sabato 16 agosto 2025

Recensioni capate: Fabri Fibra, Mentre Los Angeles brucia



Undicesimo album per il Tarducci, il mio artista preferito di una scena, quella rap, che seguo saltuariamente. Sicuramente Fabri Fabri è il rapper che più ho ascoltato e recensito, anche se mancavo da un pò dall'ascolto applicato di un suo disco. Il marchigiano è arrivato (da mò) ad una tale sicurezza dei suoi mezzi da riuscire a far convivere tracce concepite per "spaccare" (Che gusto c'è, Salsa piccante, Karma ok, Sbang, Stupidi) ad altre in cui emerge un nuova reazione, tra il rassegnato e il paternale, alle critiche che arrivano da ogni dove (l'utilizzo di strofe da L'avvelenata, il noto j'accuse di Guccini, non è certo casuale), e soprattutto a composizioni in cui Fibra accende un faro potente e commovente sul tema del bullismo e della violenza di genere (Tutto andrà bene, in cui i due protagonisti hanno il nome di quelli di Anna e Marco, famosa canzone di Dalla, ed è un peccato non averla campionata). 
Ma la traccia che ci colpisce più forte, come un pugno allo stomaco, è Mio padre, in cui il rapper sfoga tutto il suo risentimento contro un genitore tossico e violento, e l'aspetto che più impressiona è che lo fa dopo la sua morte, non concedendogli nemmeno il perdono o la redenzione che ipocritamente si riconosce ai defunti, a prescindere da quale sia stato il loro comportamento in vita.

Nessun commento:

Posta un commento