Devo iniziare dai giudizi riservati al film. Io invidio, autenticamente e senza polemica, tutti quelli che un secondo dopo lo scorrimento dei titoli di coda hanno decretato che Megalopolis è un capolavoro (una minoranza, ma ci sono), così come chi l'ha bollato una cagata pazzesca (i più). Sì, perchè io sono arrivato al termine visione privo di punti di riferimento e totalmente frastornato.
L'opera dell'ottuagenario Coppola mi ha lasciato in preda a mixed emotions che forse solo una visione plurima può tradurre in un'analisi coerente.
Nel tentare comunque di lasciare traccia critica della visione, mi è tornata in mente la recensione che scrissi per la Grande bellezza di Sorrentino, perchè, in effetti, Megalopolis nell'arco della sua narrazione mi ha, alternativamente, emozionato, annoiato, provocato stati di allucinazione lisergici, commosso, irritato, convinto e lasciato perplesso allo stesso tempo.
Come puoi vedere, non è questa una recensione "tecnica" (ammesso io sia mai stato in grado di farne), ma totalmente emotiva, che, per tutto quello di personale che Coppola ci ha infilato, è comunque un aspetto da tenere in debita considerazione.
I social ribollono di opinioni che più balcanizzate non si può, e non escludo che la polarizzazione possa essere uno degli obiettivi di Francis, oltre a quello di destrutturare (ci sia riuscito o meno) la forma del prodotto audiovisivo.
Riconosco a Coppola un coraggio d'altri tempi per aver osato una pellicola così. Per averci investito capitale personale (visti gli esiti del botteghino, saranno contenti i suoi eredi) e per aver rifiutato qualunque tipo di product placement (o almeno io non ne ho notati). Rinunciare per la propria indipendenza artistico intellettuale ai soldi di Apple, Microsoft, Google, Jack Daniel's o McDonald non deve essere proprio irrilevante, alla fine sarebbe bastato piazzare due smartphone e qualche pc.
Tuttavia se il gioco al giudizio di questo maestoso guazzabuglio cinematografico, nella classica scala con voto massimo cinque, si deve orientare esclusivamente ai suoi estremi, cioè o è da "uno" o da "cinque", ebbene, io "uno" proprio non mi senti di affibbiarglielo.
Uno è un po' troppo poco, ma in ogni caso è impossibile arrivare alla sufficienza: più che brutto è deludente, perchè da Coppola non posso aspettarmi un film così involontariamente kitsch, con dialoghi risibili e una trama ampollosa ma di disarmante banalità. Mi auguro che questo non sia davvero il suo canto del cigno, perchè sarebbe un peccato chiudere una carriera straordinaria con un'opera così ingloriosa.
RispondiEliminaPiù ci penso, e l'ho fatto spesso da quando ho visto il film, e più mi sembra uno schianto cercato pervicacemente da Coppola, un pò come fece Lou Reed nel '75 con l'inascoltabile Metal Machine Music. A volte un artista ( quelli più autentici) deve esprimere quello che sente, nella maniera che sente. E capita che questa urgenza si traduca in un disastro, secondo me però, per quanto attiene a Megalopolis, in un maestoso, magniloquente, e anche commovente disastro :)
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