Ci sono album che rimangono impressi nella memoria e che idealmente vanno a costituire la discoteca di una vita e poi ce ne sono altri che ti fanno trascorrere alcuni momenti piacevoli senza avere nessuna pretesa di lasciare tracce nella tua esistenza.
Come potete immaginare Smokin' hearts and broken guns degli Shaman's Harvest si colloca nella seconda categoria.
Il gruppo del Missouri, attivo sulla scena hard rock/nu metal da poco meno di dieci anni, in passato è riuscito a mettere la testa fuori dall'anonimato grazie ad un singolo di successo (Dragonfly, qui inserito come bonus track in versione acustica) e alcuni pezzi prestati al wrestling (Broken dreams, End of days), a testimoniare la vocazione musicale tutt'altro che omeopatica della band. Discograficamente fermi dal 2009 (anche a causa dei problemi di salute del singer Nathan Hunt), gli Shaman's Harvest hanno ricevuto nuovi impulsi e motivazioni a tornare in studio grazie all'interesse attivo manifestato nei riguardi della loro musica da Chad Kroeger dei Nickelback, che li ha aiutati a produrre questo Smokin' heart and broken guns.
Il gruppo del Missouri, attivo sulla scena hard rock/nu metal da poco meno di dieci anni, in passato è riuscito a mettere la testa fuori dall'anonimato grazie ad un singolo di successo (Dragonfly, qui inserito come bonus track in versione acustica) e alcuni pezzi prestati al wrestling (Broken dreams, End of days), a testimoniare la vocazione musicale tutt'altro che omeopatica della band. Discograficamente fermi dal 2009 (anche a causa dei problemi di salute del singer Nathan Hunt), gli Shaman's Harvest hanno ricevuto nuovi impulsi e motivazioni a tornare in studio grazie all'interesse attivo manifestato nei riguardi della loro musica da Chad Kroeger dei Nickelback, che li ha aiutati a produrre questo Smokin' heart and broken guns.
L' album si apre con il possente e irresistibile Dangerous, pezzo ignorante quanto basta per raggiungere la nostra parte più buzzurra, e poi mette in fila disciplinatamente undici pezzi tra midtempo alla P.O.D. (Here it comes); immancabili ballate introspettive (The end of me; In the end); assalti da sfrenato headbangin' (Country as fuck); cover dalle quali era forse lecito aspettarsi una maggiore badass attitude (Dirty Diana di Michael Jackson).
Classico album con una manciata di pezzi buoni e altrettanti filler, divertente senza l'intenzione di essere memorabile.
Classico album con una manciata di pezzi buoni e altrettanti filler, divertente senza l'intenzione di essere memorabile.
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