mercoledì 21 agosto 2013

The Lone Ranger


La squadra formata da Gore Verbinsky (regista), Jerry Bruckheimer (produttore) e Johnny Depp, sotto l'autorevole guida della Disney, ci ha riprovato. Dopo aver fatto centro sfruttando una delle figure più forti dell'immaginario collettivo fanciullesco (cioè il pirata) si saranno detti, perché non affondare il colpo con un'altra icona dei ragazzini (beh, quelli di una volta), cioè il mito del far west? E perché a tal scopo non riesumare Lone Ranger (in Italia Il Cavaliere Solitario), antichissimo personaggio popolare americano, nato dai fumetti e poi proposto come storia radiofonica ed infine come telefilm agli arbori della televisione (suo il celebre grido di battaglia "hi-ho Silver!")? L'idea dev'essere apparsa vincente, ma, evidentemente, non tutte le ciambelle riescono col buco, se è vero che in USA il film è stato un fiasco così solenne da mettere addirittura a rischio le successive produzioni dei Disney Studios.
E' dunque così inguardabile The Lone Ranger? A mio avviso no. A differenza della saga dei Pirati dei Caraibi però il problema più evidente è la mancata amalgama tra i generi comico e avventuroso, oltre ad ed esserci un tema di eccessive violenza (in considerazione della fascia di pubblico a cui è rivolto il film, ovviamente) e fasi drammatiche. Poi a me non sono piaciuti i personaggi femminili,  Ruth Wilson nei panni della classica donzella in pericolo su tutte, ma anche la Bonham Carter, insomma, l'ho vista fare di meglio.
Per quanto concerne il main cast maschile, Johnny Depp è ormai, nel bene e nel male, una maschera, mentre Armie Hammer è perfetto per la parte del protagonista, così come il caratterista di lungo corso William Fichtner, magnificamente calato nel ruolo del crudele fuorilegge Butch Cavendish.
Al netto del flop al botteghino americano, The Lone Ranger resta un ottimo film d'intrattenimento, a tratti scoppiettante, ricco di azione ed effetti speciali. Dal punto di vista della morale inoltre, non guasta mai, proprio perché si tratta di un prodotto dal profilo molto popolare, continuare ad evidenziare l'avidità, le sopraffazioni, gli inganni e l'assenza di scrupoli perpetrate dagli uomini d'affari e dai soldati bianchi ai danni comunità di nativi americani.
Ad ogni modo, i detrattori di questo tipo di produzione, che già tremavano temendo l'inizio di una nuova, interminabile, saga possono dormire sonni tranquilli.

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