lunedì 3 aprile 2023

The Troops of Doom, Antichrist reborn (2022)


Se guardiamo alla nostra gioventù di metalhead, un ruolo importante, nell'alzare il livello di cattiveria di riff e sonorità, lo ha sicuramente recitato quel mix devastante di thrash/death/proto-sludge emerso nella seconda metà degli anni ottanta, che aveva tra i suoi artefici più convincenti non solo band americane o di madrelingua anglofona, ma i brasiliani Sepultura, che esordivano nel 1985 con l'EP Bestial Devastation e poi nel 1986 con il full lenght Morbid visions.
Chitarrista di quella band in nuce, che da lì a poco avrebbe lasciato il posto ad Andreas Kisser, era Jairo "Tormentor" Guedz, che, vissuta da lontano la grande affermazione commerciale della band dei fratelli Cavalera  come componente di formazioni meno note (The Mist, Eminence), ha deciso di ricucire il filo spezzato ripartendo proprio da quel suo contributo ai primi vagiti dei Sepultura. 

E così, a partire dal monicker della sua nuova band (Troops of doom è un brano di Morbid visions) , passando per l'avatar che campeggia sulla cover dell'album (il demone alato che figurava sull'EP Bestial devastation), dal "sequel" di una delle prime tracce della band (Antichrist) scelto come titolo del lavoro e finendo, ovviamente, con un mood sonico discendente diretto di quelle sonorità, il buon Guedz prova a quotarsi tra i nostalgici di quel periodo che, probabilmente, non hanno ancora metabolizzato a dovere tutto il casino che ha portato i Sepultura lontano dal loro zenith artistico.

E, a giudicare dalle reazioni più che positive all'uscita di questo album, l'obiettivo si può dire centrato. Antichrist superstar è un disco nostalgico che però gliela ammolla, l'ottusa devastazione che regna lungo le dieci canzoni (per quaranta minuti scarsi di durata - nella versione deluxe due bonus che nulla tolgono o aggiungono - ), assieme al congruo cantato di Alex Kofer, fomentano al punto giusto, lasciando dietro di se (oltre a morte e distruzione) una manciata di composizioni meritorie, a partire dal trittico iniziale composto da Dethroned messiah / Far from your god / Altar of delusion giù giù lungo tutta una tracklist che sorride anche agli Slayer e dalla quale si fanno prepotentemente notare The rebellion e A queda

Ogni tanto ci vuole, dai.

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