lunedì 17 giugno 2013

Volbeat, Outlaw gentlemen & shady ladies

File:Outlaw Gentlemen & Shady Ladies Album Cover.jpg


Un azzeccato slogan di qualche anno fa recitava "la potenza è nulla senza controllo". Beh, in campo rock pesante mi vengono in mente poche bands che fanno loro quell'assioma, arrivando a coniugare potenza e melodia, bene come i Volbeat. Il quartetto danese, con i componenti fondatori  Michael Poulsen (voce e chitarra), Anders Kjoholm (basso) e Jon Larsen (batteria), coadiuvato alla chitarra dall'arrivo dell' ex-Anthrax Rob Caggiano, arriva in splendida forma al quinto album, come di tradizione battezzato con un doppio titolo: Outlaw gentlemen and shady ladies.


La voce baritonale (che qualcosina a James Hetfield la deve di sicuro) di Poulsen ci guida attraverso tredici tracce nelle quali la grande capacità della band di comporre pezzi evocativi e che ben si prestano al singalong (Pearl heart; The nameless one; Cape of our hero;l'anthemica Lola Montez), si raccorda con tributi all'heavy metal classico (Dead but rising; Black Bart e Room 24, scritta ed interpretata insieme alla leggenda metal King Diamond) ma propone anche l'inaspettata cover di un recentissimo brano di una giovane band americana (My body, dei Young the giant): di certo non una dinamica molto comune tra i gruppi affermati. 
Spiazzante anche la scelta della cantante inglese di pop elettronico Sarah Blackwood come co-singer di Lonesome rider, per inciso il pezzo in cui maggiormente la vena folk-country-western dei Volbeat, di norma fugacemente presente in brevi intro, suggestioni, break, bridge o prologhi ai pezzi (si veda a questo proposito Our loved Ones)  si prende il suo spazio più ampio. 

Non è semplice rimanere fedeli al proprio sound senza risultare (auto)derivativi o semplicemente ripetitivi. 
Se non sapranno rinnovarsi sicuramente i Volbeat correranno questo rischio, ma quel momento ancora non è arrivato, visto che, superata la boa dei primi dieci anni di attività (che personalmente ho celebrato cercando di mettere insieme una playlist monografica),  Outlaw gentlemen & shady ladies tiene brillantemente botta, tra picchi anthemici, semplice e ignorante heavy metal e brevi strappi folk. Bene così.

8/10





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