lunedì 13 settembre 2021

Imprevisti digitali (2020)


Tre cinquantenni (Marie, Bertand, Christine) vicini di villetta, affrontano i fallimenti della propria vita e gli insormontabili problemi economici che ne mettono a rischio non solo la proprietà dell'abitazione, ma anche la banale sopravvivenza quotidiana. In tutto ciò, per ragioni diverse, i tre hanno gravi problemi con i social, il mondo del web in generale e le nuove dipendenze del ventunesimo secolo.

Se ci si limita alla locandina, Imprevisti digitali potrebbe apparire come una delle tante innocue commedie che l'industria cinematografica francese sforna a ripetizione. Ma quando si ha a che fare con la coppia di registi/sceneggiatori Benoit Delèpine e Gustave Kerverne (Louise Michel; Mammuth; I feel good) niente è come sembra. 
I due, infatti, portano come di consueto sullo schermo le nevrosi, il mal di vivere, il disallineamento cronico, concentrando questa volta il proprio sguardo su tre analfabeti funzionali, verso i quali nonostante tutto si prova, col trascorrere della narrazione, un profondo affetto. La rappresentazione, attraverso questi character, di uno strato sociale che è uscito velocemente (a causa di un lutto, di un divorzio, della perdita del lavoro) da una condizione di agio che pensava di aver raggiunto e che sfoggiava attraverso lo status borghese della villetta pagata con un pesante indebitamento con la banca, fotografa in maniera spietata le universali contraddizioni del nostro tempo che ha disintegrato le classi sociali, e con esse la forza collettiva in essa custodita.

Utilizzando la leva del sarcasmo e attraverso la lente deformante del grottesco, Delèpin/Kerverne mettono straordinariamente bene a fuoco lo smarrimento di una generazione finita allo sbando proprio quando ha raggiunto l'età in cui, in passato, si raggiungeva la stabilità. Quello del rapporto con internet e i social è allo stesso tempo un tema del film ma anche un mcguffin, che serve ai registi per sfogare ancora una volta la propria vena anarchica, mostrare l'alienazione di ognuno di noi, la lotta impari tra l'uomo e la Macchina. Tuttavia i due registi non perdono la loro vena poetica e sognante, come dimostrano bene gli ultimi istanti del film. 


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