lunedì 17 luglio 2017

Fargo, stagione 3


Col passare delle stagioni, Fargo è diventata sempre più una serie-scuola. Un campo da gioco dove la storyline principale appare a volte come un pretesto per sviluppare idee, visive o narrative, in totale libertà.
In questa terza stagione, basata come le altre due su fatti che ci dicono essere rigorosamente autentici, accaduti in Minnesota a partire dal 2011, accanto ad una trama che origina da un piano criminale scombinato che vira in tragedia (caratteristica della serie), assistiamo alla consueta attenzione nella fotografia che cattura gli immutabili scenari locali, accompagnata da un ritmo narrativo che ad essi si adegua. Ma, soprattutto nella prima parte della stagione, la sceneggiatura si prende il tempo di divagare disinvoltamente, con occhio al tempo stesso poetico e  cinico, sulla letteratura e sul cinema di fantascienza degli anni cinquanta (come in qualche modo aveva fatto nella seconda stagione, con l'apparizione, inspiegabile ed imprevedibile, di dischi volanti nel bel mezzo di una nerissima storia di cronaca).
Gli altri marchi di fabbrica di Fargo, qui pienamente rispettati, sono il ruolo centrale dei characters femminili, che cercano faticosamente di emergere dentro un'ottusa società maschilista, e una caratterizzazione superlativa dei villains, disturbanti già a partire dall'aspetto e dai comportamenti, come quest'ultimo V.M. Vargas (un quasi irriconoscibile David Thewlis) che, denti marci e bulimia, è letteralmente strepitoso.
Ewan McGregor, annunciata star della serie, mi ha invece lasciato piuttosto indifferente. Forse perché non amo, nelle produzioni di genere noir, lo sdoppiamento di un attore in due ruoli (qui i fratelli Emmit e Ray Stussy).
Sugli scudi invece, oltre al già citato Thewlis, le perfomances di Carrie Coon (Gone girl; The leftovers)/Gloria Burgle, Michael Stuhlbarg/Sy Feltz, ma, soprattutto, Mary Elizabeth Winstead (che per puro caso ho visto recentemente anche nell'ottimo 10 Cloverfield lane): una Nikki Swango che vi resterà a lungo impressa nella memoria.
Siamo al top.

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