sabato 23 marzo 2013

Chronicles 10

Diciamo che oggi vi va bene. Sì, perchè invece di lamentarmi della mia stanchezza psicofisica e delle pessime prospettive in ambito lavorativo, mi dilungherò su un episodio curioso appena accadutomi.
Come ho avuto modo di esternare qualche volta (l'ultima qui), sono un vecchio lettore della rivista Mucchio Selvaggio. Non un lettore fedelissimo, perchè fatto salvo abbonarmi per un paio di annate l'ho sempre acquistata a singhiozzo, ma insomma, mi considero ad essa molto affezionato.Fin da ragazzino ho vissuto infatti nel mito dei vari giornalisti di quella testata: Max Stèfani, Federico Guglielmi, Massimo Cotto, Daniela Amenta, Eddy Cilìa (solo per citarne una parte), che vedevo come Unici e Indiscussi Possessori della Verità Rock. 
Così è stata enorme la mia disillusione quando, un paio di anni fa, Stèfani (direttore/fondatore) ha lasciato il giornale e sono cominciati a volare gli stracci tra lui e il resto della redazione, Guglielmi in testa. Attraverso reciprochi scambi di accuse quotidianamente documentati sulla pagina Facebook di Max e sul forum del Mucchio, è stato ricostruito il pesantissimo clima redazionale degli ultimi gli ultimi anni, nei quali l'ex direttore e il resto della compagine hanno praticamente vissuto da separati in casa. Il ritratto che emergeva da parte degli attuali giornalisti del Mucchio riguardo Stèfani era davvero spietato. Una persona arrogante, poco preparata, che non sapeva scrivere e che spesso copiava integralmente i suoi articoli, che lasciava il lavoro agli altri mentre si faceva gli affari propri, che si era intascato un sacco di soldi dalla fatica altrui, che nell'ultimo periodo aveva impresso alla rivista una direzione (politico/anti-clericale) invisa a tutti. Stèfani dal canto suo ribatteva accusando la truppa di irriconoscenza, di complottismo, di nozionismo musicale fine a se stesso, di ipocrisia nei rapporti personali.
Così, quando il direttore transfugo pubblica Wild Thing, un'autobiografia che copre tutta la storia del suo Mucchio, sul forum della rivista (che seguo mio malgrado da lurker, visto che non ho mai avuto risposta alle mie richieste di affiliazione) si scatena il sarcasmo e la caccia agli errori grammaticali e/o alle copiature/citazioni non autorizzate che il libro contiene. La cosa va avanti per settimane (un utente si prende la briga di leggerlo e dichiara di aver contato un migliaio di refusi) e insomma, un pò perchè nel frattempo mi rendo conto che l'anima musicale della rivista è sempre stata Guglielmi (competenza, professionalità e passione mostruose) un pò perchè non avendo Facebook  non seguo le repliche dello Stèfani, mi convinco senza averlo mai nemmeno preso in mano, che il volume è un'autentica ciofeca da evitare come la peste (e il costo di €50 non incentiva certo a cambiare idea). 
Un paio di settimane fa l'ultimo episodio della lunga telenovela. Moltissimi utenti del forum della rivista, abbonati o come me ex abbonati al Mucchio denunciano di aver ricevuto una lettera (cartacea, non via e-mail) proprio da Stèfani, nella quale vengono invitati ad acquistare una delle ultime 300 copie di Wild Thing, a prezzo scontato ed autografate. La cosa è clamorosa e presumibilmente illegale. Dove ha preso gli indirizzi privati (dati sensibili) dei lettori l'ex direttore? Si parla di denunce e di esposti alla polizia postale, si ironizza su come egli sia caduto in basso. Personalmente mi domando se riceverò anch'io una missiva del genere ma ciò non accade.

Mi rendo conto che l'ho fatto lunga e che in pochi avranno resistito fin qui a questa chilata di cazzi miei, ma siamo all'epilogo della storia. 
L'altro giorno, alla festa del papà, torno a casa da lavoro e trovo un regalo impacchettato ad aspettarmi. Lo apro e beh, a questo punto avrete capito di cosa si trattava. Già, proprio Wild Thing di Stèfani, in tutto il suo ingombrante splendore (25x32, 320 pagine). In pratica la mia sweet half aveva trovato nella cassetta la lettera dell'ex-direttore ed in gran segreto,conoscendo la mia passione per il Mucchio Selvaggio, ne ha ordinata una copia, ignara di tutto il rumoroso ambaradam che questo libro si porta dietro.
Che dire? Da una lettura delle prime pagine mi sento di confermare le critiche negative che il volume ha ricevuto (una su tutte: la scrittura approssimativa da fanzine adolescenziale), ma al tempo stesso non posso negare un certo fascino che il libro racchiude, in fin dei conti, paraculo o meno, Max Stèfani la storia del rock e dell'editoria musicale italiana l'ha attraversata per davvero.

La mia copia autografata di Wild Thing...

5 commenti:

  1. Sono anni che mio padre cerca di liberarsi delle mie copie del Mucchio di quando avevo l'abbonamento (i tempi del grande Antonio Tettamanti) e che ho lasciato dai miei dopo il trasferimento nella grande città. Se dovesse ricevere una lettera del genere, in gran segreto le darebbe fuoco, probabilmente insieme a qualche vecchia copia del Mucchio...

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  2. Sono le stesse che dovevi passarmi?

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  3. Grazie delle belle parole.
    E chiariamola, la cosa del forum, perché di sicuro è successo qualche casino.
    Contattami. E se vuoi seguimi qui.
    http://lultimathule.wordpress.com/
    Grazie ancora
    Federico

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  4. Grazie a te per il contributo, Federico.
    Il tuo blog lo seguivo già, adesso
    sono ufficialmente un follower
    (cosmic.monty@gmail.com).

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