mercoledì 14 ottobre 2020

The chaser (2008)

 


Eom Joong-ho (Kim Joon-seok) una volta era un poliziotto, ma oggi svolge la "professione" di pappone e per giunta della peggior specie. Quando le sue donne cominciano a sparire una ad una la sua sola preoccupazione è che siano passate alla concorrenza, privandolo così della sua unica fonte di guadagno. Per questo, a corto di "risorse", obbliga la febbricitante prostituta Yeong-min, madre single di una bimba, a rispondere alla chiamata di un cliente. Quando si perderanno anche le sue tracce, progressivamente, Joong-ho si renderà conto che non sono i competitors la causa della sparizione delle ragazze ma un assassino seriale, nel quale si imbatterà per caso e con il quale, nel parziale disinteresse della polizia, intraprenderà una sfida disperata.

Questo di Na Hokg-jin (The yellow sea; Goksung) è uno dei più bei film di tensione con al centro un serial killer che mi sia capitato di vedere da moltissimo tempo. Convinzione la mia che è sostenuta da ogni aspetto che va a comporre l'opera, a partire dalle atmosfere, con la macchina da presa che si muove nei bassifondi di una Seul disperata, piovosa e notturna, che, sebbene rientrando appieno nel canone (il riferimento più evidente è a Seven), è qualcosa di incantevole. Il banalissimo vicolo che ospita le sequenze d'apertura e nel quale continua a tornare l'azione dei protagonisti acquisisce un significato quasi metafisico, come fosse una spirale, un luogo di espiazione dei peccati dell' (anti) eroe e del villain. 

Poi c'è lui, Joong-ho, l'ex poliziotto, che se il film fosse stato scritto da sceneggiatori americani avrebbe sicuramente previsto che  la macchia sul suo passato (l'espulsione dalla polizia) fosse nobilitata da motivazioni virtuose, probabilmente anti-sistema, mentre in un contesto orientale, nel quale bene e male non sono mai separati in maniera netta, il character è una vera chiavica di persona, espulso dalla polizia in quanto semplicemente corrotto. Per lui gli sceneggiatori non prevedono alcuna redenzione, ma solo sensi di colpa che si porterà dietro per sempre. 

Infine, dentro questa storia di prostitute che spariscono nel nulla non manca come di consueto nel cinema di genere asiatico la critica sociale alle istituzioni, infatti il riflettore è ben puntato anche sulle forze dell'ordine, troppo impegnate a sedare manifestazioni politiche contro il primo ministro e a difendersi dall'accusa di violenza per curarsi di dell'incolumità dei cittadini.

Il film vive di una tensione ormai rarissima di questi tempi, gioca coi luoghi comuni delle dinamiche dei thriller, insinuando uno sviluppo per poi ribaltarlo fino ad arrivare ad una conclusione durissima, carica di angoscia ed amarezza, in un tripudio di bravura per il cast principale (oltre a Kim Joon-seok, è strepitosa l'interpretazione dello psicopatico assassino fornita da Ha Jung-woo).

Imperdibile.

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