Ci sono una serie di allenatori transitati fugacemente dalla panchina dell’Inter ai quali sono particolarmente affezionato. Gente umile, educata, in qualche caso colta, che ha avuto l’occasione della vita e che l’ha vista sopprimere da una società impalpabile e pasticciona e da calciatori arroganti, litigiosi e senza determinazione.
Mi riferisco a gente come Rino Marchesi, Osvaldo Bagnoli,Hector Cuper e soprattutto Corrado Orrico. Dopo essere passati dalla panchina dell’Inter tutte queste persone hanno praticamente smesso di allenare, chi dal giorno dopo, chi dopo un lento ma inarrestabile declino nelle serie minori.
Orrico arriva nell’Inter nel 1991, sostituisce Giovanni Trapattoni, che aveva vinto due anni prima lo scudetto, atteso in città da dieci anni.
Pellegrini si innamora di questo personaggio, vedendo giocare la Lucchese, che militava in serie B, e che aveva sfiorato la promozione giocando un ottimo calcio. Non è da trascurare l’ipotesi che volesse emulare quanto fatto da Berlusconi con Sacchi.
Durante l’estate del 91, Orrico è preso d’assalto dai giornali, la Gazzetta su tutti, che vogliono sapere quali idee abbia e come metterà in campo l’Inter. Lo mettono in mezzo, lui non si sottrae. Gentile e disponibile, parla e spiega. Durante un’intervista parla del modulo WM della grande Ungheria del dopoguerra, da quel momento questa dichiarazione e lo schema doppiovuemme lo perseguiteranno senza scampo.
La squadra va male. L’Orrico ha le sue colpe, fa costruire ad Appiano una “gabbia”, cioè un campo di calcetto dove fa allenare la squadra a ritmi elevati, tocchi di prima e via andare. Mette a dieta molti giocatori (Desideri su tutti, ma anche Berti) e applica la zona.
Arrivano le sconfitte, l’Inter arranca, i giocatori lo mollano.
Lui si dimette, rinunciando all’occasione della sua vita e al ricco ingaggio, per poi sparire nelle serie minori dei campionati italiani.
Ho pensato al suo stile e al suo orgoglio quando Marcello Lippi, dopo la sconfitta alla prima di campionato con la Reggina, al suo secondo anno di Inter, ha fatto una scenata patetica in conferenza stampa per essere licenziato e non dimettersi, allo scopo di continuare a percepire il generoso ingaggio di Moratti. E non credo che al Marcello nazionale i danè servissero più che all’Orrico toscano, eh.
E’ una questione di dignità, che va oltre l’opportunismo e i soldi, ma tutto questo Lippi, non lo sa.
Mi riferisco a gente come Rino Marchesi, Osvaldo Bagnoli,Hector Cuper e soprattutto Corrado Orrico. Dopo essere passati dalla panchina dell’Inter tutte queste persone hanno praticamente smesso di allenare, chi dal giorno dopo, chi dopo un lento ma inarrestabile declino nelle serie minori.
Orrico arriva nell’Inter nel 1991, sostituisce Giovanni Trapattoni, che aveva vinto due anni prima lo scudetto, atteso in città da dieci anni.
Pellegrini si innamora di questo personaggio, vedendo giocare la Lucchese, che militava in serie B, e che aveva sfiorato la promozione giocando un ottimo calcio. Non è da trascurare l’ipotesi che volesse emulare quanto fatto da Berlusconi con Sacchi.
Durante l’estate del 91, Orrico è preso d’assalto dai giornali, la Gazzetta su tutti, che vogliono sapere quali idee abbia e come metterà in campo l’Inter. Lo mettono in mezzo, lui non si sottrae. Gentile e disponibile, parla e spiega. Durante un’intervista parla del modulo WM della grande Ungheria del dopoguerra, da quel momento questa dichiarazione e lo schema doppiovuemme lo perseguiteranno senza scampo.
La squadra va male. L’Orrico ha le sue colpe, fa costruire ad Appiano una “gabbia”, cioè un campo di calcetto dove fa allenare la squadra a ritmi elevati, tocchi di prima e via andare. Mette a dieta molti giocatori (Desideri su tutti, ma anche Berti) e applica la zona.
Arrivano le sconfitte, l’Inter arranca, i giocatori lo mollano.
Lui si dimette, rinunciando all’occasione della sua vita e al ricco ingaggio, per poi sparire nelle serie minori dei campionati italiani.
Ho pensato al suo stile e al suo orgoglio quando Marcello Lippi, dopo la sconfitta alla prima di campionato con la Reggina, al suo secondo anno di Inter, ha fatto una scenata patetica in conferenza stampa per essere licenziato e non dimettersi, allo scopo di continuare a percepire il generoso ingaggio di Moratti. E non credo che al Marcello nazionale i danè servissero più che all’Orrico toscano, eh.
E’ una questione di dignità, che va oltre l’opportunismo e i soldi, ma tutto questo Lippi, non lo sa.
facciamo la storia coi se. al milan Orrico probabilmente avrebbe avuto un altro ambiente, più diligente e rispettoso. Pellegrini era alla fine e si stava sfaldando l'assetto forse.
RispondiEliminaanche trapattoni ebbe l'anno di transizione perchè si chiamava trap.
ma orrico...
Moratti ha speso e amato sta benedetta squadra ma quello che ha fatto a Simoni è imperdonabile. Non giravo solo per Ronaldo quell'inter là. secondo me.
angelo: applausometro impazzito.
RispondiEliminaecco vedi,
RispondiEliminaho dimenticato simoni.
esonerato dopo una vittoria, anche
se arrivata con fortuna e fatica,
contro la grande salernitana.
è stato l'anno dei 4 allenatori 4,
con il ridicolo ritorno di
hodgson per le ultime 3-4 giornate.
troppo buono ale.