lunedì 23 maggio 2022

Miles Davis, Steamin' (1961)


Nel 1956 c'era solo un ostacolo a frapporsi tra Miles Davis e un nuovo ricco contratto con la Columbia, che voleva espandersi al jazz: il precedente accordo sottoscritto dal trombettista con la Prestige, che prevedeva la realizzazione di almeno altri quattro album.
Anche chi non conosce questa storia, ma ha un minimo di idea della personalità del soggetto, può ipotizzare come sia andata a finire, con Miles a radunare la sua epocale band dell'epoca, comprendente tra gli altri un allora poco noto John Coltrane al sax tenore e Paul Chambers al basso (i due sarebbero rimasti con Davis fino al mitologico Kind of blue), e a registrare, in pochi mesi, dalla primavera all'inizio dell'autunno di quell'anno, un numero di brani sufficienti a permettere alla Prestige di pubblicare, centellinando le uscite in quattro anni, i quattro album richiesti: Relaxin'; Workin', Cookin' e, perlappunto, Steamin'.

Abituati a dischi fatti per dovere, e pertanto spesso approssimativi e insinceri, ci si potrebbe aspettare qualcosa di analogo per queste opere. Non è affatto così, e questi lavori, in bilico tra jazz classico, be bop, hard bop, sono ancora oggi considerati se non dei capolavori sicuramente l'abrivio decisivo di quel primo Miles Davis Quintet, l'ultima curva prima dei capolavori. 

Le sei tracce di Steamin', in particolare, nascono quasi tutte dalla prime take di un'unica session, quella dell'11 maggio del '56, ad eccezione dello fenomenale standard di Thelonious Monk, Well, you needn't, che proviene dalle registrazioni del 26 ottobre dello stesso anno. Non ci sono, per comprensibili ragioni di tempo, inediti, ma riproposizioni di pezzi che arrivano dal musical (Surrey with the fringe on top, da Oklaohma!), dallo stesso passato be bop di Miles (Salt peanuts, di Dizzy Gillespie) , dal repertorio di Monk, come già riportato, ma anche da notissime tunes popolari  (When I fall in love, portata al successo da Nat King Cole ).

Un disco (un lotto di dischi) insomma suonato, per esigenze commerciali, senza gli sperimentalismi e la voglia di spaziare tra i generi che avrebbe caratterizzato Miles (e Trane) da lì a poco, ma che rappresenta, soprattutto per i neofiti, un imperdibile viatico per familiarizzare con un genere e due artisti monumentali. 


I quattro album si trovano su un'unica edizione suddivisa su due CD, sostanzialmente al prezzo di uno.



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