Gli Allegaon sono una band di metal estremo basata in Colorado, attiva da una decina di anni e con una discografia che consta di cinque album.
L'ascolto per la prima volta con l'ultima fatica, questo Apoptosis (titolo che non imparerò mai, e che è un termine biologico che sta ad indicare la morte cellulare programmata), capace di catturare tutta la mia attenzione e di mantenerla alta per settimane.
Il gruppo si muove su canoni techno-death, e, come da regole del genere, ogni componente è in possesso di una tecnica sbalorditiva (ad eccezione forse del singer Riley McShane, perfetto nelle parti growl richieste, ma senza spiccare particolarmente per originalità) che permette alla formazione robusti inserimenti di partiture prog e pattern puliti, dentro un feroce assalto death, che fanno del disco un'opera dal fascino assicurato.
Il breve prologo strumentale di Parthenogenesis, che parte come un pezzo dei Goblin scritto per un film del periodo aureo di Dario Argento, mette subito in chiaro l'enciclopedica conoscenza musicale degli Allegaon.
Per l'intera durata della tracklist (undici tracce per oltre cinquantasei minuti) si alternano cannonate marce e ignoranti (Extremophiles (B); Exothermic chemical combustion; Metaphobia) a pezzi suggestivi e chiaramente influenzati dal progressive, come il secondo strumentale Colors of the currents (featuring la chitarra classica di Christina Sandsengen) ma anche Tsunami and submergence e la suggestiva, lunga suite finale Apoptosis.
Che dire? Il termine futuristic melodic technical death metal appiccicato agli Allegaeon, per quanto ambizioso, mette sulla giusta strada chi si approcci per la prima volta al sound di un gruppo davvero interessante.
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