lunedì 21 gennaio 2019

Van Morrison, The prophet speaks (2018)

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Sfida impossibile per il recensore di Van Morrison. Parlare della sua musica senza riferirsi ad essa ricorrendo alla locuzione "di classe". 
Proviamoci. 
Il settantatreenne artista nordirlandese arriva a quota quaranta dischi in carriera (quarantadue, se consideriamo anche quelli con i Them) in uno stato di forma portentoso.
Non sono tra quelli che appena c'è una nuova release di Van the Man si scapicolla ad ascoltarla o che, a prescindere, si spertica in lodi preventive.
Di fatto, non ascoltavo materiale nuovo di Morrison dai tempi di Down the road (2002), mentre, e non potrebbe essere altrimenti, le pietre miliari del passato ciclicamente fanno capolino nelle mie playlist (devo citarle? Astral week; Moondance; Saint Dominic's preview; la collaborazione coi Chieftains Irish heartbeat;il live It's too late to stop now...).

Non so come il dio della melodia ha voluto che inciampassi in questa sua ultima fatica, ma, ancora una volta, grazie a lui il miracolo della vera musica dell'anima mi ha investito con la sua luce rigenerante.
Dentro The prophet speaks Van Morrison riarrangia otto standards, sommandoli a sei inediti, regalandoci un compendio straordinario di old time music che, a volte anche all'interno dello stesso brano, passa con naturalezza dal blues al jazz al soul all'errebì.
Supportato da una band non meno che straordinaria (nella quale spicca il polistrumentista Joey De Francesco), Van vola altissimo su composizioni, tra gli altri, di John Lee Hooker (Dimples), Solomon Burke (Gotta get off my mind); Sam Cooke (Laughin' and clownin') e Willie Dixon (I love the life I live), oltre a regalarci una manciata di brani nuovi che riportano le lancette dell'orologio indietro di quarant'anni (Got to go where the love is; Ain't gonna moan no more; Spirit will provide). 
E quando parte 5 am Greenwich mean time, con quel celestiale vocalizzo "dan-de-dan-dana" il tempo si ferma, e ovunque tu sia, vorresti che quel momento non finisse mai.

Mamma mia, Van, che classe!
Ups...

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