Sul set fittizio di Boris, tra i tanti tormentoni c'era quello per cui, ogni qual volta si profilava per un attore un progetto o un ruolo interessante, la parte, alla fine, veniva sempre assegnata a Pierfrancesco Favino. Scherzavano con l'attualità, i perfidi autori del serial, ma, come per altri obiettivi del sarcasmo del programma, centravano il bersaglio pieno. Favino infatti, solo dal 2000 ad oggi, tra ruoli da protagonista e prove da comparsa, ha girato ben trentuno film per il cinema e undici per la tv, imponendosi come uno degli attori più richiesti da piccolo e grande schermo.
Ne L'industriale (2011) il romano interpreta Nicola, ultimo erede di una famiglia di imprenditori piemontesi, sposato con Laura (Carolina Crescentini: l'attrice "cagna" proprio di Boris) , a sua volta discendente da una famiglia bene di Torino. Nicola ci viene presentato come una brava persona, che vive subendo la figura di successo del padre (deceduto), che parla abitualmente con gli operai della sua fabbrica e che, quando l'impresa paterna va in crisi, cerca con tutte le sue forze di evitarne il fallimento e/o la vendita. Laura ci appare invece come la classica alto borghese irrequieta e insoddisfatta, oppressa dalla madre invadente e sempre più distante dal marito. Del cast fa parte anche Francesco Scianna (Frank Turatello in Vallanzasca, Gli angeli del male), nei panni dell'avvocato di Nicola.
Il film è girato calibrando la pellicola su tonalità tendenti al bianco e nero/seppia: colori quindi tenui, pallidi, sbiaditi che conferiscono alle immagini la cornice dei pomeriggi novembrini grigi,tristi e, appunto, incolore tipici delle città industriali del nord. La narrazione è per tre quarti lenta e (apparentemente) inconcludente, la vita matrimoniale (in crisi) di Nicola e Laura sembra tener banco più delle vicende della fabbrica, tema che lo spettatore vorrebbe invece impazientemente vedere risolto. Il turning point della storia illude su un lieto fine delle vicende, con una soluzione dei problemi della fabbrica che vira addirittura dal drammatico al farsesco ma, chiaramente, l'epilogo definitivo sarà diverso. E infatti il colpo di scena finale, inaspettato e amarissimo, riconduce il tutto al mood complessivo della pellicola, e perché no, ad una verosimiglianza con la realtà.
Film interessante, girato con personalità dal decano Giuliano Montaldo e, nel complesso, ben recitato.
mi incuriosisce soprattutto perché diretto da Montaldo, regista sempre un po' ai margini del nostro cinema
RispondiEliminaNella mia abissale ignoranza il nome mi suonava familiare ma non lo collegavo alla persona o alle opere. Poi ho guardato la filmografia su wikipedia e sono trasecolato: Sacco e Vanzetti; Giordano Bruno; L'Agnese va a morire...
RispondiEliminaIn effetti hai ragione tu, una produzione con nomi importanti assegnata ad un regista "anomalo" è qualcosa di poco ordinario.