musica. Ogni tanto mi dimentico che da tempo mi sono dato la regola di non averne. Di sicuro l'ho scordato per Davide Van De Sfroos, ignorato finora un pò perchè mi repelleva la scelta del dialetto lecchese per i testi, un pò perchè facevo oziosi accostamenti tra il suo personaggio e la Lega.
Poi, in occasione dell'uscita del suo nuovo lavoro (Pica!) leggo un pò d'interviste, mi sembra un tipo interessante, dice che della lega gliene fotte, che suona ovunque lo invitino, feste dell'Unità comprese, e via, parte lo sdoganamento.
Ascolto prima El bestia, una traccia da un suo precedente lavoro (E semm partii), e mi illumino, il dialetto si sposa benissimo alla melodia, e la musica è un folk celtico di quelli che mi garbano tanto.
Passo allora all'ultimo disco, e le cose, possibile vanno ancora meglio, si parte con El puunt, con le fisa sugli scudi, che sembra di stare ad un concerto dei Mollys, la poesia de Lo sciamano, l'ironia de L'Alain Delon de Lenn e de La ballata del Cimino, la sofferta dedica a New Orleans e alla sua tragedia. Impressionante, nei pezzi in italiano (L'Alain Delon) la somiglianza con il timbro vocale di De Gregori.
Per me una bella, e colpevolmente tardiva, scoperta. Un must per chiunque apprezzi il folk irlandese, il country, i violini , le fisarmoniche, i flauti e le acustiche. Certo, il mio amato singalong annaspa, ma non mi tiro indietro, e vi assicuro che sentirmi cantare in dialetto lecchese è uno spettacolo impagabile.
Mi tocca in conclusione ricordare un altro artista italiano, che prima del Van De Sfroos, aveva realizzato un progetto simile. Il dialetto era quello delle valli occitane del piemonte, la musica in bilico tra la tradizione occitana appunto e il folk gaelico. Il gruppo c'è ancora e si chiama Lou Dalfin, il fondatore nonchè virtuoso della ghironda (strumento tipico di quelle parti) è Sergio Berardo. La fortuna non li ha cacati e sono rimasti uno splendido gruppo di culto. Io cerco di rendergli almeno onore e merito.
quoto tutto
RispondiEliminami dicono che il dialetto del bernasconi
RispondiEliminaè il "laghee" , che hanno cercato di spiegarmi, non è nè comasco nè lecchese.
vabbeh, errata corrige
ma sai che ci sono le infinite varianti, varia da paese a paese come ognidove, il dialetto : )
RispondiEliminami stupisce il quoto tutto di Jumbolo, mai avrei immaginato! non ricordo di essere mai stato quotato quando ne parlai...
ricorderò male, è evidente.
Il Davide è un grande songwriter, di musica ne sa a pacchi e ha ottimi musicisti (mica poco in un paese indietro anni luce come il nostro). il suono delle chitarre è all'altezza e la cosa è miracolosa.
Ha soprattutto una gran bella voce che piace a noi, ha dei buoni testi; la carta vincente è la sua unicità. è uno che arriva molto alla gente ed è abituato a vari calibri di pubblico e li fa saltare tutti.
visto all'aperto come al mazdapalace: risultato identico.
quando poi fa la ninna nanna del contrabbandiere.... lì è toccante come lo sa essere QUESTA musica.
è la nostra musica e non è fatta da gente imparruccata. sale sul palco vestita come va di solito al bar e ci piace per questo. non è gente con la depressione né dà l'impressione di essere guidato.
è uno di noi, mi stupisce tu non te ne sia innamorato prima!!! l'avessi saputo!!!!
la storia della lega è colpa sua, non si scappa.
lo sai che se suonia l capodanno celtico qualcuno il dubbio se lo pone.
poi vabbè che suoni alla festa di liberazione, però io sono un po' confuso a riguardo.
ma la sua musica mi piace e mi piace lui.
quindi basta.
(e poi io da quelle parti ho pizzicato anche un po' e sai come sono certi ricordi)
ah Breva e tivan!!!!
Mau
anch'io penso che sulla lega non
RispondiEliminala dice tutta. un pò ci ha marciato,
ma che vuoi che sia, al cospetto
di un modern masterpiece come
PICA?