giovedì 3 gennaio 2013

Bill Fay, Life is people


Gli anni settanta si confermano bacino inesauribile di validissime (ri)scoperte di artisti che hanno pubblicato uno, due album e poi, in assenza di riscontri commerciali, sono stati oscurati dalla storia. Bill Fay rientra completamente in questa casistica. Inglese  ( mancano precise indicazioni sulla data di nascita), esordisce nel 1970 con un self-titled, replicato l'anno successivo da Time of the last persecution. Pochi si accorgono del suo talento, anocora in meno si filano i suoi dischi, con il risultato che la carriera del nostro è segnata sul nascere.

Un qualche debole interesse verso Fay torna a manifestarsi solo a metà anni zero, grazie ai Wilco che coverizzano un suo pezzo (Be not so fearful, dall'esordio) e che in qualche modo agevolano la pubblicazione del materiale registrato trent'anni prima per il terzo album, che esce dunque nel 2005 insieme a qualche compilation. 
Serve comunque ancora qualche anno perchè il cantautore britannico si metta a registrare musica nuova, visto che la release di Life is people vede la luce solo quest'anno.

Bill Fay si accompagna essenzialmente al pianoforte, contesto che concede alla voce e all'introspezione delle liriche tutto lo spazio che reclamano. Manifesto di questo approccio alla composizione sono l'iniziale There is a valley, la magnifica The healing day, Be at peace with yourself o la pastorale Cosmic concerto (Life is peolple) . La produzione deve essersi comunque posta il problema di un disco molto denso, evocativo ed intenso che correva però il rischio, arrivati alla traccia dodici, di risultare un eccesivamente peso. Allora, a compensare il tema conduttore dell'opera ecco qualche provvidenziale stilla full band con l'accelerazione di This world, e con lo slow corale Empires.

Personalmente sono arrivato a questo disco attraverso l'eco dell'enfasi di critica e appassionati rock, inizialmente con un pò di scetticismo (la madre di quelli che esaltano roba inascoltabile è sempre incinta), ma con gli ascolti sempre più convinto della genuinità di quest'opera che ha regalato ad un'artista (molto probabilmente) over settanta, un'insperata fama. Visto come vanno queste cose (remember Nick Drake?), per fortuna la gloria è senza dubbio tardiva ma quantomeno non postuma.

7,5/10



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