L'unico dubbio riguarda la sincerità dell'operazione. Già perché gli scozzesi The Themperance Movement (ragione sociale presa in prestito da un'associazione di morigerati precursori del proibizionismo vissuti nell'800) presi così sono un'ottima, a tratti esaltante, band di rock anni settanta con decise influenze di musica nera ed efficaicissime divagazioni southern, rhythm and blues, swamp.
Se vi vengono in mente i Black Crowes direi che ci siamo, quella dei fratelli Robinson è sicuramente l'influenza primaria del combo: il tris iniziale di pezzi è in questo senso inequivocabile e nonostante lo stile derivativo non vi è dubbio che Only friend, Ain't no telling e Pride siano tre brani estremamente validi, che non sfigurerebbero affatto nella magnifica trilogia iniziale di album dei Corvi Neri.
Ma ai ragazzi (o ai loro pigmalioni, chi lo sa...) piacciono anche i Creedence Clerarwater Revival e lo si capisce in maniera evidente da interpretazioni quali Be lucky e Midnight black, che esaltano ancora una volta la voce, perfetta per il genere,ma anche sufficientemente versatile, del cantante Phil Campbell.
Tra incursioni nell'errebì bianco (Take it back) e lunghe ballate elettriche (la conclusiva Serenity) l'album non mostra momenti di cedimento,anzi, tiene botta bene e ci illude che una nuova stella possa essere nata.
Il dilemma resta, e per un appassionato rock che si sforza di rimanere un pò ingenuo non è elemento da poco: quanta urgenza artistica e quanta programmazione a tavolino ci sono in operazioni come queste? Solo il tempo saprà dirci se i Temperance Momement finiranno nel grosso calderone delle giovani band revivaliste che si afflosciano dopo un paio di dischi o se gli scozzesi raccoglieranno l'eredità dei grandi gruppi dei novanta, oggi un pò col fiatone.
Solo per questa ragione mi tengo basso con la valutazione, perché per quanto concerne l'assiduità degli ascolti, l'album è invece in altissima rotazione.
7/10
lo avevo ascoltato, ma mi avevano lasciato un pò tiepido. Ci riprovo.
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