martedì 15 ottobre 2013

Seasick Steve, Hubcap music



Ecco un altro bel personaggio che entra di diritto nel novero di quelli che sembrano usciti da un libro di Jim Thompson. 
Steve Gene Wold nasce nel 1941 a Oakland, California. La musica (attraverso l'influenza del padre pianista e di un meccanico che lavorava presso il garage del nonno, chitarrista) è probabilmente l'unica nota lieta di un'infanzia difficile (la separazione dei genitori quando ha quattro anni) e drammatica: a 13 anni è infatti costretto a scappare di casa per sfuggire agli abusi del patrigno. Vive così alla giornata tra il Tennessee e il Mississippi fino alla metà dei settanta. Riguardo alla sua esistenza durante quel periodo Steve dichiarerà: "Gli hobo sono persone che si muovono alla ricerca di lavoro; i vagabondi sono persone che si muovono ma non cercano lavoro, i barboni non si muovono e non lavorano. Io ho fatto parte di tutte e tre le categorie."
Ma dicevamo del potere salvifico della musica. I sessanta vedono Steve nel giro dei session men di ambito folk-blues, in una scena che lo porta ad esibirsi anche con Janis Joplin e Joni Mitchell. Negli ottanta si sposta a nord, vicino Seattle e conosce un imberbe Kurt Cobain, diventa ingegnere del suono e produttore (la sua firma su alcuni dischi dei Modest Mouse). Nei novanta si trasferisce a Parigi dove si guadagna da vivere come busker e quindi, nei primi anni zero, si trasferisce in Norvegia, dove, nel 2004, pubblica finalmente il suo primo album: Cheap. Evidentemente ci prende la mano, perché da allora e in meno di dieci anni, dà alle stampe altri cinque lavori, l'ultimo dei quali è, appunto, questo Hubcap music. Wold possiede anche un'altra peculiarità che lo differenzia da tutti gli altri: assembla e  costruisce infatti da sè le chitarre che utilizza. Per i fanatici dello strumento, ecco un elenco dettagliato delle sue creazioni.

Ma veniamo a Hubcap music, che è l'album con il quale ho scoperto questo artista. Nonostante io stia attraversando un periodo di scarsa affinità con il blues (genere che in passato mi ha dato tanto, ma che ultimamente non mi coinvolge), continuo ad imbattermi in artisti che di questo stile danno un interpretazione così personale (vedi Rachel Brooke qualche recensione fa) che non riesce a lasciarmi indifferente. Nel caso Seasick Steve le coordinate si muovono sugli accidentati terreni del desertico boogie-blues dei primi ZZ-Top (l'opener Down on the farm; Freedom road, Home), coniugati con un approccio lo-fi ma senza dimenticare la lezione del blues elettrico di John Lee Hooker (su tutte Self sufficient man). 

Sotto la voce "amici", accorrono a dare una mano artisti che pescano nello stesso mondo musicale di Steve: oltre a John Paul Jones che mette la firma, non solo con il basso ma anche con mandolino, ukulele e hammond, su quasi tutta la tracklist,  compaiono anche Jack White sul blues slabbrato dal tono confidenziale The way I do; Elizabeth Cook sull'ottimo lento country Purple shadows, e la slide guitar di Luther Dickinson (North Mississippi Allstars) che impreziosisce la ruvida e polverosa Home.
A sparigliare le coordinate musicali dell'opera Keep on keepin' on, sulla quale il nostro si cimenta in qualcosa di molto simile ad un rap, e il soul bianco Coast is clear, che chiude il tutto con la sacralità che solo l'organo hammond sa conferire ai pezzi.


Normalmente il genere musicale del blues opera una selezione naturale: i suoi estimatori comprano a scatola chiusa, i detrattori evitano come la peste. Hubcap Music potrebbe essere la classica opera di un'artista fuori dagli schemi che si apre a quanti, semplicemente, amano la musica onesta suonata con e per passione. O almeno questo è il mio auspicio.

7,5/10

1 commento:

  1. Il vecchiaccio ha fatto dischi bellissimi. Che io compro a scatola chiusa, essendo un bluesomane convinto.

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