venerdì 12 aprile 2013

Una proposta che non si può rifiutare


Ultimamente non sto seguendo molto i media dell'informazione, per cui non so bene quale possa essere stato il risalto dato a questa notizia. D'altro canto anch'io l'avevo archiviata da tempo nelle bozze dei post, in attesa di avere lo stimolo giusto per scriverne.
Il fatto è questo: in una fonderia alle porte di Venezia, meno di duecento lavoratori e quasi mezzo secolo di storia, si arriva in maniera tormentata al rinnovo del contratto integrativo (l'insieme di norme che si vanno ad aggiungersi al trattamento minimo rappresentato dal contratto nazionale di categoria), in quanto il percorso che ha portato a questo tavolo negoziale ha visto la cancellazione arbitraria di quarant'anni di contrattazione aziendale.
Il nuovo integrativo fa dunque tabula rasa di tutto lo storico degli accordi di fabbrica. La Fim (la Cisl dei metalmeccanici) accetta di sedersi al tavolo, la Fiom (Cgil) no.

Fin qui niente di nuovo, perché di queste divisioni sindacali, soprattutto nel comparto metalmeccanici, è piena la storia recente (e non) del settore, a partire da Fiat e Fabbrica Italia. Non entro nel merito di queste scelte di posizionamento, e nemmeno mi schiero a prescindere, per mere logiche di appartenenza, con la Fiom. 
Il punto è un altro. Quando la Cisl e la proprietà arrivano ad un accordo, il sindacato di Bonanni decide di compiere una scelta, questa sì, di rottura storica. Decide cioè che l'intesa raggiunta sarà applicata solo ed esclusivamente ai propri iscritti (la fabbrica conta un centinaio di associati al sindacato, quasi equamente divisi tra Fim e Fiom) o, in subordine, anche ai non iscritti, a patto però che versino al sindacato l'equivalente di un anno di trattenute sindacali.

Potete leggere qui maggiori dettagli della vicenda, che aggiunge un nuovo tassello alla frantumazione della rappresentanza sindacale e del valore giuridico dell'erga omnes. So bene che lo statuto della Cisl, a differenza di quello della Cgil ha esclusivo valore di rappresentatività degli iscritti, e non necessariamente di rappresentanza dell'insieme dei lavoratori, ma nonostante ciò quello di Venezia mi sembra un precedente grave e pericoloso (sarò paranoico, ma mi vedo già Marchionne che ce stà a pensà), in quanto non solo agisce su motivazioni e impulsi esplicitamente di rivalsa nei confronti dell'opposizione sindacale di fabbrica, ma che tende ad imporre l'adesione coercitiva ad uno specifico sindacato anche a quanti sceglievano di non averne alcuno.
E' chiaro infatti che, se per avere la miseria di un aumento devo versare l'equivalente della quota annuale di adesione alla Fim, beh, a quel punto mi iscrivo e la faccio finita, che magari pago meno anche la compilazione del 730. 
Il tutto mentre, al solito, ci si riempie la bocca di crisi, di statistiche dell'occupazione catastrofiche, di perdita del potere d'acquisto e di impossibilità di arrivare alla famigerata quarta settimana. Complimenti per la coerenza.

3 commenti:

  1. mbeh, conoscendo la CISL non è sorprendente. Oltretutto non devono avere molti iscritti, è una maniera per recuperarne un pò. Io ci vedo un lato positivo però, se la Cgil ottiene qualcosa, solo chi è iscritto e ha fatto gli scioperi ed ha partecipato ha il premio per aver lottato. Troppa gente si rifiuta di scioperare per non spiacere ai capi e non perdere soldi, e poi beneficia delle conquiste sindacali...

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  2. Beh, in questo caso la dinamica
    sarebbe l'esatto opposto: beneficia
    degli accordi chi aderisce alla linea
    di condotta sindacale più morbida...
    Sugli iscritti. Finchè non sarà
    avviata la certificazione ufficiale bisogna
    tener conto dei dati delle
    Organizzazioni. E queste dicono che
    la CISL, nonostante gli accordi
    con Marchionne e le firme separate,
    non è che stia perdendo tutti sti iscritti eh

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  3. Allora forse sta gente si merita gli accordi coi padroni...come dicono a Venezia, vadano in mona...

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