mercoledì 7 marzo 2018

Black Panther


Da qualche anno le produzioni cinematografiche della Marvel hanno preso una piega imprevista ma assolutamente intrigante: laddove i progetti legati ai nomi dei personaggi più noti (Fantastici Quattro, Hulk, Devil, lo Spider-Man post Raimi) hanno arrancato nel gradimento del pubblico e della critica, characters fin qui del tutto marginali hanno invece fatto letteralmente il botto. Super-eroi "di riserva" come Ant-Man, Deadpool o i Guardiani della Galassia sono stati protagonisti probabilmente delle migliori trasposizioni Marvel di sempre. Perchè allora non provare con un altro eroe minore dello sconfinato portfolio del mitico duo Stan Lee/Jack Kirby?

Cinematograficamente parlando, Pantera Nera (Black Panther) era stato introdotto in Civil War, l'ultimo film degli Avengers, dove avevamo assistito all'uccisione causata da un attentato terroristico del primo Black Panther, l'anziano re del Wakanda T'Chaka e di come il figlio T'Challa (interpretato da Chadwick Boseman) ne abbia preso posto e costume. In questo film assistiamo ad una premessa collocata in America nel 1992 che condizionerà gli eventi futuri. Tornando ai giorni nostri, T'Challa viene ufficialmente incoronato successore al trono del Wakanda, uno stato che decenni prima aveva scoperto di avere un'enorme ricchezza nel sottosuolo (un metallo chiamato vibranio) e aveva però deciso ti tenere il mondo all'oscuro di questa preziosa risorsa. Così, mentre il Paese è diventato ricchissimo e tecnologicamente talmente all'avanguardia da essere un passo avanti nel futuro, agli occhi esterni il Wakanda appare come uno dei tanti poveri Stati africani. Il vibranio è però oggetto del desiderio di molti, dalle organizzazioni criminali alla Cia, e questo, unito al desiderio di vendetta di Killmonger (Michael B. Jordan, già la Torcia Umana nel reboot dei Fantastici Quattro e il figlio di Apollo in Creed di Stallone), per i fatti narrati in premessa, condurrà il Paese ad una guerra civile, e T'Challa ad una situazione drammatica.

Lo dico subito: Black Panther non è, come da molti, soprattutto oltreoceano, affermato, il "miglior film Marvel di sempre". A mio avviso non ci si avvicina nemmeno. La dinamica della storia è assolutamente prevedibile e in linea con la maggior parte dei film di genere, con l'aggravante che, da spettatore, si parteggia senza esitazione per i villains (oltre a Killmonger, un irresistibile Klau - l'attore Andy Serkis - ). Le spezie che dovrebbero insaporire il plot sono inefficaci in quanto avare di sapore: un pò di Shakespeare nei rapporti familiari, una spruzzata di questione razziale, orgoglio nero quanto basta, qualche metafora sulle risorse minerarie africane sfruttate dall'occidente, un pizzico di riflessione sulle diseguaglianze in (ipocrita) salsa disneyana. Effetti speciali e computer grafica nella norma, scene d'azione ormai consolidate. 
Insomma un film semplicemente piacevole, confezionato con una ruffianeria verso gli afroamericani che dovrebbe irretire. E invece, da Kendrick Lamar che cura la colonna sonora, a chi ci vede i semi della rinascita della blaxpotation (come se, dal punto di vista di cultura pop, Black Panther sia il nuovo Superfly o il moderno The harder they come) a quanti gli attribuiscono il rilancio della moda etnica africana, sono tutti lì a spellarsi le mani.
Il tempo ci dirà. Gli incassi intanto assicurano sequel plurimi.

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