lunedì 3 agosto 2015

The Mavericks, Mono

E' stato difficile riprendersi dallo stupore: i Mavericks, una delle mie band preferite, dopo aver impiegato quindici anni per rilasciare due album (dal post-Trampoline del 1998 sono usciti The Mavericks nel 2003 e In time nel 2013), a meno di due anni di distanza dall'ultima fatica tornano con un nuovo platter: Mono, pubblicato ad inizio 2015.
E il lavoro centra nuovamente il bersaglio, con dodici sfavillanti pezzi contraddistinti da grande gusto retrò, divertimento e nostalgia. Curioso in questo senso che in USA insistano invece imperterriti ad inserire il gruppo nel filone country, nonostante le evidenze conducano, da tempo, da tutt'altra parte.
Il titolo dell'album è suggerito dalle tecniche di registrazione e missaggio: per entrambe infatti è stato utilizzato un unico canale audio (senza che ne risentisse la qualità, a differenza di quanto fatto da Mellencamp per No better than this), in modo da conferire al suono quell'ulteriore gusto vintage che evidentemente stuzzicava i nostri.

Sotto la riconosciuta autorevolezza vocale di Raul Malo, gli storici sodali si muovono con scioltezza e classe, proiettando l'impressione di trovarsi, a seconda del mood dei pezzi, all'Havana, Cuba, dentro al Tropicana, in qualche club fumoso ad Harlem negli anni cinquanta o, nello stesso periodo, in una dance hall della uptown a vedere Elvis o Frank Sinatra.
Così la sensuale partenza latina di All night long ti prende per mano e ti porta al centro della pista da ballo, mentre il melodic ska di Summertime ti fa venire voglia di spiagge bianche, acque verdi e cocktail colorati adornati con frutta e canonico ombrellino.
Raul Malo è davvero unico nella sua capacità di mutare registro e tonalità, passando da interpretazioni tenorili a fraseggi baritonali senza mai perdere la bussola, così da vestire su misura ballate zuccherine come Pardon me, evergreen style come What am I supposed to do, shuffle alla Stories we could tell, blues anni cinquanta The only question is, sempre in maniera convincente.
Mono non spara le sue cartucce tutte nello start up del disco, così come è purtroppo consuetudine in questa epoca di ascolti frettolosi e bulimici, dove, se non catturi l'attenzione dell'ascoltatore entro la traccia numero due il disco finisce nel cestino. Qui potete approcciare la tracklist da qualunque punto vogliate: ad attendervi ci saranno comunque melodie semplicemente perfette, refrain killer, un dolcissimo gusto vintage e, dietro una tecnica mostruosa, una contagiosa sensazione di spensieratezza.
In una parola: i Mavericks.

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