Dopo un EP, Cronaca nera e musica leggera, che nelle intenzioni doveva fotografare una fase creativa di maggiore introspezione e che invece, a seguito di covid e blocco forzato delle attività, è venuto fuori ancora più incazzoso del solito, per i Ministri erano maturi i tempi per il ritorno al formato full lenght, atteso da quattro anni.
Allora il titolo dell'album era Fidatevi, oggi è Giuramenti, quasi a cercare una totale sintonia fideistico-emozionale con il proprio pubblico.
Allora il titolo dell'album era Fidatevi, oggi è Giuramenti, quasi a cercare una totale sintonia fideistico-emozionale con il proprio pubblico.
Il nucleo storico della band (Davide Autelitano - voce e basso - ; Federico Dragogna - chitarre - e Michele Esposito - batteria - ) è arrivato alla soglia dei quarant'anni d'età ed è evidente che l'approccio creativo non può e non deve essere quello di venti anni fa, ma ciò che definisce l'onestà intellettuale di un artista è anche la capacità di bilanciare l'impeto giovanile con la riflessione acquisita col passare del tempo, e in questo credo che Giuramenti sia un disco perfettamente riuscito.
I testi dei nove pezzi (per trentacinque minuti di durata) contenuti nel lavoro sono, come da tradizione, riluttanti inni generazionali che sembra volino lontano, nel surreale, per poi piazzare improvvisa e dolorosa la coltellata nelle carni marcie di un Paese ("arrivi a fine mese / solo se è febbraio" da Numeri) sordo ad ogni richiesta di aiuto del tessuto sociale.
Dal punto di vista stilistico rabbia e rassegnazione si alternano, in una raccolta di canzoni che a mio parere contiene almeno tre pezzi tra i migliori mai incisi dai Ministri (Scatolette; Documentari; Numeri) e che riesce comunque a mantenere, anche nella restante tracklist, il solito livello d'eccellenza cui la band ci ha abituati, in ambito indie italiana.
Siamo in un periodo storico atroce, dopo più di mezzo secolo torniamo a lambire un rischio che pensavamo archiviato per sempre, quello dell'utilizzo di armi atomiche. Gli artisti possono recitare un ruolo prezioso nel prendere posizione e raccontare lo smarrimento di tanti davanti ad una spirale che sembra senza fondo.
Questo compito, un pò come Guccini che in Eskimo poteva permettersi di cantare "tu giri adesso con le tette al vento / io ci giravo già vent'anni fa", i Ministri lo svolgono da sempre, visto che attraverso titoli quali "I soldi sono finiti" e "Tempi bui", tre lustri fa cantavano di uno strisciante disagio generazionale che, nel frattempo, si è fatto esplosivo.
Basterebbe questo, ma non possiamo dimenticare l'instancabile contributo alla musica altra italiana, che non si rassegna ai personaggi preconfezionati perfetti, anche nelle provocazioni, per le prime serate televisive o per Sanremo.
Viva i Ministri!
Dai tempo anche a "Comete" e vedrai sarà una delle tue preferite. O almeno così è per me: devo ascoltarmela almeno una volta al giorno.
RispondiEliminaVero
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